Applausi straripanti per una Lucilla Giagnoni eccezionale ne’ “La Chimera”

Tempo di lettura: 3 minuti

lucilla_giagnoni_chimera (1)

 

LECCO – Sul palco lei, solo lei a piedi nudi e la sua voce. Il suo racconto, pulito, chiaro, viene scandito da movenze e gesti che catturano l’attenzione del numeroso pubblico per quasi due ore (strapieno venerdì sera il Teatro Sociale di Lecco). Lucilla Giagnoni incanta, emoziona, trasporta e questa volta lo fa con un spettacolo tratto dal romanzo di Sebastiano Vassalli: “La Chiemera” che rapisce il pubblico lecchese. Alla fine ci sono quasi cinque minuti di orologio di applausi. Tutti per Lucilla. Tutti meritatissimi.

 

lucilla_giagnoni_chimera (2)

 

“Il racconto di Chimera” narra di Antonia, prima bambina che cresce nella casa di carità di San Michele di Novara (anno 1610) insieme alle sorelle del convento dove è costretta a subire la rigida disciplina del convento e dell’educazione cattolica. Poi una coppia di contadini (Bartolo Nidasio e sua moglie Francesca) la vede e decidono di acquistarla portandola al loro paese: Zardino. Qui, a differenza della consuetudine di quel tempo, Bartolo e Francesca fanno crescere Antonia non come una serva, ma come se fosse veramente una loro figlia legittima.

 

lucilla_giagnoni_chimera (3)

 

Antonia cresce, bella, libera, indipendente, fin troppo indipendente, a tal punto che un’amore condiviso per un “camminante” accende il chiacchiericcio e le malelingue. Gli incontri amorosi notturni nel bosco diventano agli occhi degli abitanti partecipazioni ai sabba. Un crescendo di stupidi sospetti e di false accuse portano Antonia ad essere tacciata di stregoneria. Il parroco del paese, Don Teresio, fanatico, figlio della Controriforma, rigido fino alla crudeltà decide di denunciarla al Tribunale del Sant’Uffizio di Novara.
Antonia viene interrogata, torturata e condannata al rogo. “La strega di Zardino” morirà arsa viva davanti ad una folla festante giunta da ogni parte del novarese per assistere al macabro spettacolo.

Sullo sfondo di questo racconto e della storia di Antonia c’è una riflessione profonda sull’ambiente della risaia, della bassa novarese e della sua gente.

Al termine dello spettacolo Lucilla Gianogni ha lanciato un messaggio a tutti: “Anche oggi, anche qui, nella vostra città, succedono soprusi simili verso le donne. Serve una nuova cultura della donna e sono convinta che prima o poi questo accadrà. Se il ruolo della donna avesse un’importanza maggiore il mondo andrebbe in maniera diversa…”.