LECCO – Era uno dei progetti portato avanti dal dott. Francesco Cantù, il primario di Cardiochirurgia scomparso tragicamente sul monte francese del Dome des Ecrins, e lo hanno portato a termine i suoi colleghi dell’ospedale Manzoni che nei giorni scorsi hanno eseguito l’impianto del primo e unico defibrillatore cardiaco compatibile con la Risonanza Magnetica in ogni parte del corpo .
L’intervento realizzato dai cardiologi Franco Ruffa e Camillo Gerosa è molto semplice e si è concluso con successo.
“La novità – spiega Ruffa – risiede nel fatto che questo paziente, benché portatore di un dispositivo medico impiantabile, potrà sottoporsi, se necessario, all’esame di risonanza magnetica, fino ad ora preclusa ai portatori di defibrillatore impiantabile.”
A beneficiare dell’intervento è stato un 70enne lecchese soggetto ad una grave aritmia cardiaca.
“Un defibrillatore cardioverter impiantabile – aggiunge il cardiologo – è un piccolo dispositivo salva vita indicato per i pazienti soggetti di fibrillazione ventricolare. E’ un piccolo dispositivo che viene impiantato sottopelle, appena sotto la clavicola, con una operazione chirurgica di breve durata. Attraverso i due elettrocateteri (sottili fili isolati) trasmette informazioni dal cuore al dispositivo e, ove necessario, conduce gli impulsi elettrici al muscolo cardiaco. Il defibrillatore è l’unico dispositivo in grado di riconoscere una tachiaritmia ventricolare maligna e di erogare automaticamente una terapia elettrica immediata in pazienti a rischio di morte cardiaca improvvisa”.
Circa il 63% dei pazienti con defibrillatore cardiaco dovrà sottoporsi, entro 10 anni dall’impianto, a un’indagine di risonanza magnetica, esame clinico diventato ormai fondamentale per la corretta diagnosi di molte patologie. Rispetto ai precedenti defibrillatori, la nuova tecnologia consente al paziente di accedere alle indagini di risonanza magnetica e, pertanto, di scoprire eventuali condizioni patologiche potenzialmente letali.
Il nuovo prodotto, che mantiene la stessa durata di batteria – fino a 11 anni- dei dispositivi precedenti, è associato ai cateteri sicuri per l’uso in ambiente RM, con 10 anni di performance garantita con controllo attivo. Il costo di ognuno di questi defibrillatori si aggira intorno ai 10 mila euro.
“Il defibrillatore, inoltre – afferma Camillo Gerosa – include un algoritmo esclusivo di riduzione degli shock, che permette al dispositivo di distinguere le alterazioni del ritmo cardiaco pericolose da quelle innocue. Infatti, benché la maggioranza delle scosse erogate dal defibrillatore siano necessarie per trattare le aritmie potenzialmente fatali, secondo gli studi, una percentuale pari al 20% dei pazienti impiantati può subire scosse inappropriate, in risposta ad una aritmia benigna o rumore elettrico rilevato dal dispositivo”. Tale tecnologia aiuta a eliminare intervento non necessario del defibrillatore, riducendo il tasso degli shock inappropriati del 98% l’anno”.
Unica nota negativa è l’impossibilità per quanti hanno già subito l’installazione di un defibrillatore cardiaco di poter usufruire della nuova tecnologia: come spiegato dagli esperti dell’ospedale, anche se il “vecchio” defibrillatore dovrà comunque essere sostituito dopo circa 10 anni, ne dovrà essere installato uno tradizionale visto che parte del materiale metallico inserito nella prima operazione non potrà essere rimosso dal corpo del paziente. Ogni anno, al Manzoni, vengono installati un centinaio di defibrillatori cardiaci.