“Permanenti cicatrici nei paesaggi montani nate dalla presunzione di un governo centralizzato del territorio”
“La viabilità agro-silvo-pastorale che emerge dal Pif è l’estensione su larga scala del piccolo assaggio appena visto a Morterone”
LECCO – I lavori in corso presso la zona di Morterone, il nuovo Piano di Indirizzo Forestale (PIF) che disegnerà il territorio per i prossimi 15 anni, l’apertura/ripristino di strade agro silvo pastorali già nel settembre del 2022 avevano suscitato alcune perplessità espresse dal Cai di Lecco (QUI IL DOCUMENTO DEL SETTEMBRE 2022).
Adesso, in un nuovo documento datato 3 agosto, queste perplessità vengono segnalate ed esposte in modo pacato e circostanziato con l’augurio che possano essere sia la base per intavolare una discussione serena e priva di preconcetti su un progetto che impatta e impatterà in modo notevole sul territorio e in particolare sulle “terre alte”, che per il Cai, associazione che ha una mission anche ambientalista, sono un patrimonio da difendere e valorizzare.
La riflessione del Cai Lecco – Commissione Sentieri e Commissione Tutela Ambientale
Una Comunità Montana – Un ambito territoriale che si estende su una superficie totale di 36.770 ettari – Un documento contenente strategie di sviluppo dalle ricadute importanti su tutto il territorio della Provincia di Lecco. Quindici anni di validità per un Piano d’Indirizzo Forestale (PIF) destinato a disegnare le forme del paesaggio e ad indirizzare più o meno consciamente i comportamenti dei singoli e della collettività. “La finalità principale del PIF (Piano d’Indirizzo Forestale) della Comunità Montana Valsassina Valvarrone, Val d’Esino e Riviera, consiste nella definizione di politiche di sviluppo, capaci di riattivare il sistema agrosilvo-pastorale, per una più concreta gestione economica e sociale delle risorse forestali e del sistema del verde in generale, compatibilmente con il mantenimento di elevati livelli di qualità paesaggistico-ambientale e di efficienza ecologica.”
Ma, al di là delle definizioni formali e degli obbiettivi teorici, quali aspettative hanno le comunità che vivono la montagna? Complesso rispondere, soprattutto quando queste sono largamente vittime e carnefici di un medesimo processo di moderno disconoscimento del proprio territorio. Contrasti interni, spesso spietati, hanno visto negli ultimi decenni limitate località diventare affollatissimi spot turistici e altrove i nostri “amati” Monti, dovunque ricchissimi di Storia secolare, trasformarsi in grandi serbatoi di naturalità di ritorno. Aree disomogenee nelle quali ci sembra che le tavole illustrate del PIF scarabocchino la previsione futura d’un reticolo spesso ingiustificato di nuove strade, come se queste valli e versanti fossero fogli di brutta in cui muoversi in assoluta libertà. Abbiamo visto ovunque, in queste tavole di “progetto”, angoli ormai selvaggi di natura “incontaminata” insidiati da fame di legna, ruderi abbandonati da decenni raggiunti da inutili piste di accesso, nuove vie ridondanti in aree già servite. La viabilità agro-silvo-pastorale (VASP – “a servizio di boschi, pascoli e alpeggi, per lo svolgimento di attività in campo agricolo e forestale”) che emerge dalle previsioni del PIF è l’estensione su larga scala del piccolo assaggio appena saltato all’attenzione della cronaca a Morterone: permanenti cicatrici nei familiari paesaggi montani nate dalla presunzione di un governo centralizzato del territorio.
Il CAI, consapevole dei vari interessi in gioco e della complessità dell’argomento, ha ben chiaro il concetto di “Terre Alte” quali luoghi da sempre abitati dall’uomo e sfruttati nelle proprie risorse naturali. Uomo che nei secoli ha disegnato i paesaggi, creando pascoli dove c’erano boschi, modellando versanti interi per renderli coltivabili, lasciando tracce di antica saggezza montanara che oggi ancora possiamo riconoscere.
Oggi come allora, ogni generazione, obbligata ad operare in questo mondo per necessità di sostentamento, lascia infatti i propri segni. La tecnologia, la fretta e l’avidità moderna però ci permettono di incidere con tratti molto più forti e meno sapienti di un tempo. Come CAI di Lecco abbiamo fatto nostro l’impegno che competerebbe a ogni cittadino di interessarsi personalmente all’argomento, attenzionando con inascoltate osservazioni formali l’approvazione dell’attuale PIF nel settembre 2022.
Siamo consapevoli che in alcuni casi interventi preventivi mirati possono avere un’evidente utilità nella stabilizzazione dei versanti e nella prevenzione degli incendi. Tuttavia il carattere estensivo, trasversale e permanente di questo Piano diretto a boschi, pensati solo come colture di legna – su montagne pensate unicamente come ludici giardinetti cittadini da travolgere con asfissiante turismo di massa – in un mondo da portare presto all’abbrutimento – non poteva incontrare il nostro silenzio assenso.
Il nostro appello, lungi dall’essere un no categorico e preconcetto, vuole essere un invito a riprendere le redini della maldestra ed offensiva mano che si vorrebbe alzare contro il fragile incanto e la delicata bellezza di una terra che ancora, nonostante tutto, siamo orgogliosi di chiamare casa; un luogo che, se veramente è tale, ha bisogno di tutto l’interessamento, la sorveglianza e l’affetto di chi lo abita e lo frequenta”.