Cena dei ricordi con tutti i rifugisti che hanno fatto la storia della Grassi

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I rifugisti del Grassi a cena

Venerdì sera la cena con i gestori ed ex gestori del rifugio

La Grassi, simbolo delle Orobie, continua a vivere grazie a chi lo ha abitato, custodito e amato

BALLABIO – Un tuffo nella memoria, un brindisi al presente e uno sguardo al futuro. Venerdì scorso, al ristorante Il Camino di Ballabio, si è tenuta una serata speciale, che ha visto riuniti attorno allo stesso tavolo sei delle nove gestioni che, nel corso dei decenni, hanno custodito e gestito il rifugio Alberto Grassi, per i lecchesi “La Grassi”.

Una cena semplice ma carica di emozione, durante la quale si sono intrecciati racconti di avventure, sacrifici, risate e tanta passione. I protagonisti della serata sono coloro che hanno dato vita e voce alla Grassi, punto di riferimento per alpinisti ed escursionisti, costruito nel 1921 dalla Società Escursionisti Lecchesi (SEL) per onorare i soci caduti durante la Prima guerra mondiale.

Il rifugio sorge alla Bocchetta di Camisolo (2000 m), sotto il Pizzo dei Tre Signori, in una posizione spartiacque tra le Orobie lecchesi, bergamasche e valtellinesi. Ufficialmente in territorio bergamasco (comune di Valtorta), ma storicamente e affettivamente legato a Lecco, da dove partono i sentieri più frequentati, come quello da Introbio o dai Piani di Bobbio.

Rifugio Grassi
Rifugio Grassi

La Grassi ha una storia lunga, fatta anche di dolore e rinascita: fu distrutta nel 1944 durante un rastrellamento tedesco, per poi essere ricostruita nel biennio successivo. Negli anni, la struttura si è arricchita di nuove parti, come la sala da pranzo del 1960, la cucina moderna del 1998, fino agli interventi più recenti: serramenti, impianto fotovoltaico, fontana in pietra, scarichi adeguati e nuovi tavoli esterni.

Durante la serata, è stato letto e condiviso un elenco – scritto a mano, custodito come una reliquia – che riporta le varie gestioni del rifugio. Un documento prezioso che traccia il percorso umano della Grassi:

  • 1921 – 1948: Pianel

  • 1948 – 1959: Cesarino Buzzoni

  • 1959 – 1967: Battista Scarlata

  • 1967 (1° maggio) – 1969 (luglio): Attilio, Cesare e Battista Invernizzi, Giuseppina Arrigoni

  • 1969 – 1975: Silvana e Oscar Castelletti

  • 1975 (ottobre) – 1981: Famiglia Selva e Famiglia Tantardini

  • 1982 – 1983: Mato Grosso

  • 1983 (da novembre) – 2006 (maggio): Famiglia Buzzoni

  • dal 2006 (maggio): Anna Bortoletto e Amos Locatelli

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Una linea del tempo che non è solo cronologia, ma memoria viva. Ognuno di questi nomi porta con sé stagioni vissute tra nevi, temporali, camminatori stanchi e tramonti mozzafiato.

Chi ha fatto il rifugista alla Grassi ha fatto molto più che gestire un rifugio: ha accolto, ascoltato, raccontato. Ha rappresentato un baluardo di umanità in alta quota. E a Ballabio, in quella cena condivisa, tutti hanno ritrovato il senso profondo di un mestiere che è anche una vocazione.

Il futuro del rifugio si prepara con passione: nuovi serbatoi d’acqua per l’inverno, ampliamenti del fotovoltaico, manutenzione costante dei sentieri. Ma lo spirito resta lo stesso. Quello di una comunità che, dalle vette, continua a guardare lontano.