In tantissimi, questa mattina, al funerale celebrato dall’Arcivescovo Mario Delpini
“Oggi vogliamo ricordare il tuo dono dell’ascolto, il tuo aiutare tutti, il tuo sorriso e l’amore che ci hai dato”
PREMANA – Anche lo sguardo, quasi incredulo, dell’Arcivescovo Mario Delpini si è soffermato più volte sulla moltitudine di persone giunte al campo sportivo di Premana per dire addio a don Graziano Gianola. Un interno paese si è stretto come una grande famiglia attorno al dolore della mamma Marcellina, dei fratelli, delle sorelle e dei parenti del prete morto a soli 47 anni in un incidente in montagna.
E’ stato proprio l’arcivescovo di Milano a celebrare questa mattina, venerdì, il funerale e dall’altare ha alzato lo sguardo verso quelle montagne che don Graziano tanto amava e che l’hanno abbracciato per un’ultima volta. I coscritti del 1973 hanno portato a spalla il feretro dalla chiesa di Premana giù, fino al campo sportivo, tra la commozione di un intero paese. Per don Graziano si è fermata tutta Premana perché lui, quando diceva messa in paese o sui mont, riusciva a far avvicinare all’altare anche i fedeli più timidi tanta era la forza che era capace di trasmettere attraverso semplici parole.
“Questo contesto di montagne e sole è più adatto alle feste che ai lutti – ha detto l’Arcivescovo Delpini -. Noi però vogliamo rinnovare la certezza che la nostra comunione non è spezzata dalla morte. Onoriamo il corpo di don Graziano perché la sua anima è custodita da Dio”.
“Perché? Non è una domanda per sapere una risposta, è il grido che protesta e inveisce contro la morte e chiama in causa Dio. Maledetta sei tu, morte. Dio non ti vuole. Perché continui a pretendere di essere più forte di Dio? Perché contini a insinuare il
sospetto che il Padre, nella morte, abbandoni i suoi figli? Io ti sfido, morte! E nella
morte continuo a pregare: Padre! Abbà! Padre! Padre! – ha detto l’Arcivescovo in una vibrante omelia -. La celebrazione del funerale di un prete, la celebrazione del funerale di don Graziano non è il contesto per riflessioni e insegnamenti. C’è qualche cosa che si spezza, come un vaso prezioso che contiene un profumo di grande valore e nello spezzarsi irreparabile del vaso prezioso, nel diffondersi del profumo in tutta la casa non c’è posto se non per un grido. Il grido che maledice la morte: perché? Il grido che conferma la fede: eccomi. Il grido che attraversa gli abissi: alleluia!”
La cerimonia è stata accompagnata dal Coro Nives di Premana con un canto che, come la montagna, tanto era famigliare per don Graziano. C’erano il sindaco Elide Codega, il parroco don Mauro Ghislanzoni con i sacerdoti di Premana e della Valsassina, le associazioni del paese e gli atleti dell’Associazione Sportiva Premana, perché don Graziano amava anche lo sport, tanti giovani e tante persone venute dalla sua parrocchia di Milano.
Al termine della cerimonia, particolarmente toccante è stata l’Ave Maria cantata da uno dei suoi fratelli, perché proprio il canto è stata una costante di tanti momenti in famiglia e di tanti momenti di condivisione con la comunità di Premana.
“Don Graziano lascia tre frutti alla nostra comunità: il primo è che le relazioni tra noi Proman siano sempre di più umanizzate come lui ci ripeteva sempre nelle omelie – ha detto il parroco don Mauro -. Il secondo frutto è quello del dono delle vocazioni per la nostra comunità. Il terzo frutto è quello che la chiesa di questo paese sia una chiesa unita, libera e lieta“.
Don Graziano, sulle note della canzone “Signore delle cime” intonata dal Coro Nives, è stato così accompagnato nel piccolo cimitero del paese dove riposerà per sempre all’ombra di quelle montagne e fra quelle valli che l’hanno visto crescere…
Il ricordo dei famigliari
“Voglio ricordare il tuo dono dell’ascolto, il tuo aiutare tutti, il tuo sorriso, l’amore che ci hai dato. Aiutaci da lassù. Ciao caro Grazy, quanto ti ho cercato tu mi sei sempre stato vicino. Ora farò lo stesso e saremo insieme nella preghiera. Tocca a me adesso voler bene come tu hai fatto con me. Caro Grazy, in questi ultimi tempi ti ho sentito più volte invitarci a vivere per le relazioni che raccontino l’esperienza della fede”.
“Caro zio don Grazy, grazie per averci coccolato come un papà. Grazie per averci regalato tanti piccoli frammenti del volto di Gesù e per averci fatto battere il cuore. Ora stringici forte da lassù insieme al nonno. Abbiamo le migliori spalle che chiunque vorrebbe avere al suo fianco”.
“Caro zio, sai farti prossimo con un carisma unico e irripetibile. Sai far sentire ognuno accolto, ascoltato e speciale. Caro, carissimo zio, sto ricordando i tuoi occhi vivi, attenti, sorridenti e luminosi. Sono stati una testimonianza limpida del buon Dio per il quale hai vissuto, così come lo sono state le tue risate, le tue smorfie, le tue mille foto sulla bellezza della natura, i tuoi abbracci. Continua ad accompagnarci e ad insegnarci a chiamare con forza il nostro buon Dio durante le tempeste e nella quotidianità”.
“Caro zio, stare con te era come essere al parco giochi: divertimento assicurato! Quando arrivavi in Lavinol, a casa della nonna, per noi era festa. Grazie per tutto il tempo che ci hai dedicato. Non eri mai stanco di farci giocare e di prenderci in braccio. Ci mancherai un sacco, ora sei il nostro angelo, proteggici dal cielo e salutaci il nonno”.
Il ricordo dell’amico padre Franco
“Quando entri nel cuore delle persone le rendi serene e generose. Ho l’impressione che questo spirito soffiava già abbondantemente nella tua famiglia, quando eri bambino col tuo papà, la tua mamma e i tuoi fratelli. E’ lo spirito che spesso soffia anche nella comunità di Premana e invita tutti alla preghiera e al ringraziamento, è uno spirito che fa venir voglia di cantare, correre e qualche volta fa anche sognare. Dal Varrone fin sulle cime delle montagne più di qualche volta l’abbiamo percepito. Lo spirito ha profondamente trasformato la tua vita: ti ha fatto diventare prete col sorriso ed educatore appassionato. Dopo essere partito da Premana hai constatato che lo stesso spirito soffia anche nelle città, in tutti gli uomini e in tutte le religioni. Può rendere le persone libere e capaci di voler ben. Oggi, mentre ci stringiamo intorno a te e alla tua famiglia, vogliamo ringraziarti. Grazie perché hai fatto nascere nel nostro cuore un nuovo desiderio di pregare, di ascoltare lo spirito e di lasciarci rinnovare. Il ricordo del tuo esempio e della tua persona farà del bene a tutti noi. Ciao”.
I coscritti del 1973
“Ciao don Graziano, anche noi, tuoi coscritti, vogliamo salutarti e ringraziarti per quanto hai fatto e fai per noi, tramite il ricordo dei tuoi tratti distintivi e alcuni momenti vissuti insieme. Partiamo dal tuo sorriso: disarmante, trasparente, vero, come di qualcuno che ha appena ricevuto una splendida notizia e vuole condividerla con il mondo. La buona notizia che ci racconti è la bellezza dell’amore del Padre, la scoperta di un tesoro che non può essere taciuto. Grazie don Graziano perché il tuo sorriso ci ricorda che c’è un Padre cui poterci affidare e che ci sostiene.
Cosa dire poi del tuo entusiasmo travolgente, spensierato, libero. Grazie perché ci dici che davvero la vita può essere vissuta in pienezza, anche dentro le esperienze più negative come hai scritto nella tua omelia di domenica scorsa. Pensare al tuo entusiasmo è un invito alla speranza. Guardare la vita con occhi positivi e spirito propositivo.
Parliamo un po’ delle tue passioni. Iniziamo dalla corsa: quanti giri del campo dell’oratorio ti sarai fatto. Nelle ore di educazione fisica eri sempre in testa, e noi dietro a cercare di raggiungerti, con scarsi risultati dobbiamo ammettere. Poi hai deciso di cambiare marcia e di correre incontro ai bisogni delle persone. Grazie perché ci fai capire che anche le nostre corse quotidiane che spesso ci sembrano inutili, possono portare frutto se riusciamo a riempirle di amore e significato.
E poi il canto, passione di famiglia. Passione che si è trasformata in perenne lode al signore e in tante occasioni di condivisione fraterna accompagnate dalla tua chitarra. Grazie perché nei gesti più semplici come un canto, ci insegni a ritrovare la gioia di stare insieme uniti.
Don Graziano, sei stato eccellente nella corsa e nel canto ma, diciamola tutta, a scuola non eri il più bravo della classe. Non avremmo mai pensato che saresti arrivato un giorno a scrivere un libro. E invece ci insegni che con impegno e perseveranza si possono raggiungere grandi risultati perché l’uomo è capace di grandi cose.
Infine vogliamo ricordare un’altra tua caratteristica, la delicatezza. L’attenzione nei confronti di ciascuno di noi che ci avevi manifestato confidandoci che durante la celebrazione della Messa, al momento della consacrazione eucaristica, ricordavi tutti i giorni uno di noi nel momento più alto e solenne.
Ora dal luogo in cui sei sappiamo che continuerai a rivolgerci il tuo sorriso, il tuo sguardo amorevole che noi sentiremo vicino anche se ci manchi già tantissimo. Un’ultima cosa, salutaci le nostre coscritte Gloria e Benedetta. Ciao don Graziano, grazie di tutto”.
Il ricordo dei soci
“Ciao Grazy, scusa la sfacciataggine don Graziano, ma per noi sei e sarai sempre Grazy. In questi giorni il dolore che stiamo provando è straziante, però questo dolore è affievolito dal tanto amore che ci sta circondando. Eri davvero amato e noi non ne abbiamo alcun dubbio. Oggi siamo qui a casa, a Premana, c’è la tua mamma, i tuoi fratelli, i tuoi parenti e ci siamo noi soci. Noi con cui sei cresciuto, noi quattro amici al bar, noi che abbiamo visto nascere e crescere la tua vocazione, noi che ti abbiamo accompagnato nel tuo giorno più bello in Duomo e abbiamo fatto festa con te nel piazzale dell’asilo, noi che ci hai sposato. Ti vediamo, Grazy, sgambettare dal Pizzo Alto fino ad arrivare alla Madonna del Monte Rotondo. Ti vogliamo bene, addio don Graziano”.
“Abitare era un verbo che ti piaceva molto e che utilizzavi spesso, caro don Graziano. Hai abitato queste montagne, le nostre case, le nostre piazze, le giornate felici e le esperienze di dolore. Hai abitato i nostri successi, le feste, la formazione, il gioco, la nostra preghiera, la scuola. Sei stato in tutte le stanze della nostra vita arricchendo il tuo vestito con i nostri volti. Hai anche sostato nella stanza del riposo, della siesta, per ammirare la bellezza delle tue relazioni, la bellezza del creato, la bellezza dei tuoi ragazzi del Grest. Ora sei salito al piano superiore, nella stanza del paradiso, realizzando in pienezza una vita vissuta verso l’alto e verso l’altro. Grazie don con tutto il cuore. La luce dei tuoi occhi continui ad abitare le nostre vite”.