Il laboratorio è stato organizzato dalla Fondazione Sinderesi
“Tradizioni religiose a confronto” il tema trattato, tanti i giovani partecipanti
LECCO/ERBA – “Diventare adulti oggi in una società multiculturale: tradizioni religiose a confronto”. Questo il titolo del laboratorio curato dalla Fondazione Sinderesi che si è svolto ieri pomeriggio al Politecnico di Lecco nell’ambito del corso ‘Giovani protagonisti: è possibile diventare adulti oggi?’. Un dialogo interreligioso rivolto agli studenti, dal momento che, come spiegano gli organizzatori, “tra i compiti della scuola oggi non può mancare l’educazione dei giovani alla multiculturalità e al rispetto della libertà religiosa”.
“In Italia sono presenti numerose confessioni religiose, professate dalle migliaia di immigrati che frequentano le nostre realtà socio-economiche e le nostre scuole. E le nostre scuole non possono non raccogliere una sfida fondamentale per il futuro: rendere possibile la convivenza fra la diversità delle espressioni culturali e stimolarne il dialogo”.
Per rispondere a queste istanze la Fondazione Sinderesi, da tempo impegnata per la formazione culturale e sociale dei giovani, da ormai tre anni organizza al Politecnico di Lecco il corso “Giovani protagonisti: è possibile diventare adulti oggi?” che prevede una serie di laboratori e incontri.
Il tema del laboratorio di quest’anno, che si è svolto appunto mercoledì pomeriggio a conclusione della Settimana per il dialogo interreligioso, era “Diventare adulti oggi in una società multiculturale: tradizioni religiose a confronto”.
“Il nostro obiettivo – spiega Saulo Sangalli di Sinderesi – è di mettere a confronto le idee di età adulta tipiche delle tradizioni religiose e culturali più diffuse, partendo dal presupposto che la propria dimensione di adulto la si gioca in una società multiculturale”.
All’incontro erano presenti numerosi studenti delle scuole superiori del territorio e del Politecnico.
Quattro i relatori intervenuti: Angela Falà, della Fondazione Maitreya, già presidente Unione Buddhisti Italiani, Sonia Brunetti della Comunità Ebraica, Antonio De Napoli responsabile del dialogo interreligioso della Fondazione Sinderesi, e Moulay Zidane ElAmrani, docente di Studi sull’Islam d’Europa presso l’Università di Padova e di Monoteismi presso la Cattolica di Milano.
Angela Falà, partendo dalla tradizione buddhista, ha proposto due termini chiave su cui porre l’attenzione: la responsabilità e la interdipendenza. “Per il concetto di responsabilità – ha detto Falà – è fondamentale essere il più possibile consapevoli dell’impatto che le nostre scelte e i nostri comportamenti hanno non solo direttamente nella nostra vita ma anche nel rapporto con gli altri”.
“Inoltre – ha continuato la relatrice – noi siamo interdipendenti: non è possibile vivere soli come entità assolute, isolate, indipendenti e separati dall’altro… Noi siamo la relazione e in questa relazione possiamo operare con uno spirito di rispetto e lucidità”.
Sonia Brunetti della Comunità Ebraica, ha articolato il suo intervento sul concetto che essere adulti significa essere responsabili verso sé stessi e verso gli altri e ha proposto agli studenti una riflessione a partire da due fonti. Nella prima ha focalizzato “i problemi relativi all’adultità nella società contemporanea”, mentre nella seconda fonte ha delineato “il percorso di crescita di un individuo che è anche il percorso di definizione dell’identità proposto per l’antica società ebraica”.
Il responsabile del dialogo interreligioso della Fondazione Sinderesi, Antonio De Napoli, si è soffermato su un tema ampiamente presente nella vita dei ragazzi in aula: la liquidità digitale. De Napoli ha sostenuto che essere adulto per un cristiano significa riconoscere principalmente il valore della relazione (sull’esempio di Gesù) e ha proposto per il lavoro di gruppo la lettura e il confronto su tre brani tratti dal terzo capitolo di Transizioni profetiche, Paoline Editoriale Libri, 2022, un testo che ha come filo conduttore l’affermazione di papa Francesco: “Non siamo in un’epoca di cambiamento, ma in un cambiamento d’epoca”.
Infine Moulay Zidane ElAmrani ha affermato che “l’etnicizzazione del male è un grave errore che non aiuta a comprendere il contesto, perché accecato dalla paura dell’altro, dal pregiudizio e dallo stereotipo, tutte attitudini devianti e banalizzanti, tipiche di coloro che credono di sapere tutto, ma è tutto quel che sanno”. “Oggi, – ha concluso Zidane – nella nostra società transculturale e multietnica, i figli delle persone migranti sono i nostri compagni di banco a scuola, i nostri amici di gioco, i nostri confidenti o i figli dei nostri vicini di casa. Questo rappresenta una grande opportunità per conoscerci, riconoscerci, frequentarci, facendo delle nostre diversità un patrimonio comune e non un ostacolo alla nostra crescita”.