Da maschera sub Decathlon a respiratore, collabora anche un’azienda di Nibionno

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Le valvole stampate alla Sharebot di Nibionno

Stampate anche a Nibionno le valvole per convertire le maschere da sub della Decathlon

L’idea lanciata da un’azienda di Brescia vede la collaborazione della Sharebot

NIBIONNO – C’è anche un po’ di Brianza lecchese nell’innovativo progetto nato a Brescia che sarà di grande aiuto nella cura dei pazienti affetti da Coronavirus: la conversione delle maschere da snorkeling della Decathlon in respiratori d’emergenza da utilizzare negli ospedali.

Un prototipo ideato dall’impresa bresciana Isinnova, specializzata in stampa 3D, che ha messo a disposizione il brevetto a chiunque del settore voglia dare una mano, senza scopo di lucro, nella produzione di questi congegni, più che mai preziosi alle strutture che si occupano di malati Covid-19. Un appello a cui ha aderito anche la Sharebot di Nibionno, che nella giornata di ieri ha spedito centinaia di valvole verso Brescia.

La conversione della maschera da sub di Decathlon ideata da Isinnova

“Nello specifico si tratta di raccordi che vengono applicati nella parte superiore della maschera per collegarla ai distributori di ossigeno in uso agli ospedali – spiega Arturo Donghi – ci è stato segnalato il progetto, abbiamo chiesto agli amici di Brescia cosa potevamo fare e ci hanno inviato il file necessario per la stampa del manufatto”.

Un impegno ‘pro bono’ da parte dell’impresa di Nibionno che si allargherà ad altri progetti: “Siamo in contatto con il Politecnico di Milano e con alcuni ospedali, stiamo attendendo nuovi file per avviare la produzione. Per stampare utilizzeremo un nuovo materiale anti-batterico (sanafor) lavorato da un nostro fornitore, la Fiberforce, che ce lo ha donato. A nostra volta, doneremo le nostre lavorazioni ai partner di queste iniziative”.

Dal tessile alla stampa 3D

La Sharebot di Nibionno nasce a qualche anno dalla chiusura, nel 2009, della storica azienda tessile Donghi, nella stessa sede della frazione di Cibrone. Eppure il tessile c’entra ancora perché la stampa 3D, con altri tipi di procedimenti, utilizza filamenti di materiale termoplastico per la creazione dei prodotti.

La storia recente dell’azienda inizia con Andrea Radaelli che progetta, costruisce e lancia sul mercato la stampante “Sharebot Kiwi LC”, a lui si aggiunge un team di imprenditori (Arturo Donghi, Ambrogio Donghi, Matteo Vittorio Abbiati e Cristian Giussani).

La produzione delle valvole alla Sharebot di Nibionno

“Oggi la Sharebot conta 16 collaboratori – spiega Arturo Donghi – in questi giorni  siamo formalmente chiusi ma ho la fortuna di abitare nello stesso caseggiato dell’azienda quindi materialmente mi occupo del lancio delle stampe mentre una decina di persone stanno lavorando già da 15 giorni in smartworking e da casa preparano i file necessari alla produzione”.

“La stampa 3D – conclude Donghi – una tecnologia tutta nuova e che sta ancora scoprendo i suoi campi di applicazione”.

La geniale conversione della maschera da sub

L’intuizione di convertire la maschera da snorkeling della Decathlon è venuta all’ex primario dell’Ospedale di Gardone Valtrompia, il dott. Renato Favero, che ha proposto lo sviluppo alla Isinnova di Brescia, già impegnata nella realizzazione con stampa 3d delle valvole d’emergenza per respiratori.

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Decathlon, raccontano dalla Isinnova, “si è resa immediatamente disponibile a collaborare fornendo il disegno CAD della maschera che avevamo individuato. Il prodotto è stato smontato, studiato e sono state valutate le modifiche da fare. È stato poi disegnato il nuovo componente per il raccordo al respiratore, che abbiamo chiamato valvola Charlotte, e che abbiamo stampato in breve tempo tramite stampa 3d. Il prototipo nel suo insieme è stato testato su un nostro collega direttamente all’Ospedale di Chiari, agganciandolo al corpo del respiratore, e si è dimostrato correttamente funzionante”.

Il brevetto è stato reso libero in modo da poterne agevolare la produzione nel mondo, esclusivamente per uno scopo non commerciale.

Il prodotto nasce da una situazione di emergenza, ricordano dall’azienda bresciana. “Né la maschera né il raccordo valvolare sono certificati e il loro impiego è subordinato a una situazione di cogente necessità. L’uso da parte del paziente è subordinato all’accettazione dell’utilizzo di un dispositivo biomedicale non certificato, tramite dichiarazione firmata”.