Nel racconto di Pietro Corti una bellissima pagina della storia dei Condor
E’ l’autunno 1978, sul complesso roccioso sopra Barzio viene tracciata la prima via…
LECCO – Autunno 1978, Don Agostino Butturini e alcuni giovani dei “Condor” aprono sullo Zucco Angelone la via Condorpass: si tratta della prima via tracciata sul complesso roccioso che si eleva sopra Barzio e la Valsassina, location oggi particolarmente frequentata e apprezzata dagli arrampicatori per via della sua esposizione favorevole e dell’ottima roccia.
La storia alpinistica dell’Angelone è piuttosto recente, con l’apertura delle prime vie, tra cui “Condorpass”, alla fine degli anni ’70. Esploratori e apritori degli itinerari sono principalmente i giovani Condor, il gruppo alpinistico fondato nel 1974 da Don Agostino Butturini, sacerdote educatore alla scuola media del Collegio Arcivescovile Alessandro Volta di Lecco con una profonda passione per l’arrampicata, trasmessa negli anni a tanti giovani e giovanissimi.
Tra quei giovani, di età compresa tra i 14 e i 16 anni, ci sono Fabio Secchi, Pietro Corti e Stefano Bolis che nell’autunno del 1978, guidati da Don Agostino, si cimentano sulla parete principale dell’Angelone portando a compimento la prima via, chiamata appunto “Condorpass”.
Una giornata avventurosa e indimenticabile, come emerge dal racconto condiviso da Pietro Corti che riportiamo di seguito.
“Ci incontriamo alla stazione a valle della funivia di Bobbio, il Don con lo Stefano Bonaiti Senior, Stefano Junior e il Fabio Secchi, quindi Ciusse ed io, arrivati col pullman. Guardiamo subito la parete dove vogliamo aprire una via nuova: lo Zucco Angelone, il monte che si trova proprio sopra le Placche di Introbio (…).
Ci incamminiamo per un sentiero in piano e poi saliamo diritti per un bosco scosceso fino alla base della parete, entrando in un canale che risaliamo fin quasi al termine. Attacchiamo sul lato sinistro in una rientranza che in alto forma un diedro. Il Don sale piantando molti chiodi perché è piuttosto sporco: terra, arbusti e porcherie varie. Ciusse e Stefano Senior decidono di scendere quando il Don comincia a pulire (ovvero a scaricare macigni di grosso tonnellaggio); temendo una giornata di sofferenza tra erba e sassi mobili… Peccato, perché dopo il tratto iniziale incontriamo placche favolose. Il primo tiro è veramente impegnativo e lo Stefano (Bolis), quello rimasto, lo schioda diligentemente.
Dopo un tratto facile nel bosco per aggirare una zona strapiombante facciamo due tiri splendidi, abbastanza difficili e su ottima roccia. Fabio risolve un traverso a sinistra alla Tarzan, e Stefano, accusa la stanchezza e non riesce più a togliere i chiodi del Don, che piange la dura perdita (16 chiodi) decidendo di non metterne più. Con altre lunghezze, più facili ma sempre bellissime, usciamo su una cima secondaria, raggiungendo la vetta principale dell’Angelone dopo un quarto d’ora di cammino. Lo Stefano è un po’ provato, io anche ma mi tengo su. La soddisfazione è grande e dopo una bella bevuta passa la stanchezza”.
La via segue una serie di fessure e diedri con direttiva quasi verticale sulla cima. Per giungere all’attacco bisogna camminare circa 30 minuti: dopo essere entrati nel bosco dal sentiero che parte dal fondo del parcheggio degli impianti di risalita per Bobbio, seguire le indicazioni per l’Angelone e al primo bivio tenere la destra (indicazioni per 1°/2°/3° Sperone) e al bivio successivo la sinistra. Nel canale seguire la traccia che sale in verticale superando l’attacco di un’altra via, traversare verso sinistra quindi scendere in un canale e attraversarlo con l’ausilio delle corde fisse. Superato l’attacco della via “Foto di Gruppo con Signorine” risalire un canalone per tracce fino ad una corda fissa e poi nel bosco fino all’evidente attacco (i cordoni sono sulle piante) che si trova alla base di placche lisce.
Difficoltà e informazioni
Settore: Quarto Sperone-Zucco dell’Angelone
Esposizione: Sud
Tempo: 4 h comprese di avvicinamento e discesa
Difficoltà: 5a/5b
Sviluppo: 220 m
Chiodatura: spit, soste a fittoni o a spit