Edilizia, allarme Ance: “In 2 anni persi 669 posti di lavoro”

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LECCO – “L’edilizia sta vivendo un momento particolarmente difficile. Siamo davvero all’anno zero”. Sono le parole del presidente di ANCE Lecco, Mario Sangiorgio a sottolineare la gravità della situazione nell’edilizia; una crisi che colpisce pesantemente anche il nostro territorio:

“Nella nostra provincia – prosegue il presidente dei costruttori – dal 2010 ad oggi, osservando i dati della Cassa Edile, abbiamo perso 113 imprese (il 13,1%), oltre 669 posti di lavoro (il 16,9%) e 134 mila ore di lavoro (22,6%). Una discesa progressiva, con indici purtroppo costantemente in aumento: solo dallo scorso anno ad oggi 74 sono le aziende che mancano all’appello, 329 i posti di lavoro perduti e quasi 50 mila le ore lavorate in meno. Anche se il 2013 non lascia intravvedere nessun segnale di ripresa”.

E’ in questo contesto che venerdì prenderà il via  l’Assemblea annuale di ANCE Lecco dal titolo “Edilizia Anno Zero: ricominciare dall’impresa”. L’incontro, che vedrà la relazione del presidente di ANCE Lecco Mario Sangiorgio, prevede l’intervento di Roberto Perotti (professore ordinario di Economia Politica all’Università Bocconi di Milano). Le conclusioni saranno affidate al presidente nazionale ANCE, Paolo Buzzetti.

“Di fronte a questa situazione – spiega il presidente Sangiorgio – occorre che l’impresa sia riportata al centro di ogni agenda politica e istituzionale, da quella comunitaria a quella dei nostri comuni. Occorre rilanciare l’industria. E per farlo servono risorse, che vanno recuperate sia da una severa lotta all’evasione, sia da una “spending review” meno demagogica e più mirata, che vada a colpire le sacche dove si annidano davvero gli sprechi, l’inefficienza e la corruzione. Il rigore non basta da solo: serve una politica di investimenti e un cambio di mentalità, a tutti i livelli, a cominciare da quello locale”.

“Abbiamo di fronte una grande opportunità che va sfruttata. – conclude Sangiorgio – Mi riferisco al futuro delle nostre città. Un futuro che deve fare i conti con la scadenza del 2020 e con le regole che il protocollo di Kyoto ci impone per allora in materia di risparmio energetico. Occorre dunque sfruttare il tempo, non molto, che ci separa da questo appuntamento per operare un rinnovamento profondo del volto urbano dei nostri comuni attraverso interventi di miglioramento qualitativo dell’esistente. Serve un vero e proprio piano di iniziative finalizzate a una radicale riqualificazione del tessuto che contraddistingue i nostri paesi, avendo l’attenzione di adeguare secondo le normative vigenti i moltissimi edifici costruiti fino agli anni Settanta, assolutamente inadeguati rispetto ai nuovi standard di sostenibilità ed efficienza energetica. È un’idea che deve trovare in chi ci amministra risposte attente, rapide e concrete. Infine è ugualmente necessario rilanciare una forte azione di investimenti da parte di Comuni ed enti locali, indirizzata alla riqualificazione e al miglioramento delle strutture e infrastrutture di servizio, il Patto di stabilità è un freno iniquo che va assolutamente rimosso”.