LECCO – Giuseppe Battiston e Piero Sidoti con lo spettacolo “Genteinattesa. Il precario e il professore”, ieri sera, martedì, hanno chiuso la rassegnata Teatro d’Attore tra gli applausi e le risa amare del Teatro della Società di Lecco.
Sul palco Il Professore del nulla che dispensa elogi alla superficialità e all’essere superficiali (alias Giuseppe Battiston) e dall’altra parte il precario laureato in astrofisica, con tanti lavoretti alle spalle, condannato a essere “un’offerta speciale a vita” (alias Pietro Sidoti, cantautore).

Tra una canzone e l’altra (“gente in attesa” come titola il disco di Sidoti, Targa Tenco 2010 per la miglior opera prima) vi sono le incursioni del Professore accompagnato dall’inseparabile aperitivo: uno spritz per la precisione: “perchè è semplice – spiega – se già fosse stato un mojito, avremmo dovuto coglierne la freschezza della menta, la bontà del rum e l’asprezza del lime, ma il rischio poi era quello di cadere sullo zucchero di canna che sta sul fondo del bicchiere, innescando una discussione sulla sua provenienza se da paesi sfruttati oppure no, facendo così tramontare il piacere di bersi un aperitivo”.
Cinismo e canzoni dunque, con lo spettacolo che racconta “di un’umanità che aspetta la propria occasione di vita, perché dimenticata dalla vita”. Questo è il mondo in cui si muovono le figure descritte dalle canzoni di Sidoti, che siano eterni studenti, fate o orchi: sono personaggi ai margini che aspettano l’occasione di riscatto da un’esistenza opaca, da una società che non ha – e non dà – fiducia alle giovani generazioni e riempie il quotidiano di regole incomprensibili finalizzate soltanto alla omologazione. È per questo che quei personaggi sono – e diventano – anche inattesi.

Ad ogni canzone del cantautore, il Professore compie una serie di incursioni dispensando la sua disincantata visione del mondo, idolatrando tutto ciò che è divertimento fine a se stesso, inutile perdita di tempo (l’ormai noto “cazzeggio”) ma anche le piccole astuzie e meschinità che permettono di aggirare gli ostacoli del quotidiano, insomma il compiacimento di fare e di essere dei “furbetti”. Piovono “perle” di cinismo dunque con il Professore che invita a surfare sul mondo con leggerezza e superficialità e mediocrità “perchè – spiega – l’uomo non può permettersi di elevarsi. Come diceva Senaca: ‘In medio stat virus’. E tu devi sentire quel bacillo dentro di te, ti devi far possedere, perchè un uomo non può aspirare deve al limite aspirare”.

RADIO LECCOCITTÁ CONTINENTAL





































