“Human” di Lella Costa e Marco Baliani ci sbatte in faccia il nostro essere disumani

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Lella Costa e Marco Baliani in “Human” al Teatro della Società di Lecco

 

LECCO – Human“. No, non è un errore. La parola “Human” che dà il titolo allo spettacolo messo in scena ieri sera, sabato,  da Lella Costa e Marco Baliani è volutamente barrato. “Come a significare – spiegano i due attori – la presenza dell’umano e al tempo stesso la sua possibile negazione”.

Human” è uno spettacolo da vedere. Potente, coinvolgente capace di “sbucciare” la realtà, mangiarsi la polpa e mostrare in modo chiaro e schietto il nocciolo della questione. Siamo tutti umani ma come tali siamo anche capaci di attuare violenze, prevaricazioni e arroccarci su sciocchi pre-giudizi che ci fanno scivolare nel disumano. L’ondata migratoria in cui questi anni l’Italia e l’Europa intera stanno vivendo, lo sta crudamente dimostrando.

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Lella Costa e Marco Baliani, impeccabili ed eccelsi insieme a David Marzi, Noemi Medas, Elisa Pistis e Luigi Pusceddu hanno portato in scena una rappresentazione teatrale magnifica e sconvolgente al tempo stesso, che costringe lo spettatore a riflettere e a compiere un’introspezione che porta a scoprire i confini della propria disumanità e le proprie contraddizioni verso gli emigrati.
Disumanità che può declinarsi in atteggiamenti “normali”, comuni e quotidiani, come quello delle due coppie di amici che, accomodate sul divano davanti al televisore, vedono al telegiornale le immagini dell’ennesimo barcone stracarico di emigranti in procinto di rovesciarsi. Uno scambio di battute veloce che sfocia quasi nel battibecco, ma a mettere tutti d’accordo c’è un bel piatto di pasta al pesto… O come la ricca signora veneta che snocciola in un breve monologo, capace di strappare amari sorrisi, i più evidenti luoghi comuni e becere banalità nei confronti di stranieri ed emigrati, ponendosi domande quali: “Come facciamo se questi arrivano così in tanti?” e ancora “E’ possibile che tutti siano laureati?”.

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“Con la nostra ricerca teatrale – spiegano Costa e Baliani – ci siamo insinuati in quella soglia in cui l’essere umano perde la sua connotazione universale, utilizzare le forme teatrali per indagare quanto sta accadendo in questi ultimi anni, sotto i nostri occhi, nella nostra Europa, intesa non solo come entità geografica, ma come sistema ‘occidentale’ di valori e di idee: i muri che si alzano, i fondamentalismi che avanzano, gli attentati che sconvolgono le città, i profughi che cercano rifugio. Ma se ci fermassimo qui sarebbe un altro esempio di cosiddetto teatro civile, e questo non ci basta: non vogliamo che lo spettatore se ne vada solo più consapevole e virtuosamente indignato o commosso. Vogliamo spiazzarlo, inquietarlo, turbarlo, assediarlo di domande. E insieme incantarlo e divertirlo”.

Obiettivo centrato. Come hanno dimostrato, al termine della performance teatrale, gli oltre due minuti di orologio filati di applausi del pubblico del Teatro della Società di Lecco.