Sondrio guida il vertice nazionale per qualità dell’amministrazione comunale
Bergamo, Brescia e Como superano Lecco nel Maqi 2021-2023, che valuta istruzione dei dipendenti, ricambio del personale e capacità di spesa
LECCO – Lecco si ritrova fotografata in una posizione scomoda nel nuovo Indice della qualità dell’amministrazione comunale (Maqi), la ricerca pubblicata dal Sole 24 Ore sull’edizione odierna e realizzata da un team di studiosi di statistica applicata che ha analizzato 7.725 enti locali con dati ufficiali dal 2001 al 2023. L’articolo e la tabella, apparsi sul quotidiano economico, offrono uno spaccato nitido della macchina amministrativa italiana: tra eccellenze, fragilità e performance divergenti da un territorio all’altro.
Inserita nel triennio 2021–2023 con un valore medio di 104,17, Lecco si posiziona nella parte bassa della classifica dei 112 capoluoghi, distante dalle realtà che guidano il Paese in termini di solidità amministrativa. In cima al ranking spiccano Sondrio (108,77), Savona (108,73) e Genova (108,47): tre città che dimostrano continuità, equilibrio e capacità di tenuta in tutti gli 11 indicatori considerati dal Maqi, dalle competenze del personale alla qualità della leadership politica fino alla gestione finanziaria. All’estremo opposto, invece, chiudono la graduatoria Isernia (100,77), Agrigento (100,71) e Catania (100,54), dove pesano maggiormente rigidità di spesa, scarsa capacità di riscossione e investimenti ridotti.
La posizione di Lecco, pur non facendola scivolare nelle ultime tre, rimane comunque delicata: il capoluogo appare più vicino ai livelli di chi fatica che non a quelli dei territori più virtuosi. Per comprendere la portata di questa collocazione basta osservare il confronto con i territori limitrofi o affini. Sondrio, ad esempio, non solo è prima, ma mostra valori finanziari ben più solidi: capacità di spesa all’84%, riscossione al 77% e investimenti che si avvicinano al 20% delle uscite. Varese, pur non presente tra le posizioni peggiori, rimane sopra Lecco così come Como, altra provincia confinante che si colloca più in alto nella graduatoria. Bergamo (107,56) e Brescia (106,2) – due poli lombardi comparabili per dimensione e capacità amministrativa – non solo distanziano Lecco, ma rientrano rispettivamente tra le migliori performance gestionali e in una fascia medio-alta del ranking nazionale.
Il distacco appare evidente anche guardando gli ultimi tre capoluoghi che precedono Lecco: Oristano (104,21), Vibo Valentia (104,23) e Pisa (104,25). La città manzoniana si colloca immediatamente dopo, seguita da Biella e Forlì, a conferma di una fascia della classifica in cui il potenziale sembra rimanere inespresso. Lontanissime, invece, le città che trainano la parte bassa della graduatoria: realtà come Trapani (101,07), Agrigento, Isernia e Catania presentano criticità strutturali più marcate, che non emergono con la stessa intensità nel caso lecchese.
Il Maqi – lo ricordano i ricercatori – non misura la qualità dei servizi offerti ai cittadini, ma la solidità della macchina amministrativa che ne sostiene il funzionamento. In questo quadro Lecco mostra qualche elemento di fragilità, pur muovendosi in un contesto generale che negli ultimi anni ha visto miglioramenti diffusi nel capitale umano e nella capacità di riscossione.
Il punteggio aggregato indica la necessità di rafforzare alcuni aspetti dell’organizzazione interna, senza però oscurare le dinamiche positive che caratterizzano un territorio attivo e con una buona tenuta complessiva. In un panorama in cui la complessità amministrativa cresce, la fotografia restituita dal Maqi rappresenta dunque un punto di partenza utile per orientare le scelte future e valorizzare le potenzialità già presenti.

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