LECCO- “La vicenda dell’Aerosol di Valmadrera mostra come un altro pezzo di industria lecchese rischia di andare in fumo e di portare con sé la vita e le prospettive di 95 lavoratori e delle loro famiglie. Fino al gennaio di quest’anno la proprietà dell’azienda era della famiglia Fiocchi: oggi –guarda caso- è di un’anonima società con sede in Lussemburgo.
Un vecchio politico democristiano diceva sempre che “a pensar male si fa peccato ma spesso si indovina”. E allora ci poniamo -e poniamo al sindacato e agli industriali lecchesi- alcune domande. Primo: di chi è la responsabilità della crisi di un’azienda sana in termini di professionalità e prodotto? Non di certo dei lavoratori. La responsabilità, lo sappiamo tutti, è di chi in questa vicenda fino ad ora è rimasto nell’ombra ma ha gestito (e gestisce?) l’azienda fino a ieri: la famiglia Fiocchi.
Secondo. Il problema dell’Aerosol è la scarsa capitalizzazione e la poca liquidità? Ma i problemi di capitalizzazione non nascono dalla sera alla mattina. Chi non ha messo le risorse necessarie in azienda? I lavoratori? Semmai questi sono gli unici che l’hanno fatto e di responsabilità ne hanno avuta anche troppa, facendo sacrifici e autoriducendosi il salario con i contratti di solidarietà (ma è servito?). Le banche? Non è dato sapere.
E i reali padroni dell’azienda, i fratelli Fiocchi? Hanno capitalizzato adeguatamente l’azienda finché è stata formalmente in loro possesso? Quali strategie hanno seguito? Perché l’hanno venduta ad una società anonima con sede in Lussemburgo? Forse per rendere impossibile capire la reale situazione della gestione?
Se vogliamo affrontare seriamente la situazione, è a Via Santa Barbara 4 che bisogna bussare: perché qualcuno va richiamato alla sua responsabilità. Il gruppo Fiocchi è in espansione e ha tutte le risorse per intervenire. Gli industriali lecchesi dicono “ogni due per tre” di sentire la responsabilità per il loro territorio: lo dimostrino. Terzo.
La vicenda dell’Aerosol dimostra che non possiamo andare avanti con un sistema in cui i capitali e le società possono essere disfatte e spostate a piacimento in giro per il mondo: per evitare casi come questi e i tanti casi di delocalizzazione produttiva che stanno massacrando il tessuto industriale di questo territorio, occorre una legge che riduca o impedisca la mobilità internazionale dei capitali”.
Partito della Rifondazione Comunista
Federazione di Lecco