Ciresa al ministro Zanonato: “Non ne possiamo più di nuove tasse”

Tempo di lettura: 3 minuti

LECCO – Pubblichiamo l’intervento integrale del presidente della Confcommercio Lecco, Peppino Ciresa, in occasione dell’incontro con il ministro Flavio Zanonato, lunedì in Camera di Commercio:

“Buongiorno ministro, lei sicuramente si ricorderà l’accoglienza che le ha riservato la mia associazione in occasione del suo intervento durante l’assemblea nazionale dello scorso 12 giugno a Roma. Una bordata di fischi sul discorso dell’aumento dell’Iva che lei aveva detto di non potere impedire. Purtroppo quell’aumento, dopo una prima proroga, c’è stato e i commercianti ne stanno già pagando le conseguenze come altre categorie e come le famiglie, anche lecchesi. Una scelta sciagurata e inopportuna che noi continuiamo a osteggiare.

Ma purtroppo l’aumento dell’Iva non è stata l’unica spiacevole sorpresa di un governo che speravamo potesse dare ben altre risposte alla crisi del Paese. Nuove tasse che spuntano con nomi nuovi, balzelli che si moltiplicano, burocrazia crescente. Va tutto nella direzione opposta rispetto a quanto servirebbe alle imprese che non chiedono sussidi né aiuti, ma solo di avere la possibilità di continuare a fare quello che hanno dimostrato di sapere fare: produrre, portare sviluppo, rendere servizi, dare lavoro e ricchezza. Proprio in occasione della sua relazione a Roma che lei aveva ascoltato il nostro presidente Carlo Sangalli aveva detto: “la missione fondamentale del “Governo al servizio dell’Italia e dell’ Europa” – come lo ha definito il Presidente del Consiglio – sembra a noi chiarissima: agire con tempestività e agire in profondità”.

Ecco, le imprese lecchesi del commercio del terziario e del turismo che ho l’onore di rappresentare non hanno visto né l’azione tempestiva né quella in profondità. Noi ribadiamo ancora una volta senza giri di parole che i sacrifici fatti finora dalle famiglie, dalle imprese, dai lavoratori meritano più rispetto da parte della politica e del Governo.

Ecco perché deve essere fatta una volte per tutte una seria operazione di spending review, perché va migliorata la macchina pubblica tagliando le sacche di inefficienza, perché bisogna intervenire perché le banche tornino a fare credito alle imprese e alle famiglie. Servono quelle che, sempre riprendendo le parole del mio presidente Sangalli, sono “misure concrete e misure robuste e non “pannicelli caldi”. E tra le priorità dell’agenda in primis deve esserci il fisco. C’è la necessità impellente di ridurre la pressione fiscale che in questi anni, come tutti sappiamo, ha raggiunto livelli record.

Non ne possiamo più di subire nuove tasse. Un esempio viene dalla Tares: è stata una mazzata non da poco. Noi speravamo fosse definitivamente superata e ci auguravamo di potere tornare a ragionare su parametri logici come succedeva con la vecchia Tarsu e invece ecco la sorpresa della Tari che prevede un incremento medio dei costi per il servizio urbano dei rifiuti pari al 290% con punte del 600%. Una autentica follia! Senza dimenticare l’Imu che ancora si fa sentire e nella speranza che la Trise non ci porti spiacevoli sorprese come sembra.

Basta con i discorsi mirabolanti su tagli che poi rimangono sulla carta o si dimostrano pura propaganda. Basta con le tasse che escono dalla porta per poi rientrare dalla finestra. Ci sentiamo presi in giro. Ma gli imprenditori non si meritano tutto questo perché anche in questa crisi ci hanno sempre messo la faccia stringendo la cinghia e facendo di tutto per difendere il lavoro. E ricordiamoci che in particolar modo il commercio vive di un legame con il territorio che troppo spesso è dimenticato. Abbiamo una funzione anche sociale da non trascurare. Ecco perché fa benissimo il presidente Sangalli a ribadire sempre che se si spengono le insegne dei negozi si spegne la vita di una città, di un paese.

Caro ministro Zanonato, concludo ricordandole quando sia strategica e centrale per il Pil italiano la domanda interna. Una domanda interna che va rilanciata. Per farlo occorre far ripartire i consumi e ridare fiducia agli italiani. E’ questo che le imprese anche lecchesi chiedono al governo. Ed è quello che si aspettano di vedere realizzato in tempi brevi”.