L’intervista al dg di ASST Lecco, Paolo Favini, direttore degli ospedali di Lecco, Merate e Bellano
Oltre 450 pazienti ricoverati, contagi tra il personale, rinforzi cinesi in arrivo e attrezzature acquistate grazie alle donazioni
LECCO – Anche gli ospedali di Lecco e Merate stanno vivendo i drammatici giorni dell’emergenza Coronavirus. Nelle ultime settimane l’afflusso di malati è aumentato esponenzialmente e il personale sanitario del Manzoni e del Mandic sta fronteggiando quella che si spera sia la ‘piena’ dell’epidemia.
A decine sono anche i medici e gli infermieri che si ammalano, mentre c’è necessità di nuovi macchinari di aiuto alla respirazione per i pazienti, strumentazioni che stanno arrivando anche grazie alle donazioni dei cittadini. Una situazione per nulla semplice quella che i vertici dell’azienda ospedaliera (ASST) di Lecco si trovano a dover gestire. Ce ne parla il direttore generale di ASST di Lecco, Paolo Favini.
Direttore, qual è oggi la situazione negli ospedali di Lecco e Merate? Quante persone avete ricoverato attualmente?
“Al momento sono ricoverati nei due ospedali 452 pazienti di cui 350 risultati positivi al Coronavirus, altri 102 in attesa dell’esito del tampone. Rispettivamente sono divisi 253 all’ospedale Manzoni e 199 al Mandic. Va specificato che non si tratta di pazienti residenti esclusivamente in provincia di Lecco, abbiamo recepito un afflusso importante in particolare dai comuni della bergamasca. Stiamo lavorando per coprire il fabbisogno anche di altre province. Dopo un lieve calo di accessi, negli ultimi due giorni abbiamo purtroppo già recuperato ampiamente nei numeri”.
Quanti decessi avete riscontrato dall’inizio dell’emergenza? Qual è l’età media dei pazienti che non ce l’hanno fatta?
“Da inizio marzo, complessivamente a Lecco e Merate, si sono verificati 67 decessi di pazienti con Coronavirus. L’età media delle persone che vengono ricoverate è tra i 68 e i 69 anni, quella dei deceduti è di 76 anni a Merate e 79 anni nel presidio di Lecco. Ci sono stati però casi, seppur pochi, di decesso anche di pazienti più giovani, intorno ai 55 anni”.
Si contano molti contagi anche tra il personale ospedaliero, oltre un centinaio: quali ritenete siano le cause di tale diffusione del virus tra gli operatori? Cosa non ha funzionato? C’è chi ha segnalato scarsità di dispositivi di protezione, ne sono stati forniti adeguatamente?
“I dispositivi forniti sono tutti a norma, li abbiamo sempre distribuiti fino ad oggi, non senza qualche ‘mal di pancia’ nel riuscire a reperirli. La Regione fa quello che può ma se non ne sono prodotti è meno semplice. Abbiamo sempre rispettato le normative stabilite dalla Regione, nella tutela sia dei nostri operatori che dei nostri pazienti. Il sistema di difesa del personale è quello individuato dal Ministero e finora siamo riusciti ad averne almeno a sufficienza”.
Come spiegate questi numeri?
“Il dato, di cui ci attendiamo inevitabilmente un ulteriore incremento, è attorno al 6% della popolazione sanitaria e comprende anche casi tra il personale amministrativo. Il personale sanitario è sicuramente il più esposto al rischio in questo momento e i contagi riguardano l’ambiente ospedaliero ma anche i contatti esterni. Il primo caso che abbiamo registrato nel nostro personale è stato quello di un pediatra, eppure nessun bambino tra i suoi pazienti è risultato positivo”.
Ci saranno altre assunzioni di personale per sostituire gli operatori contagiati? Sapete già quante e quando?
“Abbiamo assunto 11 medici che sono già in servizio tra Lecco e Merate: internisti, anestesisti, rianimatori, un cardiologo, un medico di malattie infettive ed un medico senza specialità. Abbiamo ottenuto la possibilità di assumere 42 infermieri che però avranno i loro tempi di presa in servizio perché oggi impegnati altrove. Stiamo spingendo al massimo, abbiamo preso anche degli infermieri dal privato convenzionato, dalla Nostra Famiglia arriveranno 5 infermieri, 5 Oss, un neurologo e un neuroradiologo. Stiamo combattendo per avere il possibile, è un’emergenza sanitaria nazionale e stiamo attuando tutte le possibilità dateci dalla Regione”.
Così come per altri ospedali lombardi, possiamo definirla una situazione di ‘sofferenza’ anche per Lecco?
“E’ chiaro che si sta facendo uno sforzo importante, siamo in guerra contro il virus. Parlare di sofferenza però non fa bene, prima di tutto al nostro personale che sta dando il massimo per fornire una risposta decisa a questa emergenza. Fatica sicuramente, sofferenza no. E’ una parola che sa di sconfitta, noi invece la vinceremo questa guerra”.
Medici cinesi: quanti ne arriveranno a Lecco e Merate e come sarà gestita la loro presenza nei due ospedali? Per quanto resteranno? Quali vantaggi porterà la loro presenza?
“I numeri sono quelli già resi noti, 24 infermieri e 12 medici. Questa opportunità non riguarda solo Lecco: insieme a noi saranno coinvolte anche le ASST di Lodi, Brescia e Bergamo, grazie ad una triangolazione tra Prefetture, Ministero e Protezione Civile. La Prefettura a Lecco è già intervenuta per reperire degli alloggi e siamo pronti ad accogliere medici e infermieri cinesi e farli entrare in servizio nei nostri ospedali appena sarà possibile. Dipenderà da quanti ne arriveranno nei prossimi giorni e dalle loro competenze. Se ci fossero degli anestesisti ci consentirebbero di aumentare la nostra potenza rianimatoria. Quando arriveranno sapremo dalla loro certificazione di quali capacità professionali potremo disporre. Li affiancheremo al nostro personale. Si parleranno in inglese ma avremo a disposizione anche di mediatori linguistici se sarà necessario, che si sono resi disponibili pro bono”.
Attrezzature mediche e posti letto: di cosa hanno bisogno oggi i nostri ospedali?
“L’urgenza è quella di avere nuovi ventilatori, flussometri e scafandri per CPAP. Abbiamo allestito in sala operatoria otto postazioni con CPAP e altri nei reparti. La necessità è di queste strumentazioni di aiuto alla respirazione che possiamo utilizzare anche fuori dalle terapie intensive, inoltre ci servono altri ventilatori da rianimazione. Diversi ne sono stati acquistati grazie alle donazioni arrivate in queste settimane”.
Che impressione si è fatto di questo virus? Crede che sia stato sottovalutato così come l’emergenza che ne è scaturita?
“Credo che una parte della popolazione abbia avuto contatto con il Coronavirus senza accorgersene, oppure accusando sintomi lievi. Il problema è che il 20% invece ha sviluppato una patologia importante e alcuni di loro una forte risposta polmonare. E’ un virus nuovo che dobbiamo imparare a conoscere. Certo anche oggi le notizie parlano di parecchia gente ancora per le strade. L’appello è ancora una volta quello ad evitare il più possibile contatti sociali per interrompere il meccanismo di espansione del virus. E’ la mano migliore che potete darci in questo momento”.