Stanno arrivando i contributi economici per le attività chiuse dal 24 ottobre
Per palestre e piscine gli aiuti sono però una ‘magra’ consolazione
LECCO – Attesi e sperati, sono arrivati giusto ieri, martedì, i primi contributi economici annunciati nel decreto Ristori per quelle attività costrette a chiudere a seguito dal Dpcm del 24 ottobre: palestre, piscine, centri benessere, teatri e cinema, mentre per metà mese sono attesi anche gli aiuti per tutti gli altri operatori, dai negozi al dettaglio alla ristorazione, interessati dall’ultimo decreto e in particolare dall’istituzione della zona rossa.
“L’ho ricevuto in mattinata” spiega Adelio Chiodi, titolare di ‘In Palestra’ di via Pergola. Si tratta di uno stanziamento raddoppiato (200%) rispetto a quello erogato per le chiusure della scorsa primavera. Purtroppo di ossigeno ne darà ben poco: “Non basterà neanche per coprire le spese, che comunque dobbiamo sostenere oltre che il pagamento delle tasse”.
“E’ una situazione difficile – prosegue Chiodi – siamo stati i primi a chiudere a marzo ed è stato lo stesso anche questa volta, nonostante gli adeguamenti che tutti noi abbiamo dovuto sostenere: il distanziamento degli attrezzi, i pannelli di plexiglass a dividere le postazioni, per riadattare gli spogliatoi, colonnine di gel disinfettante e carta per pulire le attrezzature. E mentre noi eravamo chiusi, il resto rimaneva aperto e la gente continuava a girare finché non si è arrivati al lockdown totale. E’ successo in primavera e si rischia di fare lo stesso oggi. A questo punto, mi chiedo, non sarebbe stato meglio chiudere tutto subito e per meno tempo?”.
Una doccia fredda
“L’accredito è arrivato, grazie a dio – ci dice Anna Maria Colombo della Sportline Valentino di Corso Carlo Alberto – quest’ultima chiusura è stata una doccia fredda. Solo due giorni prima era stato diffuso un nuovo protocollo per il nostro settore, con maggiori restrizioni che sostanzialmente non ci avrebbero toccato perché ci eravamo già adeguati a giugno quando avevamo riaperto. Ci eravamo illusi che servisse ad evitare un nuovo stop e invece…”
Nel frattempo, però, i clienti iniziavano comunque a diminuire: “Il calo c’è stato sicuramente, la gente ha paura – prosegue Anna Maria – e i discorsi del presidente Conte riguardo alle nostre attività non hanno aiutato”
Colpiti nei mesi più importanti
Diverse palestre hanno attivato corsi on line per stare vicini ai propri clienti, con gli abbonamenti in molti casi ‘congelati’ in attesa della ripartenza.
“I mesi migliori per il nostro settore sono stati completamente stroncati dalle chiusure – sottolinea Roberto Butta della SmartFit di via Balicco – l’attività si concentra soprattutto tra marzo e maggio, a giugno c’è un calo fisiologico per poi riprendere a settembre fino a novembre e dicembre. Credo che ogni operatore quest’anno abbia perso tra l’80 e il 90%”.
Il ristoro, alla SmartFit, non è arrivato: “Siamo rimasti esclusi dal primo indennizzo di primavera perché in quei mesi avevamo ricevuto pagamenti per lavori di coaching fatti nei mesi precedenti che ci hanno fatto superare la soglia prevista. Si è sbagliato nel metodo, ci si è basati sulla cassa e non sulla competenza delle entrate, quest’ultima sarebbe stata più coerente con il reale andamento delle attività. Il risultato – aggiunge Butta – è che non abbiamo potuto contare su quegli aiuti e, essendo automatizzati, rischiamo di non ricevere neanche questi ristori. Ci stiamo attivando per cercare di potervi accedere”.
Piscine all’asciutto
Anche i gestori delle piscine sono provati dalla nuova chiusura e aspettano gli aiuti promessi: “Stiamo ancora attendendo la prima tranche per i mesi di marzo, aprile e maggio – spiega Alessandra Milani della Pratogrande di Garlate – si tratta di un ristoro che, per realtà grandi come la nostra, non cambierà di molto il risultato della perdita subita quest’anno. Abbiamo perso il clou della scorsa stagione sportiva e dopo sei settimane ci siamo dovuti fermare di nuovo”.
“Quello che è mancato, riguardo a questi contributi economici, è la proporzionalità rispetto alle attività del settore. Un’azienda come la nostra ha dei costi di gestione diversi da quelli delle associazioni sportivi, meritevoli anch’esse di sostentamento, ma inevitabilmente, dando a tutti lo stesso ristoro, si crea uno squilibrio negli aiuti”.
Gli aiuti al mondo della cultura
Tra le attività che possono godere dei ristori ci sono le sale cinematografiche e i teatri dove il sipario di nuovo calato sulla stagione.
“L’abbiamo ricevuto – conferma Mario Bonacina, direttore del Cenacolo Francescano – è arrivato con l’automatismo previsto, incrementato del 200%. Sicuramente è un aiuto rispetto ad un’annata tragica per il mondo del cinema e del teatro, che praticamente, con la chiusura estiva sommata alle chiusure dovute all’emergenza sanitaria, hanno lavorato solo due mesi”.
Attività ridotta e anche a causa di ciò il Cenacolo non è riuscito ad ottenere un ulteriore finanziamento previsto dal Ministero della Cultura: “Il requisito era aver proiettato almeno 20 film dall’inizio dell’anno, noi ci siamo fermati a 19. Sarebbe basta un’ultima serata di cineforum per accedervi”.
Sul nostro territorio il cinema è soprattutto parrocchiale, fatto di volontariato, quindi le chiusure non incidono su lavoratori dipendenti e gli aiuti ottenuti consentiranno di rientrare soprattutto dagli investimenti fatti per adattare le sale alle norme di sicurezza anti-Covid.
“Abbiamo ridotto la capienza, mettendoci in regola rispetto alle nuove misure previste e con una certa cautela avevamo riaperto a settembre, salvo poi dover interrompere di nuovo – spiega Claudio Santoro del Palladium – il problema con cui dovranno fare i conti le sale cinematografiche sono anche le scelte dei produttori, come la Disney, che sempre più spesso scelgono le piattaforme streaming domestiche per le uscite di nuovi film. Scelte dettate dall’attuale situazione di emergenza sanitaria che ci vede tutti a casa ma che potrebbe essere una tendenza confermata anche in futuro”.