Lella Vitali, Telefono Donna Lecco: “Con il lockdown più difficile per le donne denunciare la propria situazione”
Grazie alla collaborazione con Asst Lecco sono nati nuovi sportelli antiviolenza nei consultori
LECCO – 25 novembre, oggi si celebra la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. La ricorrenza è stata istituita nel 1999 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite scegliendo una data simbolo, quella del 25 novembre, giorno in cui, nel 1960 in Repubblica Dominicana le tre sorelle Mirabar, Patria, Minerva e Maria Teresa, attiviste politiche, furono brutalmente uccise mentre si recavano a fare visita ai loro mariti in prigione.
Dal 1999 in occasione del 25 novembre in tutto il mondo si svolgono iniziative di sensibilizzazione sul tema della violenza contro le donne, ancora oggi un problema molto diffuso e delicato.
Nell’anno della pandemia e del lockdown forzato, il tema della violenza di genere è forse ancora più sentito. I numeri confermano una realtà che le notizie di cronaca riportate da giornali e media svelano solo in superficie. Secondo un rapporto diffuso dall’Istat nel maggio 2020, durante il lockdown della scorsa primavera (dal 1° marzo al 16 aprile), le telefonate al 1522, il numero verde per aiutare le vittime di violenza di genere e stalking, hanno visto un incremento del 73% rispetto allo stesso periodo del 2019 (del 25% in Lombardia). E se l’avvento della legge Codice Rosso (che, lo ricordiamo, prevede indagini più veloci e un inasprimento delle pene per chi compie violenza sulle donne) aveva portato molte vittime ad abbattere il muro del silenzio, denunciando la propria situazione, la circostanza della convivenza forzata imposta dal lockdown per molte donne ha significato l’impossibilità di segnalare o denunciare i maltrattamenti.
Lo conferma Lella Vitali, presidente della Onlus Telefono Donna Lecco che aderisce insieme ad altre associazioni alla Rete Regionale dei Centri Antiviolenza Lombardia. “Rispetto allo scorso anno rileviamo che il numero di chiamate ricevute è inferiore rispetto alla normale prassi. Questo è principalmente dovuto al fatto che durante il lockdown uomo e donna sono a casa insieme e per la donna è difficile riuscire a telefonare. Questo è successo la scorsa primavera ma lo stiamo vedendo anche ora, pur in un lockdown più lieve”. Un problema che le operatrici di Telefono Donna stanno cercando di arginare come possibile: “Quando riusciamo a ricontattare le vittime aiutiamo – ha spiegato Vitali – anche in questo periodo di chiusure e limitazioni offriamo il supporto necessario da remoto. Rispondiamo o comunque ricontattiamo tutte le donne che si rivolgono a noi, la telefonata arriva alla nostra sede e viene subito smistata ad una delle operatrici che lavora”. Non sempre, come spiegato dalla presidente, alla chiamata segue la presa in carico della vittima: “Capita spesso che alcune donne facciano la prima telefonata segnalando la situazione e poi non vogliono fissare il colloquio oppure lo fissano ma non si presentano. Se la situazione è particolarmente grave, magari con figli minori di mezzo, si interviene prontamente”.
126 donne seguite da Telefono Donna Lecco
Dall’inizio dell’anno l’associazione segue 126 donne. Di queste 34 sono straniere, 37 hanno figli minori. Per 4 donne si è reso necessario il Pronto Intervento, ovvero l’attivazione delle procedure per l’ospitalità temporanea in ambiente protetto di donne sole o con figli minori, vittime di violenza, in situazioni di urgenza /emergenza. 30 le donne che hanno denunciato la propria situazione.
“La maggior parte denuncia violenze fisiche, in numero inferiore quelle psicologiche ma è bene specificare che questa tipologia di violenza può essere più subdola di quella fisica perché riduce la donna a non essere più in grado di reagire. La violenza psicologica annulla la donna facendole perdere autorevolezza, i percorsi di recupero sono spesso molto complessi, queste donne arrivano da noi completamente devastate” ha concluso Lella Vitali.
Asst e Telefono Donna insieme: sono 5 gli sportelli antiviolenza nei consultori familiari
Sono nati nel 2014 grazie a un’apposita convenzione tra l’allora Asl di Lecco e le associazioni Telefono Donna Lecco e Altra metà del cielo – Telefono Donna di Merate. E da allora, nelle sedi di Lecco e Casatenovo, hanno aiutato tantissime donne a riprendersi in mano la propria vita. Ora, ai primi due storici sportelli antiviolenza della nostra provincia, aperti all’interno dei consultori familiari dell’Ats, si sono aggiunte altre tre sedi, a Calolzio, Cernusco e Mandello in modo da poter riuscire a coprire in maniera più capillare il territorio.
“La collocazione di questi sportelli all’interno dei consultori è risultata un’idea vincente visto che questi luoghi sono considerati più accessibili – spiega Ivana Bassani, responsabile del servizio consultorio familiare dell’Asst Lecco – . Capita così che una donna che si rivolge al consultorio per uno dei tanti servizi di benessere psicofisico offerto possa poi, in caso di necessità, bussare anche alla porta dello sportello antiviolenza, potendo parlare e confrontarsi con i volontari preparati e competenti delle due associazioni con cui è stato sottoscritto l’accordo. Può invece anche succedere che una donna che si rivolge allo sportello poi abbia bisogno di un supporto dal consultorio familiare e in questo caso la presenza di entrambi i servizi nello stesso posto rende più snello e semplice il passaggio”.
Sono tanti i servizi offerti all’interno di questi presidi territoriali, gestiti da Asst: dall’ambulatorio ostetrico ginecologico con tanto di percorso nascita e attenzione al puerperio alla tutela sociale passando per le prestazioni psicologiche, riservate al contesto della coppia e della famiglia con riguardo particolare ai ragazzi adolescenti. La sinergia non si esaurisce chiaramente alla condivisione dello stesso edificio, ma lavora ben più nel profondo. “Viene promosso un confronto anche in itinere per tutta la durata della presa in carico della paziente all’interno del consultorio familiare”.
Bassani chiarisce subito: “Così come il consultorio familiare non si occupa di patologie, anche lo sportello antiviolenza non accoglie donne che presentano segni (freschi) di violenza, come ecchimosi o livid
i. In questo caso le indirizziamo subito al Pronto Soccorso per affrontare l’emergenza in corso (per il servizio svolto in ospedale leggi qui)”.
Un servizio, quello degli sportelli anti violenza, che negli anni ha registrato una forte impennata, complice anche la maggior sensibilità sull’argomento. “Siamo passati da 5 donne seguite nel 2015 da Telefono Donna Lecco a 43 nel 2019”. L’attività non si è mai fermata neppure durante il lockdown di marzo, anche se gli operatori hanno dovuto rinunciare alla presenza per poter svolgere i servizi in sicurezza da remoto utilizzando anche le videochiamate.
Il lavoro, “passaporto per uscire dallo stato di violenza”
In occasione del 25 novembre il consigliere alle Pari Opportunità della Provincia di Lecco Adriana Ventura ha scritto una lettera aperta dedicata alle donne e al tema del lavoro, centrale “per uscire dallo stato di violenza”. “La violenza sulle donne si ripercuote inevitabilmente anche sul lavoro delle donne, sia quando il lavoro ce l’hanno sia se un lavoro non ce l’hanno” scrive Ventura. “Il lavoro rappresenta il necessario passaporto non solo per l’aspetto economico, ma per la riconquista dell’autonomia, autostima, sicurezza ma anche per sfuggire dalla violenza che è una violazione dei diritti umani. La centralità del lavoro è dunque un punto da cui ripartire e richiede un enorme cambiamento culturale tra tutti”. L’emergenza Covid, per la consigliera, ha inasprito le diseguaglianze già esistenti tra uomini e donne. “In questo scenario di forte trasformazione, nel post Covid, anche l’arrivo di fondi europei deve essere un’occasione per ridurre le disparità di genere, terreno fertile per la violenza sia di genere che economica; è un’ottima occasione – conclude Ventura – per cambiare passo e contribuire alla crescita del tasso di occupazione femminile”.