Un convegno dedicato al dialetto, o meglio, ai dialetti lombardi con un focus su quello lecchese. E’ questa l’iniziativa in programma sabato 22, intitolata “Lingue ritrovate. Dire, fare, pensare, con e sui dialetti” che vede alla regia l’associazione culturale Aldo Paramatti in collaborazione con Rotaract Club di Lecco, Confcommercio con il patrocinio del comune di Lecco.
Ricchissimo il programma che vedrà salire in cattedra ben 12 relatori tra glottologi, linguisti, studiosi di letteratura ed esperti di dialetto come il lecchese Gianfranco Scotti coordinatore del comitato scientifico del convegno nonchè promotore e coordinatore del dizionario Lecchese-Italiano Italiano-Lecchese.
“E’ da due anni e mezzo che stiamo pensado a questo appuntamento – ha esordito Umberto Paramatti presidente dell’omonima associazione culturale – per offrire alla città e non solo l’opportunità di riavvicinarsi al dialetto”.
“Si avverte uno strano e rinnovato interesse verso il dialetto – ha spiegato Scotti – una sorta di risveglio che tuttavia non si accompagna mai a un utilizzo pratico. Il dialetto ogni giorno perde terreno, i giovanissimi non lo conoscono, i trentenni lo capiscono ma non lo sanno parlare, nonostante ci siano zone in Italia dove il dialetto è ancora vivo ed è strumento di identità. In generale possiamo dire che i dialetti sono in sofferenza eppure muovono curiosità e interesse. I dialetti sono una ricchezza culturale e non una rivendicazione localistica, sono un patrimonio da valutare nella sua prospettiva storica anche perchè è un fenomeno tutto italiano, solo la Germania presenta una varità di dialetti simile alla nostra, ma negli altri Stati no”.
Quindi Scotti ha concluso ricordando: “Il dialetto fa parte del nostro passato e sarebbe bello poterlo conservare, ma credo sia un obiettivo difficile da perseguire perchè come tutte le cose è destinato a morire. Impossibile anche pensare a un ritorno al dialetto, come si sente ogni tanto dire da qualcuno, perchè non esiste un dialetto, per esempio lo stesso dialetto lecchese presenta differenze tra quello che veniva parlato in centro da quello parlato a Maggianico o Laorca, figuriamoci tra Lecco e Milano. Quindi un ritorno a quale dialetto?!”.
L’appuntamento di sabato, gratuito e aperto a tutti, sarà un’ottima occasione per approfondire un tema che appassiona sempre più persone. Si comincerà alle 9.30 con il benvenuto del presidente Paramatti per poi iniziare la ricca giornata che proseguirà fino alle 17.30. Location dell’evento il palazzo del Commercio (ex Falck) di piazza Garibaldi.
Il programma
I relatori
Emanuele Banfi
Dopo essersi laureato in Glottologia presso l’Università degli Studi di Milano (a.a. 1969-1970) con il grande indo-europeista Vittore Pisani, si è specializzato in linguistica indo-europea (con particolare riferimento alla linguistica greca e latina), balcanica (con particolare attenzione per l’ambiente neogreco nei suoi rapporti con le lingue slave meridionali, la ‘latinità balcanica’, l’albanese e il turco di Turchia).
Si è occupato e si occupa anche di linguistica sino-giapponese (con particolare riferimento ai rapporti linguistico-culturali tra i due ambienti estremo-orientali), di sociolinguistica (con particolare attenzione per situazioni di diglossia e di bilinguismo) e di linguistica acquisizionale (con particolare riferimento all’acquisizione spontanea di italiano ‘lingua-seconda’ da parte di stranieri immigrati nel nostro Paese).
Ha svolto attività di ricerca presso Istituzioni scientifiche in Italia (Milano, Venezia, Palermo) e all’estero (Thessaloniki, Parigi, Berlino, Heidelberg, Helsinki, New York, Shanghai, Tokyo).
Ha svolto attività didattica presso l’Università degli Studi di Milano, l’Università degli Studi di Trento e, in qualità di visiting professor, presso le Università di Helsinki, di Heidelberg, presso la New York City University, la Tokyo University, l’Università ‘Paris III-Sorbonne Nouvelle’, l’Università della Svizzera Italiana.
Attualmente è professore ordinario di ‘Linguistica generale’ e di ‘Istituzioni di Linguistica storica’ presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Fa parte di diverse Associazioni e Società scientifiche, nazionali e internazionali e ha al suo attivo numerose pubblicazioni edite sia in Italia che all’estero.
Antonio Bellati
E’ nato a Premana nel 1941.E’ sposato con quattro figli. Ha compiuto gli studi di Ragioneria presso i Salesiani di Sondrio. A Premana ha esercitato l’attività di consulente del lavoro e assicuratore. Ha ricoperto vari incarichi pubblici e dirige dal 1964 il periodico locale “Il Corno”. E’ stato l’animatore del gruppo che ha fondato e realizzato il Museo EtnogrFICO DI Premana. Ha vinto numersi concorsi di poesia dialettale. Nel 1988 è stato nominato Cavaliere della Repubblica Italian.
Appassionato ricercatore di tutto quanto è legato alla storia di Premana, alle tradizioni e al dialetto locale, ha pubblicato tra l’altro: Raccolte di poesie dialettali e testi sulle tradizioni locali.
Nel 2007 ha pubblicato il Dizionario Dialettale Etnografico di Premana e nel 2011 la versione dialettale in endecasillabi da I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni.
Giovanni Bonfadini
E’ nato a Brescia nel 1950, laureato in Lettere nel 1974 all’Università degli studi di Milano, è stato assegnista (1975-80) e ricercatore (1981-2000) di Glottologia e linguistica presso la Facoltà di Lettere dell’ateneo milanese, dove dal 2001 è professore associato e ricopre gli insegnamenti di Glottologia e Linguistica generale. Ha insegnato anche nelle università di Trento (1991-99) e Pavia, sede di Cremona (dal 2002). I principali temi della sua attività scientifica riguardano la fonetica e la fonologia delle parlate neolatine alto-italiane, con particolare riguardo alle aree lombarda, veneta e trentina, la geolinguistica e la toponomastica. E’ membro della Commissione Filologica del Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana, del Comitato tecnico-scientifico dell’Atlante Toponomastico del Piemonte Montano, della redazione dell’Archivio Lessicale dei Dialetti Trentini, della Commissione Toponomastica della Provincia Autonoma di Trento, nonché corrispondente lombardo della Rivista Italiana di Dialettologia. Tra i suoi lavori principali: Il confine linguistico veneto-lombardo (1983), Il dialetto della Val Cavallina e zone adiacenti (1987). La posizione linguistica della Val Rendena (1989), Il dialetto bresciano: modello cittadino e varietà periferiche (1990), Per una storia linguistica della regione gardesana (1991), I sistemi consonantici dei dialetti alto-italiani: il caso dell’Alta Val Camonica (1995), Cherubini, Biondelli e i dialetti gallo-italici (2008), Tra Valtellina e Val Camonica: il dialetto di Aprica (2010).
Guido Borghi
E’ ricercatore di Glottologia e Linguistica presso il Dipartimento di Scienze dell’Antichità, del Medioevo e Geografico-Ambientali dell’Università degli Studi di Genova; afferisce alla Scuola di Dottorato di Studi Euro-Asiatici dell’Università degli Studi di Torino. È membro dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri, del Sodalizio Glottologico Milanese e della Societas Celtologica Europaea (Zurigo), fondatore dell’Associazione Genovese di Studi Vedici e Paniniani, rifondatore della Oesterreichische Gesellschaft fuer Namenforschung e socio a vita della Indogermanische Gesellschaft / Society for Indo-European Studies / Société des Études Indo-Européennes nonché dei Friends and Alumni of Indo-European Studies (University of California at Los Angeles). I suoi interessi di ricerca si concentrano sulla Protopatria degli Indoeuropei, la distribuzione geografica, le istituzioni territoriali e il patrimonio onomastico delle tribù e dei popoli dell’Europa antica, del bacino mediterraneo, del Vicino e Medio Oriente e dell’Asia meridionale e centrale dalle origini indoeuropee all’inizio dell’Imperialismo. Le principali pubblicazioni riguardano etimologie indoeuropee con speciale attenzione a vocaboli e nomi propri celtici, in particolare etimologie indoeuropee del lessico di sostrato mediterraneo e (in fonetica storica celtica) di nomi paleoliguri, l’analisi etimologica di toponimi di sostrato celtico come prova dell’appartenenza della Cisalpina all’Indoeuropa preistorica e la ricostruzione di una possibile fonte protogermanica della Germania di Tacito.
Don Remo Bracchi
E’ nato a Piatta di Valdisotto nel 1943. È Professore Ordinario di Glottologia e di Storia della Lingua Greca e Latina nella Facoltà di Lettere Cristiane e Classiche presso l’Institutum Altioris Latinitatis della Pontificia Università Salesiana di Roma. Poliglotta. Autore di centinaia di articoli su diversi argomenti glottologici e linguistici, si cura soprattutto dell’ambito intermedio tra linguistica ed etnografia (è da poco uscita a Tübingen una sua monografia dal titolo Nomi e volti della paura nelle valli dell’Adda e della Mera, nella prestigiosa collana dei Beihefte della Zeitschrift für romanische Philologie, Niemeyer 2009). Due suoi volumi dedicati a gerghi valtellinesi e valchiavennaschi sono stati editi dall’Accademia dei Lincei. Fondatore e Direttore del Bollettino Storico dell’Alta Valle e cofondatore e Presidente del Centro Studi Alta Valtellina e dell’IDEVV – Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca. Con la sua carriera, i suoi studi, le sue consulenze in campo linguistico ha conseguito, come recita il Bando del Premio Lions d’Oro, significative benemerenze nel campo delle lettere, delle scienze e delle arti, onorando così in modo straordinario il nome di Sondrio e della sua provincia in Italia e nel mondo. Nel 2010 è membro del Gremium internazionale di esperti per la valutazione del Lei – Lessico Etimologico Italiano diretto da Max Pfister e Wolfgang Schweickard. Nel 2011 è stato nominato Direttore della rivista scientifica internazionale Salesianum.
Giulia Caminada
E’ nata in provincia di Como nel 1969, si occupa da molti anni di ricerca nel campo dialettale e della cultura materiale. In particolare i suoi studi sono dedicati al ciclo della vita, alla lavorazione della lana e del latte, al vestiario popolare, cui ha dedicato molte pubblicazioni, saggi e dvd. Collaboratrice della Provincia di Como, della Regione Lombardia e di alcuni Comuni in numerose ricerche sul campo, ha ideato e coordinato numerosi progetti inerenti il settore a Barni e a Lasnigo in Vallassina, in Val Cavargna, a Cantù e in altre zone del territorio lariano. È coautrice del Vocabolario del dialetto di Barni (2007), di CartacantaCantù Mappa Sonora della città (2007), della Toponomastica lariana (2009), del dvd Parole e cose della Val Cavargna (2010) e del Vestiario popolare lariano (2011). Da sempre la sua attenzione è rivolta alla didattica della cultura locale che ha elaborato sia attraverso molteplici esperienze personali sia attraverso ricerche socio-pedagogiche e culturali. È giornalista pubblicista dal 2001.
Gabriele Iannàccaro
E’ Professore di Glottologia e linguistica presso l’Università di Milano-Bicocca, dove insegna Etnolinguistica, Sociolinguistica e Istituzioni di Pianificazione Linguistica presso la Facoltà di Scienze della Formazione e ricopre, oltre ad altri incarichi di Facoltà e Ateneo, la funzione di Coordinatore del Corso di Laurea in Comunicazione Interculturale. Ha insegnato in diverse Università europee, asiatiche e americane ed è socio fondatore e condirettore del Centre d’Études Linguistiques pour l’Europe (CELE); dal 2004 è segretario dell’Associazione Italiana di Linguistica Applicata e dal 2005 è coordinatore del Gruppo di studio sulle politiche linguistiche della Società di Linguistica Italiana, di cui è membro del Comitato esecutivo.
Oltre agli interessi di ricerca legati alla sociolinguistica (in termini di micro-e macrosociolingusitica), alla dialettologia, alla linguistica percettiva e alla teoria della pianificazione linguistica, i suoi studi sono rivolti alla linguistica storica e indeuropea, alle lingue dell’Asia centrale e della Siberia e ai rapporti fra grafia e livelli strutturali delle lingue. È autore (talora in collaborazione) di 10 monografie, di un’ottantina di articoli scientifici, e curatore o co-curatore di numerosi volumi. È premio Galileo Galilei, premio internazionale alla novità scientifica nelle ricerche sulla cultura italiana. Gli è stato conferito nel 2003 all’università di Pisa.
Ottavio Lurati
E’ nato a Chiasso nel 1938. Ha al suo attivo 12 volumi e oltre 200 articoli scientifici. E’ ordinario emerito di linguistica italiana all’Università di Basilea. Vive a 6926 Montagnola (Collina d’oro, Canton Ticino): Ultimi lavori: Nomi di luoghi e di famiglie. I loro molti perché. Lombardia – Svizzera italiana- Piemonte, Fondazione Ticino Nostro, Lugano, nov. 2011 (ed. Macchione Varese e Armando Dadò Locarno). Sono 250 pp. di nuove interpretazioni su toponimi e nuovi nomi di famiglia visti in chiave culturale. È il corrispettivo di: Perché ci chiamiamo così: cognomi nella Lombardia e Svizzera italiana (Lugano, Fondazione Ticino Nostro pp. 560; Macchione editore, Varese, terza ed. 2003). Per la serie delle Grandi Opere Garzanti, Milano (ora UTET Torino) ha redatto (2001) il Dizionario dei modi di dire (pp. 1080) articolato sull’analisi storica e culturale delle locuzioni europee. Nel luglio 2009, sempre presso la UTET di Torino, è uscito il saggio su Lessico e storia della gente, nell’opera curata da Cavalli Sforza e Gian Luigi Beccaria sulla Cultura italiana.
Emanuele Mambretti
Nato a Tirano nel 1968, si è laureato in Lingue e Letterature Straniere Moderne all’Università Cattolica del S. Cuore di Milano. È consigliere dell’IDEVV (Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca) e del Centro Studi Storici Alta Valle, sul cui bollettino ha pubblicato alcuni articoli di interesse dialettologico e etnografico. Con Remo Bracchi ha recentemente dato alle stampe il Dizionario Etimologico-Etnografico dei Dialetti di Livigno e Trepalle (DELT).
Massimo Pirovano
Dirige il Museo Etnografico dell’Alta Brianza (Galbiate), che ha fondato con Giuseppe Panzeri nel 1999. Le sue ricerche più significative hanno riguardato il canto e la narrativa di tradizione orale, le pratiche alimentari e quelle rituali, la cultura materiale – in particolare dei pescatori delle acque interne – lo sport, la museologia etnografica, temi a cui ha dedicato saggi, videodocumentari e cd musicali. Ha fondato e dirige la collana Ricerche di etnografia e storia (ed. Cattaneo, Oggiono). Collabora con l’Atlante Linguistico dei Laghi Italiani e con l’ Atlante Paremiologico Italiano, oltre che con la cattedra di Antropologia culturale dell’Università degli Studi di Milano – Bicocca. E’ tra i soci fondatori della Società Italiana per la Museografia e i Beni Demoetnoantropologici (SIMBDEA). Coordina la Rete dei Musei e dei Beni Etnografici Lombardi.
Gianfranco Scotti
Studioso di letteratura lombarda, tiene da molti anni recitals e conferenze su Carlo Porta e altri autori milanesi. Collabora alla stampa locale dedicando particolare attenzione alle vicende lecchesi. Scrive sulla rivista trimestrale di studi storici “Archivi di Lecco” cui collabora dalla fondazione. Ha promosso e diretto il vocabolario italiano-lecchese e lecchese-italiano pubblicato nel 1992 e riedito accresciuto nel 2001.