LECCO – Situazione lavorativa, economica e finanziaria che non dà segnali positivi e il clima politico italiano non aiuta certo a infondere fiducia tra gli imprenditori, troppi i punti interrogativi e le incertezze che si stagliano all’orizzonte.
Un’analisi sull’attuale situazione la facciamo insieme al presidente di Confartigianato Lecco, Daniele Riva, 53 anni, titolare della Cremonini srl di Lecco.
Tra i molti segnali negativi, il recente annuncio lanciato dal ministro Fornero con il quale ha comunicato che da aprile non ci saranno più fondi per la cassa in deroga apre un capitolo ancor più nero per le imprese…
“La situazione è molto difficile, le aziende sono sempre più in difficoltà e questa è una doccia fredda per molte piccole imprese artigiane e non solo che a fronte di una simile situazione sarebbero costrette a chiudere.
Non dimentichiamo poi che la cassa in deroga per il settore artigiano non ha subito variazioni in questi anni restando pressoché costante. Abbiamo usato questo ammortizzatore sociale in modo ponderato, basti pensare che fatta 100 la richiesta se ne è utilizzata la metà”.
Un punto critico resta l’accesso al credito. Cosa si potrebbe fare per sbloccare la situazione?
Non lo so, altrimenti lo avremmo già fatto.
Un primo passo però sarebbe quello di riguadagnare un rapporto diverso con le banche. Ormai nascondendosi dietro rating e calcoli matematici gli istituti di credito hanno perso quel rapporto diretto con il cliente che ritengo fondamentale per arrivare a disporre l’erogazione di un prestito o un finanziamento. Serve un rapporto più umano, limitarsi a meri confronti numerici è penalizzante e dortemente lesivo.
A questo vanno aggiunte le richieste di garanzia divente sempre più assurde: se hai la fortuna di avere i bisnonni ti chiedono garanzie anche da loro… – ironizza il presidente – Una volta con una stretta di mano si ‘firmavano’ e si facevano contratti, oggi siamo all’opposto. Credo che una via di mezzo sia la miglior cosa e credo anche che un passo in avanti dovrebbero farlo le banche stesse, cominciando col mettere piede nelle aziende per conoscere di persona gli imprenditori e toccando con mano le nostre realtà aziendali.
Poi il presidente Riva fa anche un’autocritica.
Le richieste di finanziamento sono fatte principalmente per una necessità di liquidità, sono pochi gli artigiani e gli imprenditori che investono. Talvolta la liquidità è dovuta a mancati incassi, quindi, non possiamo nemmeno dare la colpa agli imprenditori. Tuttavia, dal canto loro, e mi ci metto anch’io in qualità di artigiano, potrebbero gestire meglio determinate situazioni: dobbiamo imparare a curare meglio i rapporti con le banche e con i clienti. Lavorare tanto e bene non basta più, è necessario controllare i conti, gli aspetti finanziari della propria azienda e mantenere rapporti diretti con i clienti. Per gli artigiani è sempre più fondamentale un’evoluzione sotto l’aspetto dell’informazione e della comunicazione aziendale.
Internazionalizzazione. Confartigianato Lecco ha aperto l’Ufficio Estero con Api Lecco. Come sta andando questa iniziativa? Quali sono le realtà imprenditoriali che ne stanno usufruendo?
La ritengo un’idea geniale. E’ la dimostrazione di come due realtà in un certo qual modo concorrenziali se sanno guardare nella stessa direzione posso fare sinergia per trarne un reciproco vantaggio e ancor prima per conferire un vantaggio ai rispettivi associati.
Le imprese che si rivolgono all’Ufficio Estero sono una minima parte. L’export delle nostre micro imprese si assesta intorno al 4%. Stiamo parlando di numeri piccoli e riguardano principalmente aziende che sono legate a realtà imprenditoriali che puntano sull’export. Insomma una nicchia ma che sta diventando uno zoccolo duro.
Qual’è la situazione generale relativa al primo trimestre? E quali sono i settori che vanno meglio?
Non saprei, e spiego il perché. Se per esempio lei parla con un tornitore si sente dire che va bene, se parla con un altro tornitore si sente dire che va male. Due lati della stessa medaglia che si spesso si spiega dal fatto che chi va bene è legato indirettamente ai mercati internazionali, chi va meno bene opera sul mercato nazionale.
Aprendo un focus sui vari settori, sicuramente uno dei comparti più in difficoltà è quello dell’edilizia, visto nella sua accezione più ampia, quindi non solo gli edili, ma tutto l’indotto: idraulici, pittori, elettricisti, che sono il 50% degli associati di Confartiginato. Un ‘mondo’ intero che sta arrancando.
Anche il settore dei servizi è in difficoltà, sicuramente la situazione politica italiana non aiuta a dare fiducia ai mercati e molto fa il fattore psicologico. La stessa mancanza di liquidità rallenta ulteriormente lo sviluppo e pensare ad allentare le maglie che frenano la circolazione di denaro liquido a mio avviso potrebbe generare maggior fiducia.
Un’arma messa in campo dalle medie – piccole aziende sono le Reti di Impresa e Confartigianato ne sa qualcosa avendo festeggiato lo scorso anno i 50 anni della Cooperativa Artigiana di Garanzia di Lecco.
Si tratta di una soluzione vecchia, ma sempre più attuale. Soprattutto per le piccole imprese perchè permette di superare ostacoli che non potremmo valicare da soli. Ritorniamo ad esempio al tema dell’internazionalizzazione, la partecipazione a una semplice fiera all’estero sarebbe troppo onerosa per una singola impresa, mentre missioni cumulative consentono di ridurre notevolmente i costi a vantaggio di più aziende.
Arriviamo in casa Confartigianato. L’ampliamento delle sede è ormai completato. L’importo speso per l’operazione è lievitato da 1,5 milioni di euro preventivati a 2 milioni di euro. In un periodo come questo non le sembra di aver compiuto un passo azzardato?
Assolutamente no. Teniamo conto che i lavori sono cominciati tre anni fa, seppur in ritardo rispetto alla volontà dell’associazione e proprio perché c’erano delle remore. Poi si è deciso di partire per dare un segno di fiducia agli associati.
Sul fatto che i costi sono lievitati, è vero, ma lo sono stati a ragion veduta… e poi, sfido chiunque a fare una ristrutturazione o un ampliamento e arrivare a lavori conclusi avendo speso la cifra preventivata. Nel nostro caso, in corso d’opera abbiamo dovuto affrontare non solo un aumento dei costi, ma abbiamo individuato anche nuove soluzioni, una su tutte l’impianto di raffrescamento e riscaldamento per tutte le stagioni non solo per la nuova ala, ma esteso all’intera palazzina. Inoltre non dimentichiamo che nell’investimento rientrano la ristrutturazione del terzo piano e l’acquisto della sede di Calolzio dove pagavamo l’affitto.
Sul caso Galbiati qual’è la sua considerazione? Avete già individuato il suo sostituto e quindi il nuovo direttore di Confartigianato Lecco?
E’ una vicenda che si è protratta per un po’ di settimane. La nostra concetrazione si era focalizzata sul trovare la miglior soluzione per il bene di Confartigianato. A oggi non abbiamo individuato il sostutito del dottor Galbiati, ma questa è anche la dimostrazione che non avevamo deciso preventivamente di chiudere i rapporti con lui. Lunedì (questa sera, ndr) ci sarà il Comitato di Presidenza e parlaremo proprio di questo. Cercheremo di capire se sarà più idoneo individuare, un segretario e un direttore oppure un’unica figura alla quale affidare entrambe le mansioni come era stato per il dottor Galbiati.
Mi sento di non avere fretta, serve qualcuno che guidi l’associaizione, un compito delicato e importante, quindi la scelta va ponderata.