La scoperta archeologica risale a settembre
L’intervento di restauro sostenuto dalla Bcc Valsassina. I reperti verranno poi esposti presso le sedi museali della Provincia
COLICO – Scoperta archeologica presso il Forte di Fuentes a Colico: lo scorso settembre la Soprintendenza ha rinvenuto un cospiscuo numero di materiale ceramico risalente ai secoli XVII-XVIII.
“Si tratta di diverse migliaia di frammenti di vario tipo (ceramiche graffite policrome, maioliche invetriate) in buona parte ricomponibili, che costituivano originariamente oggetti di uso quotidiano, quali piatti, ciotole, boccali, catini – ha spiegato Anna Ranzi, coordinatore del Sistema Museale della Provincia di Lecco (di cui il Forte di Fuentes fa parte, ndr) – L’intero materiale raccolto è stato collocato in casse depositate presso la Soprintendenza ed è ora in corso l’intervento di pulitura e inventariazione, con la ricerca degli attacchi che ne consentano, dove possibile, la ricomposizione”.

“La storia di questo ritrovamento è curiosa e significativa – ha fatto sapere Stefano Cassinelli, sindaco di Dervio e direttore responsabile del Museo della Guerra Bianca, Forte Montecchio Nord e Forte di Fuentes – un cittadino aveva in casa alcune casse contenenti dei ‘cocci’, quando è venuto a mancare i familiari, insospettiti dalla cura con cui i resti erano conservati, hanno deciso di avvisare le autorità competenti e così siamo risaliti alla provenienza, un butto presso il Forte di Fuentes. Il butto di fatto era una sorta di ‘discarica’ dove si gettava ciò che non si utilizzava più e qui sono stati rinvenuti altri resti”.
L’intervento conservativo, che ha coinvolto il Museo della Guerra Bianca, è stato realizzato grazie al contributo della Banca della Valsassina Credito Cooperativo, che ha generosamente sostenuto questo primo intervento necessario al successivo restauro: “Con piacere abbiamo contribuito a questo lavoro – ha detto Giovanni Combi, presidente della Banca – sono molto emozionato nel vedere i reperti restaurati, mi sento di dire che questa collaborazione tra privato e pubblico abbia dato frutti importanti, speriamo di poterla portare avanti”.
Gli oggetti ricomposti verranno depositati in sedi museali adeguate del territorio provinciale, che verranno individuate con la competente Soprintendenza.

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