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LECCO – Finalmente l’annunciata ripresa, di cui finora si erano intravisti solo timidi segnali, inizia a mostrarsi nel lecchese anche dal punto di vista dell’occupazione: il 2015 è stato infatti un anno positivo sul fronte occupazionale, con il calo del tassi di disoccupazione di oltre un punto percentuale, toccando il 6,2% (era il 7,3% nel 2014).
In un anno, il numero delle persone in cerca di lavoro è sceso di 1900 unità, mentre si registrano 1300 lavoratori in più rispetto al 2014, con una crescita di 4 mila occupati in due anni. Alla fine del 2015 gli occupati complessivi in provincia di Lecco erano 147 mila (66%), raggiungendo livelli simili a quelli del 2009 anche se mancano ancora 2 mila occupati per eguagliare quelli del 2008 (67%), anno di inizio della crisi.
I dati sono stati annunciati lunedì da Daniele Riva, presidente della Camera di Commercio di Lecco, durante la presentazione del 6° rapporto dell’Osservatorio Provinciale del mercato del lavoro realizzato in collaborazione con i ricercatori del Gruppo Clas, Network Occupazione e la Provincia di Lecco.
“In passato questi studi ci hanno fornito un quadro sempre in negativo, oggi invece la maggior parte degli indicatori economici sono di segno opposto – ha spiegato Gianni Menicatti, del gruppo Clas – Lo scorso anno, a fronte dei lievi segnali di crescita, ci domandavamo se fossimo di fronte ad una vera ripresa. Oggi, il punto di domanda possiamo toglierlo. Ripartiamo”.
Una ripresa che deve essere consolidata, come ha auspicato da Marco Viganò, segretario Cisl e rappresentante di Network, così come da Flavio Polano, presidente della Provincia, perché se vi è stata una crescita nell’occupazione nel lecchese, in realtà non vi è corrisposto un aumento altrettanto significativo dei posti di lavoro sul territorio, 500 in un anno contro i 2 mila persi nel 2014 rispetto al 2013.

L’occupazione però riesce comunque a aumentare perché molti lecchesi hanno trovato impiego fuori Lecco, soprattutto quelle figure di alta professionalità, per il 50% assunte oltre provincia, in particolare tra Milano e Monza dove la domanda di lavoratori è incrementata.
Allo stesso tempo, Lecco perde attrattività e le assunzioni di personale non residente in provincia è sceso al 30%.
“Il settore dell’artigianato subisce ancora le difficoltà” ha sottolineato Riva, infatti il manifatturiero ha perso altri 500 posti di lavoro nell’ultimo anno, mentre invece continua a crescere l’occupazione nel commercio e nei servizi (+1500 posti). Sale anche il numero degli occupati nella pubblica amministrazione, soprattutto grazie alle assunzioni nel comparto dell’istruzione.
I contratti a tempo indeterminato sono cresciuti nell’ultimo anno portandosi al 27,5% sul totale degli avviamenti, contro il 19% del 2014 mentre nel 2008 raggiungevano il 36%. Crollano del 40%, invece, le ore di cassa integrazione autorizzate per le aziende lecchesi.
La questione dei giovani resta però una criticità: oltre 2 mila quelli compresi tra i 15 e i 24 anni che sono in cerca di impiego. Resta squilibrato il rapporto tra domanda e offerta di lavoro, soprattutto per i neolaureati che continuano ad essere in numero superiore rispetto alle opportunità che il territorio può offrire. Il titolo universitario non offre più la “garanzia” di trovare lavoro, la domanda di laureati nel lecchese lo scorso anno si è elevata a 800 posti contro i circa 1700 laureti in cerca di occupazione. Va meglio ai diplomati, con assunzioni nel 75-80% dei casi negli ultimi tre anni.
Negativa anche l’occupazione femminile, scesa da 61.400 lavoratrici nel 2014 a 60.800 alla fine dello scorso anno, tornata ai livelli del 2008. “Nei primi anni della crisi parlavamo di una perdita di posti di lavoro prettamente maschile, nel 2015 è invece calato il numero di occupate” ha sottolineato Luca Schionato, ricercatore del Gruppo Clas che ha evidenziato i dati del rapporto insieme al collega Daniele Rusconi della Camera di Commercio .

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