Consegnato al Ministro delle Autonomie e degli Affari Regionali Erika Stefani il dossier
Il presidente di Confindustria Lecco e Sondrio Lorenzo Riva: “Senza impresa non c’è futuro per le Terre Alte”
LECCO – E’ stato consegnato al Ministro delle Autonomie e degli Affari Regionali Erika Stefani il dossier con le proposte formulate dal Tavolo “Innovazione Sostenibile e Imprese in Montagna”, istituito nell’ambito degli Stati Generali della Montagna e coordinato da Confindustria, attraverso la sua rete per le Terre Alte.
I punto contenuti nel documento
Diversi e articolati i punti contenuti nel documento: dagli investimenti nella ricerca e nei ricercatori industriali, allo sviluppo del lavoro agile come modalità di lavoro per ridurre le distanze fisiche proprie dei territori di montagna; dall’introduzione di un “credito di imposta” utilizzabile dai beneficiari in compensazione con i propri debiti erariali e contributivi per investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione, all’attivazione di bandi interprovinciali e interregionali per permettere la collaborazione tra imprese, centri di ricerca, università, start up che superino i confini amministrativi.
Lorenzo Riva, presidente di Confindustria Lecco e Sondrio
Innovazione e sostenibilità rappresentano due fattori chiave per favorire il sistema di imprese, soprattutto manifatturiere, che costituisce la leva più importante per garantire occupazione e quindi sviluppo alle aree montane. “Senza impresa – evidenzia il presidente di Confindustria Lecco e Sondrio Lorenzo Riva – non c’è futuro per le Terre Alte. Ed è da questo punto che deve partire ogni programmazione per questi territori. Con una premessa fondamentale: prima di tutto serve un nuovo immaginario collettivo della montagna”.
“Bisogna uscire dalla rappresentazione di queste aree come regno della natura non contaminata dall’attività umana, dove l’ecologia è possibile in quanto altra rispetto alla dimensione produttiva. Luoghi senza economia, senza lavoro, senza trasformazione della materia da parte dell’uomo e della tecnologia. Un immaginario che mal si concilia, però, con nuove e più incisive politiche di sviluppo delle Terre Alte, con progettualità di vita e di lavoro di nuovi potenziali montanari, con azioni e iniziative per il mantenimento del sistema di imprese, soprattutto manifatturiere, che generano occupazione e benessere anche ad alta quota. Un immaginario che, in ultima analisi, è ostile alla sopravvivenza stessa delle zone montane”.
“Le montagne possono trovare un impulso allo sviluppo se sapranno costruire un nuovo racconto di sé stesse come aree dove l’innovazione tecnologica e sociale, la qualità del capitale umano e sociale, le sfide ambientali rappresentano nuove opportunità”.