PIANI DI BOBBIO – In questi giorni hanno preso il via i lavori di costruzione della nuova seggiovia all’Orscellera, ma in pochi sanno che nei boschi sotto lo Zucco sono ancora presenti gli impianti originali con la prima seggiovia che saliva da Barzio a Bobbio, un misto tra degrado ed un vero e proprio “museo di archeologia sciistica” a cielo aperto.
Sicuramente molti valsassinesi sono a conoscenza di questa vicenda ed anzi avrebbero innumerevoli aneddoti da raccontare, ma a beneficio di chi non conoscesse questi luoghi, cerchiamo di ricostruire la storia dalle origini anche grazie ai post degli utenti sul forum di Funivie.org http://www.funiforum.org/funiforum/showthread.php?t=3767 ed alle ricostruzioni di alcuni valsassinesi interpellati.
La vecchia seggiovia che saliva ai Piani di Bobbio partiva da circa 200 metri dalla piazza di Barzio, precisamente in località Cà Sana, saliva oltre la località Masone dove c’era una stazione intermedia di scambio (i ruderi ancora esistono) poi proseguiva fino a Bobbio vicino all’Hotel Pequeno, che è quell’edificio che ancora oggi si vede arrivando da Lecco. Da lì si percorrevano circa 200 metri a piedi aggirando l’hotel e si raggiungeva la partenza di un’altra seggiovia che portava in vetta allo Zucco Orscellera.
Dopo alcuni incidenti (sul primo troncone erano anche morte delle persone a seguito di un arresto dell’impianto: i freni automatici non avrebbero tenuto e i seggiolini hanno iniziato a ruotare al contrario sbalzando la gente contro il muro nella stazione di partenza) e numerose valanghe cadute dall’Orscellera sul versante sud, si è deciso intorno al 1960 di chiudere tali impianti e di spostare la salita ai Piani nella conca dove sorge l’attuale ovovia. E così anche l’Hotel Pequeno è andato in rovina. Nulla però è mai stato smantellato e tutto è andato lentamente in rovina e preda del tempo e dei vandali.
Ancor oggi i ruderi dell’Hotel Pequeno sono ben visibili da valle: è infatti quella grande struttura bianca posta sul rilievo a picco su Barzio, impossibile non notarla, tant’è che tanti turisti appena giunti in paese identificano erroneamente l’ex Hotel Pequeno come parte delle attuali strutture ricettive.
Per gli escursionisti che oggigiorno transitano in zona grazie alle ottime paline segnaletiche, la sensazione è spettrale: scendendo da Bobbo a Barzio lungo il ripido sentiero sembra di entrare in una sorta di viaggio nel tempo: si incontrano dapprima i resti dell’Hotel, con ancora gli arredi originali distrutti. All’interno ed all’esterno segni di grande desolazione e raid notturni, con calcinacci, tavolini, sedie e suppellettili ovunque. Al piano superiore stessa desolazione; mentre una parte delle cantine e del tetto dell’hotel è utilizzata per antenne radio, con cavi volanti non proprio sicuri. Tutta la zona senza segnalazioni o recinzioni alcuna.
Scendendo più a valle, a Masone, si trova la stazione intermedia della seggiovia con le strutture in cemento armato ed i piloni quasi inglobati dalla vegetazione rigogliosa. Qua e là qualche fune e qualche parte meccanica arrugginita fa bella mostra di sé. Infine, proprio nella parte bassa della montagna, la sensazione più surreale: poco sopra il cimitero di Barzio si trovano infatti le testimonianze più numerose della seggiovia che fu, con tralicci e motori semisepolti nel bosco di Barzio tra ville abbandonate e stradine curate con fiori e siepi ed i pali arrugginiti mimetizzati tra i tronchi di pino.
Il 18 maggio 2014, l’associazione “Le Contrade” di Barzio ha promosso in zona la prima gara di corsa in montagna, la “Pequeno su e gio” (http://www.contradebarzio.org/Staffetta.htm) che ha portato tantissima gente in zona facendo riscoprire la bellezza e la storia di questi boschi dimenticati ai più.
La Comunità Montana, inizialmente da noi interpellata in merito ad eventuali progetti di recupero per questa zona, ha affermato nella persona del Presidente Alberto Denti che la responsabilità delle concessioni funiviarie e quindi dei lavori di ripristino successivi a smantellamenti è dei Comuni.
Il Comune di Barzio dunque tramite il sindaco Andrea Ferrari ha fatto sapere che il “Pequeno” è di proprietà di una società con sede a Milano e che da parte della proprietà non sono mai arrivati progetti o richieste per interventi di sistemazione. Il comune ha in corso ed è in fase di conclusione la pratica per l’emissione di una ordinanza di messa in sicurezza del fabbricato.
Ecco qui di seguito la particolare galleria fotografica con le foto scattate da Giacomo Perucchini il 12/07/14.

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