Il presidente dell’Airoldi e Muzzi Canali: “Campagna diffamatoria nei confronti del nostro operato”
“Chi ha disposto questo collocamento e chi lo ha richiesto consideri l’ipotesi di rivalutare la situazione”
LECCO – “Basta con il massacro mediatico a cui ormai quasi quotidianamente – in modo superficiale e irresponsabile – i nostri Istituti sono sottoposti da quando, sei mesi or sono, siamo stati chiamati ad ospitare il signor Carlo Gilardi, su richiesta della sua amministratrice di sostegno. Basta con le menzogne e il clima intimidatorio con cui questa storica istituzione lecchese, e tutti coloro che vi lavorano, sono costretti a misurarsi, venendo fatti oggetto di manifestazioni pubbliche di protesta, interpellanze ai più alti vertici istituzionali del Paese e appostamenti al limite della legalità e del rispetto personale e professionale e della tutela della privacy individuale. Il tutto alimentato da trasmissioni giornalistiche nazionali di pseudo-inchiesta, infarcite di menzogne e di false testimonianze, oltre che di malcelati protagonismi personali, che diventano il pretesto per una campagna diffamatoria acriticamente ripresa anche da molti media locali”.
Ad affermarlo è il presidente degli Istituti Airoldi e Muzzi Onlus di Lecco, Giuseppe Canali, dove dal 30 ottobre scorso, su richiesta della propria amministratrice di sostegno avv. Elena Barra, il Sig. Carlo Gilardi, dopo un breve ricovero presso il reparto di psichiatria dell’Ospedale Manzoni di Lecco, è stato ospitato: un collocamento temporaneo che è stato disposto dal Giudice Tutelare presso il Tribunale di Lecco, dott.ssa Marta Paganini.
“Chi ha disposto questo collocamento e chi lo ha richiesto consideri l’ipotesi di rivalutare la situazione. – continua Canali – Doveva essere una situazione temporanea e provvisoria, assunta a tutela del signor Gilardi per consentire che la Magistratura ristabilisse l’ordine e la legalità nel nucleo di persone all’interno del quale il signor Gilardi era solito vivere. Lo abbiamo voluto precisare fin dagli inizi del suo soggiorno e lo abbiamo ribadito con nostra lettera indirizzata sia all’avv. Barra che alla Giudice Tutelare dott.ssa Paganini, chiedendo che fosse dato corso in modo rapido e tempestivo alla soluzione della vicenda, magari semplicemente con il ripristino delle condizioni sanitarie e ambientali adeguate per garantire un pronto rientro del signor Gilardi in uno degli immobili di sua proprietà ad Airuno”.
“Ebbene, – afferma ancora il presidente dell’IRAM – nonostante questa nostra precisa richiesta e le assicurazioni dateci a suo tempo, ad oggi – e dunque a distanza di quattro mesi da dicembre – la situazione è ancora non solo senza soluzione ma anche senza alcuna tangibile prospettiva risolutoria. E la stessa avv. Barra ripetutamente ha segnalato, l’ultima volta con lettera del 14 aprile, come, a tutt’oggi, non sia purtroppo ipotizzabile alcun progetto di re-inserimento del Gilardi nella sua precedente e agognata realtà di vita agreste giacché, nonostante le gravi criticità accertate in sede di CTU circa la possibilità di far aderire il sig. Gilardi a qualsiasi forma di assistenza ritenuta necessaria, gli immobili in Airuno di proprietà dell’amministrato e, in particolare, la sua “casa del Cerè”, unica soluzione abitativa che il signor Gilardi parrebbe contemplare ed accettare, risulterebbero ancora inspiegabilmente occupati da parte dei soggetti che parrebbero da tempo imputati di gravi reati”.
“Nel frattempo, noi continuiamo a fare il nostro quotidiano dovere ospitando il signor Gilardi e, come del resto facciamo con tutti gli altri nostri ospiti, a prendercene cura con la massima attenzione, sia a livello sanitario che socio-assistenziale, favorendo il suo inserimento e la sua partecipazione alla vita sociale degli Istituti. – precisa ancora Canali – Nessuna “carcerazione contro la sua volontà”, come purtroppo siamo stati costretti in questi sei mesi a sentirci accusare; nessuna privazione di libertà, sottrazione di oggetti personali o isolamenti coatti. Né, tanto meno, presunti ordini di servizio ai nostri dipendenti e collaboratori, come anche l’ultima trasmissione di martedì 21 aprile invece adombra, e le manie di protagonismo di qualche locale “paladino della giustizia”, oggi lontano dalla scena politica, pare sostenere assumendosene ovviamente ogni responsabilità. Anzi, siamo certi che in caso di qualsiasi ispezione o controllo che le autorità competenti decidessero di effettuare (come già per altro avvenuto nei mesi scorsi), le stesse potranno verificare e confermare l’appropriatezza del nostro operato”.
“Per il tramite del nostro legale, abbiamo anzitutto chiesto al Presidente del Tribunale che, in tempi brevi, sentiti tutti i soggetti in causa, voglia valutare l’adozione di tutti i provvedimenti, anche comunicativi, ritenuti più opportuni ed efficaci affinché l’odierna situazione possa essere placata, e, soprattutto, siano adottati tutti i provvedimenti ritenuti più opportuni per il signor Carlo Gilardi, anche prospettando una sua diversa collocazione, più consona alle sue manifestate volontà di reinserimento nel suo precedente contesto. Ciò detto – conclude Canali – abbiamo comunque dato mandato al nostro legale avv. Luca Perego di intraprendere tutte le azioni del caso a tutela della nostra rispettabilità, dei nostri dipendenti e collaboratori e di tutti i nostri ospiti, nei confronti di quanti si ostinano a diffondere menzogne e falsità”.