Camera di Commercio: i dipendenti vogliono la fusione con Como

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La Camera di Commercio di Lecco
La Camera di Commercio di Lecco
La Camera di Commercio di Lecco

LECCO – Se Monza guarda a Milano, le Camere di Commercio di Lecco e Como potrebbero tornare di nuovo insieme: questa è per le Rsu di entrambi gli enti camerali, la soluzione migliore in vista dell’obbligo di accorpamenti tra enti limitrofi imposto dalla riforma del Governo.

Lo scorso 25 agosto il Consiglio dei Ministri ha approvato lo schema del Decreto Legislativo n. 327 attuativo della Legge Delega n. 124/2015 per il riordino delle Camere di Commercio. Il provvedimento prevede la riduzione delle Camere di Commercio da 105 a 60 tramite accorpamento degli Enti limitrofi nell’ambito della stessa Regione, il taglio delle funzioni e dei servizi ad esse attribuiti, la conferma della riduzione del diritto annuale nella misura del 50% rispetto al 2014 a decorrere da gennaio 2017.

Dalla data di entrata in vigore del Decreto, la cui approvazione definitiva è prevista per fine novembre, Unioncamere avrà tempo 6 mesi per presentare al Ministero dello Sviluppo Economico un piano complessivo di riorganizzazione degli enti camerali che comprenderà anche la nuova geografia territoriale. Fino a tale data rimane la facoltà per i singoli consigli camerali di procedere all’accorpamento volontario che dovrà ottenere il via libera dal MISE.

Per questo le rappresentanze sindacali delle Camere di Commercio lariane intendono manifestare la convinzione di tutto il personale sull’urgenza di avviare l’iter di accorpamento tra i due enti.

“Diverse sono le motivazioni che, allo stato attuale, spingono a considerare questa la soluzione migliore tra quelle possibili – spiegano – l’accorpamento delle due circoscrizioni territoriali ha riscontro storico e culturale oltre che morfologico; a livello politico si discute sul mantenimento del territorio del Lario come unico, nel ragionamento più ampio che coinvolge le Aree vaste; tra le nuove funzioni delle Camere è prevista “la valorizzazione del patrimonio culturale oltre che lo sviluppo e la promozione del turismo” ed essendovi una forte continuità naturalistica e paesaggistica tra le due zone, lo svolgimento dell’attività in sinergia permetterebbe di massimizzare i risultati ottimizzando i costi”.

 

la protesta attuata ad ottobre del 2014 dei lavoratori della Camera di Commercio
la protesta attuata ad ottobre del 2014 dei lavoratori della Camera di Commercio

Inoltre, ricordano rappresentanti dei lavoratori, “i due enti erano, fino al 1993, un’unica Amministrazione e ancora oggi numerosi sono i contatti in diversi ambiti lavorativi; la fusione dei due Enti consentirebbe di assumere un assetto organizzativo che andrebbe a colmare anche le funzioni amministrative ora in sofferenza”.

Ad oggi infatti il personale effettivamente in servizio è nettamente inferiore a quello delle attuali piante organiche previste (Como: 59 su 76; Lecco 35 su 49) a cui va aggiunto il personale delle due aziende speciali (Como – Sviluppo Impresa: 10, Lecco – LarioDesk: 3) Proprio per tali motivazioni le Rappresentanze Sindacali Unitarie delle Camere di Commercio di Como e Lecco chiedono che gli organi politici dei due Enti prevedano un percorso da attivare nel più breve tempo possibile al fine di prevenire eventuali soluzioni obbligate prese direttamente dal Ministero o fortemente influenzate da Regione Lombardia anche senza le opportune e necessarie verifiche sul territorio e senza tutelare al meglio i lavoratori dei due Enti.

Varese, “spauracchio” politico nell’ipotesi di Area Vasta tra Como e Lecco, non crea timori nella possibile fusione tra il mondo economico lecchese e quello comasco: “la Camera di Varese con cui Como ha avuto contatti non ha mai dimostrato un reale interesse a soluzioni comuni e non ha alcun obbligo normativo all’accorpamento”.