Sono otto i siti benedettini in Italia che insieme stanno portando avanti la candidatura a Patrimonio mondiale dell’Umanità
In queste settimane il primo cronoprogramma di attività è in approvazione nei Consigli comunali
CIVATE – Gli imponenti monasteri benedettini disegnano un filo rosso lungo la Penisola: un solco tracciato nell’Altomedioevo, intriso di cultura religiosa, legame con il paesaggio naturale e architettura romanica, le cui influenze si sono diffuse nei secoli successivi in tutta Europa.
Da San Pietro al Monte a Civate, ai monasteri di Subiaco, l’abbazia di Montecassino, quella di San Vincenzo al Volturno, la Sacra di San Michele a Sant’Ambrogio di Torino, San Vittore alle Chiuse a Genga, fino a Sant’Angelo in Formis a Capua e l’Abbazia di Santa Maria di Farfa a Fara in Sabina, sono otto – nei confini di dieci comuni italiani – i siti benedettini per cui è in itinere la candidatura a Patrimonio mondiale dell’Umanità.
L’Unesco ha dettato i punti di un cronoprogramma di attività per i primi step di promozione: un documento che in queste settimane è in discussione nei Consigli comunali dei paesi interessati. A Civate andrà in approvazione nella seduta del prossimo mese di maggio.
“Lavoriamo dal 2016 al riconoscimento a Patrimonio dell’Unesco del sito seriale, il percorso richiederà ancora del tempo – specifica subito il sindaco di Civate, Angelo Isella – tutto è partito dal Lecchese”. L’idea infatti era stata lanciata dalla Fondazione Comunitaria del Lecchese, che ancor oggi sponsorizza e patrocina la cordata, e prevedeva la candidatura soltanto dell’abbazia che sorge sulle balze del monte Pedale, affacciata sulla Valle Magrera e sul Lago di Annone. “All’epoca ero vicesindaco, con delega alla Cultura – continua Isella – si voleva puntare sull’unicità di San Pietro al Monte, un grande monastero in montagna, uno scrigno di tesori artistici e una storia dall’importantissimo valore culturale, come ha spiegato il professor Marco Rossi, docente dell’Università Cattolica, che abbiamo nominato referente scientifico per l’insediamento di Civate. Poi il progetto si è evoluto verso il sito seriale, anche seguendo le più recenti politiche e richieste dell’Unesco”.
Difficile definire le tempistiche per ottenere il riconoscimento: “Mi sorprende un po’ la bagarre mediatica degli ultimi giorni intorno a questo tema – dice il sindaco – ho letto che ‘saremmo vicini’ al placet dell’Unesco, mi spiace smorzare l’entusiasmo, ma voglio rimanere sui fatti. Il processo richiederà ancora molto tempo, possono passare mesi o diversi anni“.
Qualche novità nelle ultime settimane c’è stata: “Abbiamo ricominciato a interloquire con il Ministero – commenta il primo cittadino di Civate -, con gli altri sindaci, sono stato a Roma due volte e presto ci sarà un altro incontro”. Il fascicolo e il piano di gestione della candidatura sono in ultimazione, mentre i dieci Comuni coinvolti stanno promuovendo accordi di programma in vista della candidatura: “Si tratta di iniziative, coinvolgimento degli enti locali e di un possibile gemellaggio fra i paesi“, chiarisce Isella. E’ già in corso anche il confronto con la Regione Lombardia: “Fra i vari presidenti, Attilio Fontana è stato il primo a rispondere – conclude Isella – si è espresso subito a favore”.
Qui il link al sito con tutte le informazioni sulla candidatura e i siti benedettini.