Matilde Gioli si racconta al Lecco Film Fest, piazza piena per la giovane attrice

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Matilde Gioli

L’esordio nel mondo del cinema con ‘Il capitale umano’ di Paolo Virzì

“Non era nei miei piani fare l’attrice, ho avuto molta fortuna”

 

LECCO – “Lasciatemi fare una premessa: sono davvero felice ed emozionata di essere qui a Lecco. Sono milanese di nascita ma ho sempre avuto la casa in montagna e conosco bene questa meravigliosa città. Partecipare, per la prima volta, ad un festival cinematografico nelle ‘mie’ zone è un onore quindi grazie di cuore per avermi invitata”.

Ha aperto così la sua serata Matilde Gioli, attrice classe 1989, ospite venerdì sera al Lecco Film Fest per un’intervista dal titolo “Il futuro: nelle tua mani?” condotta da Angela Prudenzi, giornalista e membro del comitato di selezione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

Una chiaccherata di poco più di mezz’ora durante la quale la giovanissima attrice ‘battezzata’ da Paolo Virzì ne Il Capitale Umano, ha condiviso con il numeroso pubblico presente in Piazza Garibaldi la sua personale esperienza di vita, partendo da quel sogno di diventare medico così lontano dal lavoro di attrice che oggi Matilde svolge con passione e talento.

L’incontro con Virzì

“Non era nei miei piani diventare un’attrice – ha raccontato – devo essere sincera e dire che ho avuto tanta fortuna perché il mio approccio al mondo del cinema è stato tramite il grandissimo regista Paolo Virzì. Avevo saputo che cercava comparse per Il Capitale Umano così ho deciso di partecipare al provino. Ero talmente avulsa dal cinema che non sapevo nemmeno che faccia avesse Virzì – ha raccontato l’attrice – il giorno del provino sono arrivata in ritardo e con il casco in testa, mi sono avvicinata a quello che secondo me non poteva essere Paolo Virzì e gli ho chiesto se poteva indicarmi quale fosse il regista che non lo sapevo. Ovviamente stavo parlando proprio con Virzì”.

Matilde sostiene il provino e torna a casa senza grandi aspettative: “Il giorno dopo, invece, la produzione mi ha contattata dicendomi che Virzì aveva sognato che io ero Serena, la figlia del protagonista Dino Ossola (Fabrizio Bentivoglio, ndr) e mi chiesero di fare il film. Così è cominciata la mia carriera da attrice, con un sogno del regista. Devo ringraziare Paolo che è talmente capace da coinvolgere nei suoi film anche non attori, com’ero io allora”.

L’interpretazione di Serena Ossola ne ‘Il Capitale Umano’ vale alla giovane Matilde Gioli alcuni prestigiosi premi tra cui il Premio Guglielmo Biraghi durante i Nastri d’argento 2014 e il Premio Alida Valli durante il Bari International Film Festival.

Il pubblico in Piazza Garibaldi

Cinema e filosofia

L’attrice ha quindi parlato del rapporto con il suo lavoro: “Fare l’attore può essere destabilizzante, in questo mi ha molto aiutata la mia laurea in filosofia. L’attore deve essere tanti personaggi, in questi anni ho interpretato 17 personaggi diversi e mi sono sentita ognuno di loro, nel profondo. Quando finisce il film però non saluti il personaggio, almeno non subito, dietro c’è un lavoro intenso anche fatto con le emozioni. La filosofia mi ha aiutato a restare ‘agganciata’ alla realtà. Anche se a prima vista questi due ambiti, cinema e filosofia, sembrano distantissimi c’è un grande collegamento, l’empatia: alla base dello spettacolo del cinema c’è l’empatia dello spettatore con ciò che vede. E’ bellissimo”.

Donne e cinema: “Servono più sceneggiature dedicate a noi”

Prima di lasciare la platea alla visione del cortometraggio di Angela Prudenzi “Con o senza di te” e al film ‘La casa di famiglia’ di Augusto Fornari con Matilde Gioli e Lino Guanciale, l’attrice ha concluso il suo intervento con una riflessione sul ruolo delle donne nel cinema e sul corpo femminile: “Il cinema italiano è ancora piuttosto maschilista – ha commentato – il problema credo stia nelle sceneggiature, dovrebbero essere dedicate alle donne invece di solito nel film una donna è moglie, mamma, figlia, amante. Raramente è la protagonista. Ho buoni presentimenti per il futuro però, spero ci sarà più attenzione da parte degli addetti ai lavori”.

“Accettiamo le nostre imperfezioni, siamo unici”

Una riflessione che tocca da vicino il tema del rapporto con il proprio corpo: se è vero che spesso, nei comuni ideali, l’attrice è sinonimo di bellezza e ‘perfezione’, Matilde ha dimostrato di avere un pensiero molto concreto sull’argomento. “Credo sia giusto non essere ipocrite e dirci chiaramente che le persone di bell’aspetto sono più facilitate nella vita, ma non solo nel mondo del cinema – ha sottolineato – allo stesso tempo il mio invito alle ragazze più giovani di me è quello di non affidarsi ai canoni che vedono sui social che tendono ad uniformare la bellezza. Ogni individuo è bello perché è unico, non c’è nel mondo un’altra persona uguale a noi. Accettiamo le nostre imperfezioni, valorizziamoci, apprezziamo la nostra unicità, la nostra autentica bellezza” ha concluso prima di lasciare il palco tra gli applausi del pubblico.

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