Coldiretti: “Produttori di latte sempre più in crisi”

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LECCO – “La contrazione che sta vivendo il settore zootecnico lombardo tocca da vicino anche le province di Lecco e di Como, dove le imprese rischiano di non avere più i numeri necessari alla sopravvivenza. Chiediamo, quindi, una giusta revisione del prezzo del latte, oggi troppo basso”. È l’appello lanciato in questi giorni dal presidente della Coldiretti di Como-Lecco, Fortunato Trezzi.

Stando a quanto affermano dalla maggiore organizzazione degli imprenditori agricoli, un prezzo medio di 38,46 centesimi al litro non sarebbe, infatti, sufficiente a garantire l’operatività di quanti lavorano nel settore zootecnico, soprattutto in considerazione dell’aumento dei costi di produzione.

Intanto, in una regione come la Lombardia che con 4 milioni e mezzo di tonnellate rappresenta il 40 % del prodotto nazionale, crescono le quotazioni del latte spot italiano (ossia quello venduto al di fuori dei normali contratti di fornitura), passate dai 34 centesimi dello scorso aprile ai 41,7 centesimi al litro di oggi a Lodi (piazza di riferimento per il nord Italia).

“Le nostre province sono parte di quel sistema lombardo – riprende Trezzi – che, in Italia, rappresenta circa il 40% della forza produttiva nel settore lattiero caseario. Sistema che rischia di essere messo in crisi e che ha già pagato duramente la difficile e perdurante situazione che da tempo affligge il settore, tanto che il numero dei produttori che consegnano ai cosiddetti “primi acquirenti” (cooperative e industrie) è diminuito di oltre il 60 % negli ultimi 17 anni”.

Una situazione – interviene il direttore Francesco Renzoni – resa ancor più grave dalla recente ondata siccitosa, che ha interessato anche il nord della Lombardia. Possiamo dire che la zootecnia da latte stia pagando due volte le conseguenze della siccità estiva, sia con il calo di produzione di latte che ha toccato una flessione del 15% che per il mancato approvvigionamento dei cereali andati persi nei campi. L’impossibilità di contare su raccolti propri obbliga gli imprenditori a comprare esternamente farine e mangimi, i cui prezzi sono peraltro schizzati alle stelle”.

Anche Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare), dal canto suo, ha rilevato come ad agosto le quotazioni dei cereali abbiano preso a crescere registrando un incremento del 2,9% su luglio e del 4% su base annua.

Ed è così che “a livello regionale abbiamo evidenziato – conclude Trezzi – la necessità di tornare a un tavolo di confronto con le industrie, così da arrivare a un prezzo migliore di quello attuale, troppo basso e che non adeguato alle mutate condizioni di mercato”.

Nei giorni scorsi un primo incontro si è tenuto in sede provinciale tra i rappresentanti di categoria e  l’assessore all’Agricoltura, Fabio Dadati, il quale non ha nascosto la difficoltà: “Le aziende agricole del nostro territorio scontano una situazione più difficile rispetto a quelle di altre aree della pianura padana; si tratta infatti di attività di piccole dimensioni, che fanno fatica ad ammortizzare i costi di trasporto. A breve incontrerò il mio rispettivo collega di Sondrio con il quale affronterò la questione, in vista del tavolo del latte previsto per i primi di ottobre”.