LECCO – Successo per il secondo incontro dedicato a Vittorio Arrigoni e promosso da Qui Lecco Libera. Nella serata di venerdì 19 dicembre, a partire dalle 21, la sala conferenze della Banca Popolare di Sondrio ha visto un pubblico numeroso assistere alla presentazione del libro “Il viaggio di Vittorio”, scritto dalla madre del ragazzo assassinato a Gaza poco meno di due anni fa da un gruppo di terroristi jihadisti palestinesi. Egidia Beretta Arrigoni, madre di Vittorio e sindaco di Bulciago, ha parlato di suo figlio, della sua passione per il volontariato, per i diritti civili e per quei paesi che potremmo definire più a rischio, dove il giovane attivista e reporter italiano ha trascorso parte della sua vita. La serata, moderata da Benedetta Milani e Duccio Facchini di Qui Lecco Libera, è stata quindi un’occasione per conoscere più da vicino la vicenda di questo giovane, rapito e ucciso esattamente nell’aprile del 2011.
“Sono state numerose le persone – ha spiegato la madre di Vittorio – che dopo la scomparsa di mio figlio hanno chiesto informazioni su di lui, sulla sua vita. Tra queste persone anche la moglie dell’editore Dalai ed è da qui che è nata l’idea di scrivere questo libro. Il lavoro che ho dovuto affrontare per arrivare a pubblicare il volume è stato lungo e faticoso, ma devo dire che fermarmi a pensare ad alcuni momenti del passato, ad esempio quando Vittorio era piccolo, è stato un modo per sentirlo vicino, quasi per rivederlo”.
Ma quali sono state le tappe più importanti della formazione di Vittorio? Circa dieci anni in cui il giovane ha viaggiato, vissuto esperienze di volontariato importanti, conosciuto realtà diverse dalla sua, attratto soprattutto “da paesi – ha spiegato Egidia Beretta Arrigoni – che per ragioni diverse sono complessi e vengono spesso considerati scomodi”. Perù, Africa, Palestina: questi alcuni territori a cui Vittorio ha dedicato parte della sua breve vita.“Si è sempre trattato di occasioni che hanno permesso a mio figlio – ha ripreso Egidia Beretta – di entrare in contatto con società molto diverse dalla nostra, dal mondo occidentale. In particolare ricordo l’esperienza in Congo, quando nel 2006 Vittorio ha potuto svolgere il ruolo di osservatore internazionale durante le prime elezioni libere. Tante persone sono accorse per esprimere il loro primo voto e lui ne ha messo in luce il desiderio di libertà, un sentimento che tutti proviamo, indipendentemente dal paese in cui viviamo, dal tipo di cultura o di società”.
Infine, poi, la tanto amata terra palestinese, dove Vittorio si è recato più volte e da dove ha inviato molti dei suoi reportage per Il Manifesto. “Dopo l’operazione Piombo Fuso del 2004, Vittorio è rimasto l’unico possibile testimone all’interno della Striscia di Gaza ed è per questo motivo che ha deciso di diventare un reporter e di raccontare le violenze israeliane nei confronti dei palestinesi”, tanto che nel 2005 ha scoperto di essere un personaggio scomodo per lo stesso Israele. “Inserito in una sorta di lista nera israeliana – ha raccontato la madre – Vittorio non ha potuto in un primo momento raggiungere la Striscia di Gaza. Cosa, questa, che per alcuni anni non gli ha dato pace e che lo ha indotto a provare l’impresa via mare”, portata a termine nel 2008. Fino al tragico epilogo, che nel 2011 ha visto un gruppo di terroristi jihadisti salafiti sequestrare e assassinare Arrigoni.