Due genitori sono stati al centro di differenti vicende processualil, entrambe al nuovo palazzo di giustizia lecchese. Un 35enne di origine cinese è stato rinviato ieri a giudizio dal Gup Massimo Mercaldo per la presunta violenza sessuale ai danni della figlia (allora di undici anni, oggi ne ha 15 anni ed è stata allontanata dalla famiglia). All’uomo inoltre è stata tolta la patria potestà pure sugli altri due figli. L’imputato si è sempre proclamato innocente.
La giovane aveva dichiarato agli inquirenti di essere stata “toccata” dal padre, nella loro abitazione e in presenza di sua cugina – versione che secondo il difensore dell’accusato, l’avvocato Vito Zotti, la stessa cugina avrebbe sempre negato.
L’udienza il prossimo 6 aprile.
L’altra storia finita in tribunale ha invece a che fare con delle sberle. Giudicate però degli atti educativi, magari un po’ spicci ma non quegli atti persecutori in grado di portare ad una condanna per maltrattamenti in famiglia. Per questo un altro padre è stato assolto perché il fatto non sussiste, come lo stesso PM Paolo Del Grosso ha affermato al termine della requisitoria.
Il genitore era stato denunciato dalla figlia, per aver ricevuto due sberle per strada, appunto dal padre – che però durante l’interrogatorio aveva spiegato di averla sorpresa in giro di mattina, nelle ore in cui avrebbe dovuto essere a scuola; e in più aveva una sigaretta tra le labbra. A quel punto scattarono i ceffoni che – lo ha stabilito il giudice – evidentemnete “ci stavano”.