Luci e ombre nell’ultimo report sul Mercato del Lavoro nel lecchese
Crescono produzione ed export ma diminuiscono i lavoratori ‘attivi’, molti fuoriusciti nell’anno della pandemia
LECCO – Ancora una volta è “resilienza” la parola chiave per il mondo economico lecchese, dopo l’uscita dall’emergenza sanitaria e dalle sue ripercussioni, alla quale però va ad aggiungersi la parola “incertezza” per i futuri scenari dovuti ai rincari per energia e materie prime, per la guerra in Ucraina e alle dinamiche non positive dal punto di vista occupazionale.
E’ quanto emerge dal Report annuale dell’Osservatorio Provinciale del Mercato del Lavoro di Lecco presentato questa mattina, giovedì, in Camera di Commercio,
Un quadro fatto dei colori accesi della ripresa che, dopo le difficoltà e i rallentamenti delle attività produttive e dei servizi nel corso del 2020, ha dato nuovo slancio all’economia del territorio con un recupero nel 2021 delle perdite dell’anno precedente e in molti settori anche un miglioramento.
La produzione industriale, si legge nel report, è aumentata dell’11%, più contenuta è risultata la crescita della produzione nell’artigianato, anch’essa positiva, Un incremento superiore al 20% si è registrato per le ore lavorate nell’edilizia, settore supportato dai bonus fiscali ed è pure positiva è risultata la variazione nelle attività commerciali e turistiche (+4,3%). Ottima anche la ripresa dell’export cresciuto del 19% (nei primi 9 mesi) rispetto al 2020 con valori superiori nella misura del 5,5% anche rispetto al 2019.
Tinte decisamente più scure invece per l’occupazione, con dati negativi
per quanto riguarda il numero di occupati, diminuiti in valori assoluti di 7.000 unità nel 2021 rispetto al 2020, con un tasso di occupazione pari al 65,8%, in flessione rispetto al 2020 (68,9%).
Non è però aumentata altrettanto la disoccupazione (incrementata lievemente dal 5,2 al 5,5%). Una dinamica imputata al fatto che diverse delle persone che hanno lasciato il mondo del lavoro sono lavoratori autonomi o indipendenti, già avanti con l’età, che hanno deciso di chiudere l’attività nell’anno della pandemia e di andare in pensione, così come le minori occasioni, dovute sempre all’emergenza sanitaria, di lavoro stagionale e saltuario. Infine, una delle cause possibili è l’effetto scoraggiamento verso il mercato del lavoro, facilitato anche da crescenti possibilità a beneficiare di sussidi pubblici.
“Va anche specificato che l’Istat ha recentemente modificato il metodo di rilevazione, adeguandosi al modello europeo. La stessa definizione di occupato oggi per esempio esclude i lavoratori cassintegrati dopo tre mesi di inattività e gli autonomi se l’attività è temporaneamente sospesa – ha spiegato Andrea Gianni di Ptsclas, redattore del rapporto insieme a Gianni Menicatti che ha introdotto la presentazione – Lo scenario che le nostre analisi avevano rilevato, prima di ricevere i dati Istat usciti a marzo non era positivo e questi dati sono sicuramente più sconfortanti”.
E’ una fase inedita, ha rimarcato Marco Galimberti presidente della Camera di Commercio Como-Lecco: “Siamo usciti dalla fase dell’emergenza Covid e le imprese stanno affrontando ulteriori problematiche relative al costo delle materie prime e dell’energia, oltre che le preoccupazioni per le tensioni alle porte dell’Europa”.
Galimberti ha sottolineato che, nonostante la crescita di assunzioni in alcuni settori (edilizia e turismo) restano diverse criticità sul mercato del lavoro come il mismatching tra domanda e offerta “che oggi sfiora il 40%” dovuto ad una ricerca di profili tecnici da parte delle aziende che non trova corrispondenza nella platea di chi cerca lavoro oggi.
Inoltre si è ridotta nel lecchese la propensione all’assunzione di laureati che, nel frattempo, trovano migliori occasioni di lavoro fuori provincia, soprattutto nell’area milanese.
L’importanza di investire in formazione
“Tuttavia, nella sola provincia di Lecco, ci sono alcune migliaia di persone a rischio di marginalizzazione o esclusione dal mercato del lavoro, proprio perché carenti o prive di un bagaglio minimo di competenze ed esperienze qualificate che possano rendere attrattivi i loro profili professionali – ha ricordato Carlo Malungani, consigliere provinciale delegato alle politiche del lavoro – si tratta di persone per lo più adulte, prevalentemente over 45, caratterizzate in genere da livelli di istruzione medio-bassi, limitate competenze informatico-digitali e bassa qualificazione professionale, ma anche giovani che non sono ancora riusciti a imboccare un percorso lavorativo duraturo e si sentono smarriti, o ancora migranti che cercano di costruire un progetto di vita nel nostro Paese”.
“Queste frizioni – ha aggiunto – possono essere in parte superate agendo sulla capacità del territorio di individuare e promuovere strumenti finalizzati ad aumentare l’occupabilità delle persone in età lavorativa, favorendo l’acquisizione di competenze di base, trasversali e tecnico-specialistiche richieste dal sistema produttivo locale. La Provincia di Lecco è fortemente impegnata in attività e iniziative che riguardano l’orientamento, l’istruzione, la formazione professionale e il lavoro”.
“Dobbiamo ripensare al sistema scolastico e della formazione – ha concluso Malungani – con un piano dell’offerta formativa e percorsi scolastici maggiormente in linea con i fabbisogni di competenze espressi dal mondo produttivo, maggiori investimenti sulla formazione continua e permanente, politiche attive del lavoro più efficaci, potenziamento dei percorsi di riqualificazione professionale”.