
LECCO – Si avvicina il gran finale del festival culturale Lecco Città dei Promessi Sposi 2015, dedicato al romanzo di Alessandro Manzoni: domenica 8 novembre, presso il Teatro della Società, sarà infatti consegnato l’ambitissimo Premio Letterario Internazionale Alessandro Manzoni.
Tre i romanzi storici in finale: “1960”, di Leonardo Colombati (Mondadori), “Il tempo migliore della nostra vita”, di Antonio Scurati (edito da Bompiani) e “L’eco di uno sparo” di Massimo Zamboni (edito da Einaudi). La selezione è avvenuta tra decine di romanzi, sottoposti ad una Giuria Popolare, grande novità del Premio Manzoni di quest’anno, costituita 50 lettori segnalati dalle librerie lecchesi (Cattaneo, Ibs, Libreria Volante, Parole nel Tempo di Lecco, Perego Libri di Barzanò e La Torre di Merate) e presieduta dal grande critico letterario e giornalista Ermanno Paccagnini.
Domenica alle ore 17 presso il Teatro della Società, alla presenza dello scrittore bellanese Andrea Vitali – che sarà anche intervistatore dei tre finalisti – la giuria esprimerà il proprio voto finale, designando il vincitore del Premio Manzoni al Romanzo Storico 2015. A scrutinare sarà il notaio lecchese Federica Croce.
L’appuntamento conclusivo del Premio Manzoni aveva avuto un importante prologo lo scorso 24 ottobre: ospite lo scrittore cileno Luis Sepulveda, che sempre al Teatro Sociale di Lecco ha ricevuto il Premio alla carriera e la cittadinanza onoraria di Lecco.

Grande la soddisfazione degli organizzatori del festival manzoniano, espressa durante la conferenza stampa di martedì mattino. Così il presidente dell’Associazione 50&più di Confcommercio (regia dell’iniziativa) Eugenio Milani: “Sta per concludersi un grande Premio Manzoni, ricco di novità e di momenti indimenticabili ed emozionanti come quello con il grande scrittore Sepulveda. Domenica finalmente scopriremo il vincitore di questa edizione del Premio”.
Per Simona Piazza, assessore alla Cultura del Comune di Lecco, tre sono le novità che hanno permesso il successo del festival 2015: “In primis la stretta connessione con l’amministrazione pubblica, quindi la presenza di una giuria popolare che ha permesso tra i cittadini la diffusione dell’iniziativa e, grazie a Sepulveda, la possibilità di rendere internazionale il romanzo del Manzoni e quindi la città di Lecco”.
“Lo scrittore cileno è venuto sin qui per dirci che nella Santiago di fine anni ’60, in un istituto che formava la dirigenza della città, si studiava Alessandro Manzoni” ha ricordato Vittorio Colombo, Direttore del quotidiano La Provincia di Lecco e coordinatore dell’evento “spero che Lecco e i lecchesi si ricordino delle parole di Sepulveda per sfruttare maggiormente le possibilità che un autore come Manzoni può dare alla città”.
L’appuntamento col Premio Manzoni 2015 è quindi per domenica 8 novembre, ore 17 al Teatro Sociale di Piazza Garibaldi.

Di seguito un breve profilo dei tre finalisti e dei loro romanzi:
– “1960” di Leonardo Colombati è ambientato nella Roma della XVII Olimpiade: una perfetta ricostruzione storica e una vivacissima invenzione romanzesca contribuiscono a creare un grande affresco di un’epoca e al tempo stesso danno vita a un thriller incalzante e terribile che è anche uno straordinario omaggio a Roma. Leonardo è redattore della rivista “Nuovi Argomenti” e ha scritto per diverse testate tra cui “Corriere della Sera”, “Il Giornale” e “Vanity Fair”. Collabora a il mensile del “Sole 24 ore”.
– “Il tempo migliore della nostra vita” di Antonio Scurati racconta la storia di Leone Ginzburg che rifiuta di giurare fedeltà al fascismo e imbocca la strada che lo condurrà a diventare un eroe della Resistenza. Nel racconto, vigoroso e appassionato con il quale Scurati rievoca la vita di Leone, scorrono però anche le vite di Antonio e Peppino, ida e Angela, nonni dell’autore, persone comuni nate negli stessi anni e vissute sotto la dittatura e le bombe della Seconda Guerra Mondiale. Antonio Scurati è ricercatore della Iulm di Milano e coordina il centro studi sui linguaggi della guerra e della violenza; editorialista della “Stampa” è anche columnist di “Internazionale”. Nel 2005 ha vinto il Campiello con il romanzo “Il sopravvissuto”
“L’eco di uno sparo” di Massimo Zamboni narra la storia di Ulisse, squadrista e membro di un direttorio del fascio, che nel febbraio 1944 cade dalla bicicletta colpito alle spalle. Diciassette anno dopo un’altra pallottola uccide il partigiano che sparò quel giorno, ma a impugnare l’arma è un compagno, un ex gappista responsabile a sua volta dell’uccisione di Ulisse. Massimo Zamboni, scrittore ma soprattutto chitarrista e cantautore per i CCCP prima e i CSI poi) affronta la storia più dolorosa e rimossa della sua famiglia e racconta il volto di un intero Paese, col suo eterno ripetersi di soprusi e vendette.

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