Cgil Lecco e Uil Lario spiegano le motivazioni dell’adesione allo sciopero generale
Dalla Flat tax ai voucher “meno equità e più precari. La manovra del Governo non ascolta il mondo del lavoro”.
LECCO – Mancano ormai pochi giorni allo sciopero generale indetto per questo venerdì da Cgil e Uil a livello nazionale contro la legge di bilancio al vaglio del Governo Meloni e le misure che l’esecutivo ha inserito nella manovra, considerate in molti casi peggiorative da parte dei due sindacati. Una mobilitazione che prevede un’astensione di quattro ore dal lavoro e alla quale la Cisl ha deciso di non partecipare.
La protesta sarà declinata sul territori con presidi davanti alle Prefetture. A Lecco, la manifestazione si svolgerà dalle 9 alle 11.30. “Si è scelta la Prefettura perché, dopo il Governo, è l’istituzione più alta sul territorio – spiega Diego Riva, segretario della Cgil di Lecco in conferenza stampa insieme al collega di segreteria Marco Brigatti e ai referenti di Uil Lario Giuseppe Incorvaia e Roberto Penati – incontreremo il prefetto e a lui affideremo le nostre istanze affinché le porti ai livelli superiori”.
“Lo sciopero – aggiunge Riva – sarà articolato in modo differente nelle diverse categorie, quattro ore di astensione dal lavoro la mattina o il pomeriggio. Ogni sciopero pesa economicamente sui lavoratori, per questo il sindaco ha una responsabilità importante quando decide di indire una mobilitazione lo fa se non ci sono altre soluzioni. In questo caso, scioperiamo perché il mondo del lavoro non è stato ascoltato”.
Tanti i punti contestati sulla manovra: “Alcuni problemi già evidenziati al precedente Governo Draghi li ritroviamo anche peggiorati – spiega il segretario della Cgil – Vero che ci sono stati colloqui con l’esecutivo ma solo a cose fatte. La legge di bilancio dà un indirizzo per noi completamente sbagliato, dal punto di vista dell’equità tra cittadini, delle pensioni e della precarietà dei giovani. Risponde ad una sola parte del Paese”.
Sulla Flat tax al 15%, Cgil e Uil denunciano come alcune categorie di lavoratori risulteranno avvantaggiate rispetto ai dipendenti sui quali pesa una tassazione al 43% oltre a ridurre le entrate tributarie e quindi la possibilità per lo stato di erogare i servizi. Per i sindacati “chi prende di più deve contribuire in misura maggiore, chi invece ha un reddito inferiore deve avere delle agevolazioni”.
I voucher fino a 10 mila euro? “Come trovare lavoro passando dal tabaccaio anziché dal centro per l’impiego” sottolinea Riva rimarcando come la precarietà che questa misura rischia di allargare andrà a pesare sul sistema di contribuzione che regge l’erogazione delle pensioni.
Riguardo a queste ultime, poi, i sindacati chiedono di distinguere le soglie legate alla contribuzione, a 41 anni, da quella dell’età “per consentire il pensionamento dei lavoratori precoci, ampliando anche la platea dei lavori usuranti” e che non si tocchi la rivalutazione ottenuta con il Governo Draghi.
“Opzione donna, se sarà così modificata, è praticamente abolita – dice Incorvaia della Uil – perché le soglie inserite riducono a poche centinaia di lavoratrici la possibilità di accedervi. Eppure era una possibilità utile a tante mamme e lavoratrici di ambiti usuranti per uscire dal mondo del lavoro e garantirsi una pensione seppur ridotta del 30%”.
C’è anche la questione del reddito di cittadinanza, sui cui i sindacati avevano espresso le proprie perplessità a suo tempo ma su cui si dicono contrari all’abolizione senza un’alternativa concreta e senza investire sui centri per l’impiego. I sindacati chiedono poi la detassazione delle tredicesime, per dare maggiore potere d’acquisto al cittadino, e la tassazione al 100% degli extra-profitti.
“Il Governo bollava come le nostre richieste come da ‘paese dei balocchi’ quando in campagna elettorale faceva propaganda annunciando pensioni minime a mille euro, salvo poi rendersi conto che certe misure non sono possibili – ha aggiunto Incorvaia – Non c’è la lotta all’evasione fiscale che sappiamo alimenti in parte quella malavita organizzata che anche sul nostro territorio si è radicata. La manovra disegna una visione di Paese lontana dalla nostra cultura”