
LECCO – “Negli scorsi giorni ho ricevuto la lettera con cui Comune e Camera di Commercio mi hanno informato di avere assegnato una ricerca al consorzio Aaster del prof. Aldo Bonomi perché, attraverso un lavoro di interviste e indagini sociali ed economiche, il territorio di Lecco possa ‘ripensare le proprie strategie future, ridisegnare il proprio ‘spazio di posizione’, la propria identità e delineare i propri scenari futuri’. Evviva! Era il 2007 quando, intuendo le curve storte su cui si stava ponendo il nostro territorio, l’Api propose pressappoco la stessa iniziativa nella sede dell’allora Comitato Consultivo Deutsche Bank, riscuotendone un tiepido consenso da parte delle istituzioni. L’anno successivo un’altra associazione propose un’analisi simile, ma anche questa volta il sasso gettato precipitò sul fondo dello stagno”.
Sorriso amaro per il presidente di Api Lecco Luigi Sabadini che commenta così l’iniziativa messa in atto da Comune e Camera di Commercio, nei confronti della quale, pur riconoscendone la bontà, ne critica la tempestività rimanendone alquanto basito soprattutto rammentando il fatto che lui stesso, ben 7 anni fa, propose un’azione simile.
“Ora si muovono la Camera di Commercio e il Comune – prosegue Sabadini – Ci sarebbe da essere lieti, se non fosse per il fatto di aver perso il treno per soli 7 anni! E si badi bene, si tratta di un periodo ‘eterno’ se commisurato alla velocità con cui si muovono le economie globali ed i territori nostri concorrenti!”
Il presidente di Api Lecco aggiunge: “Nel frattempo, infatti, è cambiato tutto: aziende allora floride hanno delocalizzato, altre hanno subìto profonde ristrutturazioni, si sono chiusi i rubinetti del credito, il tasso di disoccupazione è triplicato. E ancora, altre province limitrofe hanno fatto balzi in avanti per attivare la risorsa “turismo”, fino ad oggi tenuta in congelatore, e forse riusciranno ad agganciare il flusso di Expo assai meglio di quanto non saremo capaci di fare noi. Alcune aziende, viceversa, si sono mosse in completa autonomia ed hanno conseguito risultati ancor più eccellenti sui propri mercati di riferimento. Anche sul piano istituzionale taluni Enti sono stati svuotati, altri sono in fase di disarmo, le risorse pubbliche in generale scarseggiano e non è tempo, questo, per voli pindarici (o di “progettualità di ampio respiro”, come recitano talune delibere del recente passato)”.
Quindi conclude: “Ben vengano, dunque, gli ‘Stati Generali’ del 2015, per fare il punto della situazione, per fotografare l’esistente (almeno come ‘Ripartire dal territorio’, Censis, 1996) e per ipotizzare un percorso di sviluppo di lungo periodo. Fondamentale sarà, tuttavia, misurare il grado di coesione di compattezza tra gli attori coinvolti suggerendo anche un metodo di lavoro il più possibile plurale e pragmatico. Discriminante non sarà tanto il “cosa fare”, ma il “come fare”, per cui ancor più forte dovrà risultare il richiamo ad una “governance” coesa e responsabile per non sprecare inutilmente altro tempo. Non possiamo più permettercelo”.

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