La chiesa si è vestita di bianconero per dire addio allo storico presidente Gianpaolo Redaelli
“Hai contribuito a creare una comunità che crede nei giovani e hai investito sui loro sogni “
OLGINATE – “Provate a guardare l’altare… è spumeggiante di ragazzi. Io ringrazio Paolo proprio per questo: perché ha investito sui sogni dei giovani”.
Con queste parole don Eugenio Folcio, ex parroco di Olginate, ha salutato Gianpaolo Redaelli morto all’età di 80 anni, domenica pomeriggio, vinto da una malattia.
Don Eugenio, arrivato in ritardo a causa del grave incidente avvenuto ad Airuno, ha voluto comunque ricordare l’amico.
Il ricordo dell’ex parroco don Eugenio Folcio
“Ho avuto paura per un istante di non riuscire a condividere con voi questo congedo carico di gratitudine e affetto ma con il cuore ero già qui – ha detto -. Cosa non dobbiamo dimenticare? Dal 1968 a oggi, 50 anni, non è facile resistere a tutte le pressioni che potevano scoraggiare”.
“Paolo, però, ha contribuito in tutti questi anni a creare una comunità che crede nei giovani con i loro difetti e fragilità ma anche con il loro entusiasmo e vivacità. Oggi il mondo dello sport è attraversato da virus micidiali, ma Paolo è stato capace di dare coraggio, sostenere i giovani verso una esperienza che potesse plasmare delle virtù autentiche”.
“E’ stato un grande? Lo dirà il Signore. E’ stato un amico? L’abbiamo detto. E’ stato un uomo che ha voluto investire sui sogni dei giovani e se questo paese è sano, un po’ di merito va anche a lui”.
Il saluto al campo di via dell’Industria
Prima delle cerimonia funebre Gianpaolo Redaelli è stato accompagnato nel suo amato campo di via dell’Industria, la sua seconda casa.
Decine di calciatori, presidenti e dirigenti di squadre “avversarie”, amici, appassionati di calcio che l’hanno incrociato sui campi in questi 50 anni l’hanno salutato proprio nel luogo a lui più familiare prima del funerale celebrato nella chiesa parrocchiale da don Matteo Gignoli.
L’omelia di don Matteo Gignoli
“Sono qui solo da qualche mese e l’ho conosciuto poco, ma dieci giorni fa mi chiama al telefono e, in dialetto, mi dice ‘vieni su che ho bisogno’. Abbiamo fatto una lunga chiacchierata, ha ricevuto la comunione e il sacramento dell’unzione dei malati”.
“Parlando con lui si aveva sempre la sensazione di avere davanti un uomo di parola – ha detto don Matteo -. Poi il discorso andava sempre alla cara Olginatese, la passione di una vita. Mi raccontava di quei 50 anni, l’orgoglio di aver costruito la società e la soddisfazione di aver condiviso la passione per lo sport con tanti giovani e averli visti crescere.
“E poi un’attenzione nel sapere a come andava il paese. la Pro Loco, la scuola materna… Altre cose voi le sapete meglio di me e vi chiedo di non dimenticarle ma tenerle nel cuore”.
Sull’altare decine di piccoli giocatori delle giovanili con la tuta bianconera hanno abbracciato Gianpaolo Redaelli nell’ultimo saluto.
Una poesia e il ricordo di Fabio Galbusera
La figlia, al termine della cerimonia, ha letto la poesia di Jiddu Krishnamurti dal titolo “Non amare il florido ramo”.
Quindi il commosso ricordo dello storico dirigente dell’Olginatese Fabio Galbusera: “Siamo tutti presenti per salutare il nostro presidentissimo Gianpaolo. Un padre per tutti noi, amico sincero dal carattere forte, attento, deciso, schietto e sincero, ma soprattutto amorevole, comprensivo e generoso con tutti coloro che l’hanno conosciuto e con la sua Olginate. Un amore incondizionato per il suo paese e per la sua creatura, l’Us Olginatese. Un grandissimo presidente che viveva intensamente la sua società e soprattutto il suo settore giovanile, orgoglio della sua vita sportiva”.
“Quando si è ritirato dal lavoro, Paolo è sempre stato presente agli allenamenti delle giovanili, seduto sulla panchina vicina agli spogliatoi, con le sue sigarette, che guardava e osservava tutti i suoi piccoli atleti che indossavano la maglia dell’Olginatese. E la domenica sempre presente, a soffrire con le sue squadre, in tribuna o vicino alla recinzione”.
“Aveva una parola d’incitamento per tutti i ragazzi, dispensava consigli ed era di supporto per giocatori, dirigenti e allenatori. Educazione e rispetto per gli avversari erano una sua prerogativa. Esigeva che i suoi ragazzi crescessero prima come uomini e poi come atleti e che tutti portassero con orgoglio la maglia bianconera”.
“Siamo certi che continuerà la sua opera di grande presidente anche in cielo, anche lassù avrà un consiglio e una carezza da regalare a tutti. Ci sentiremo tutti più soli senza di lui, ma sono certo che da lassù ci saprà guidare. Grazie amico mio per tutto ciò che hai fatto e per ciò che ci hai insegnato. Fai buon viaggio e porta con te tutto l’affetto e l’amore che ti dobbiamo con immensa riconoscenza e rispetto. Proteggi dall’alto la tua famiglia dell’Us Olginatese”.