In zona arancione non cambiano le regole per parrucchieri e centri estetici
Clienti di altri comuni impossibilitati a raggiungerli. “Lavoriamo con il freno a mano tirato”
LECCO – Scampati al secondo lockdown ma non dalle difficoltà: i parrucchieri, a differenza di quanto accaduto in primavera, non sono stati compresi tra le attività chiuse a seguito dell’ultimo Dpcm ma le misure contenute nel provvedimento non agevolano il loro lavoro. Da domenica, con il passaggio della Lombardia in ‘zona arancione’ hanno riaperto anche i centri estetici così come gli studi di tatuatori, ma anche per loro la situazione non è diversa.
In particolare sono le restrizioni alla libertà di spostamento ad incidere direttamente sul settore. La domanda degli operatori è sempre la stessa: i clienti possono raggiungere la sede dell’attività se in un comune diverso da quello di residenza?
“Purtroppo, anche in ‘zona arancione’, gli unici spostamenti legittimati tra Comuni sono quelli previsti dal Dpcm, quindi per lavoro o per necessità effettive, ci si può muovere liberamente sono nel proprio comune – spiega Matilde Petracca di Confargianato Lecco – e questo sta creando notevoli problemi alle imprese del servizio alla persona, per le quali il rapporto fiduciario tra cliente e professionista è fondamentale. Quindi, in molti casi, i clienti sono impossibilitati nel recarsi presso il proprio parrucchiere o estetista”.
“Queste restrizioni – prosegue – colpiscono soprattutto le attività ubicate nei comuni più piccoli dove il giro di clienti è decisamente più limitato”.
Nelle scorse settimane la Prefettura ha esteso la possibilità di fruire di questi servizi oltre che nel proprio comune di residenza anche in quello dove si lavora, oppure ancora se vi transita nello spostamento tra casa e luogo lavoro. “Come associazione abbiamo contattato direttamente la Prefettura che ci ha dato queste indicazioni – spiega Pertacca – è un’apertura che comunque non colma le difficoltà degli operatori”.
Aperti e senza aiuti
Difficoltà che, almeno per quanto riguarda i parrucchieri, questa volta non saranno ‘ristorate’ dai contributi dello Stato: “Essendo rimasti aperti, pur con meno appuntamenti – ci spiega la referente di Confartigianato – i parrucchieri sono esclusi dai codici Ateco delle attività interessate dal Decreto Ristori”.
“Siamo aperti ma non per tutti – sottolinea il presidente della categoria, Giuseppe Lacorte – lavoriamo sì ma con il freno a mano tirato. L’umore degli operatori è di amarezza e rabbia, anche perché altrove in Lombardia le interpretazioni sono diverse ed è consentito ai cittadini spostarsi e raggiungere il proprio parrucchiere o centro estetico. Servirebbero norme chiare e uguali per tutti”.