I segreti dei grandi leader: cinque amici del soccorso alpino, storie di vita legate alla montagna e al successo
“Leader non è una persona che si impone, ma colui che è capace di mettersi al servizio degli altri ogni giorno”
BARZIO – “I segreti dei grandi leader. Quando la montagna ispira sentieri di vita”, un tema impegnativo quello scelto dalla Stazione Valsassina-Valvarrone del Soccorso Alpino per celebrare il 40° anno di fondazione. A giudicare dal numero dei presenti e soprattutto dalla partecipazione, possiamo dire senza tema di smentita che la serata è stata di grande interesse.
La sala Pensa della Comunità Montana Valsassina era gremita: tanti i volontari del soccorso alpino, familiari, amici, alpinisti ma erano presenti anche gli amministratori del territorio (davvero molti i sindaci), dirigenti del sistema sanitario di emergenza e urgenza, esponenti del Cai, nonché alcuni rappresentanti dei Vigili del Fuoco che collaborano nei soccorsi in montagna.
Al centro della bella serata la figura del leader (parola decisamente impegnativa) raccontata attraverso le esperienze di vita di cinque amici del soccorso alpino, tutti legati al mondo della montagna, che nella loro carriera lavorativa di successo hanno saputo interpretare al meglio questo ruolo non senza difficoltà, dubbi ed errori.
Il capostazione Alessandro Spada ha ringraziato tutti per la folta presenza e ha sottolineato come i 40 anni di storia della stazione Valsassina-Valvarrone siano frutto in primis di un impegno (mai scontato) dei volontari, ma anche di uno stretto legame con il territorio che attraverso enti, associazioni, aziende e amici sostiene in maniera importante la squadra, non solo dal punto di vista economico.
Tre i saluti istituzionali: quello del presidente della Comunità Montana Fabio Canepari (“siete indispensabili e il territorio è al vostro fianco”), quello del vicepresidente Cnsas Gianpietro Scherini e quello del Delegato della XIX Delegazione Lariana Marco Anemoli. In particolare Scherini e Anemoli si sono complimentati con Spada per la portata dell’evento e, per restare in tema, hanno ricordato che spesso dietro a un leader c’è il supporto di mogli, mariti e famiglie che rendono tutto possibile.
La serata è quindi entrata nel vivo con i racconti di vita dei cinque relatori moderati dalla collega giornalista Caterina Franci: Antonio Peccati (Area Manager Allianz Bank), Serena Caruso (pilota di elicotteri), Salvatore “Tore” Panzeri (alpinista), Sergio Longoni (imprenditore patron di df Sport Specialist) e Mario Landriscina (medico, ex direttore Servizio Sanitario Urgenza Emergenza).
La serata è stata particolarmente coinvolgente perché il pubblico si è trovato davanti cinque “sentieri” di vita completamente diversi, ma tutti questi personaggi hanno avuto il coraggio di mettersi a nudo mostrando i loro percorsi di successo, ma soprattutto le responsabilità che derivano dall’essere leader di un gruppo e dalla necessità di prendere decisioni che, in alcuni casi, possono determinare la vita e la morte di una persona. Difficile riassumere in poche righe la profondità dei pensieri che queste cinque storie di vita hanno fatto trasparire, ma quello che ci ha stupito maggiormente è stata la semplicità e la modestia di questi personaggi, diversissimi per le esperienze e per gli ambiti in cui operano, ma tutti accomunati da una grandissima sensibilità nei rapporti umani e da un forte pragmatismo, qualità spesso apprese da quella grande scuola di vita che è la montagna.
“Il tenere insieme un gruppo è anche responsabilità delle scelte – ha detto il dottor Landriscina -. Io ho avuto una grande fortuna, che tanti miei collaboratori mi hanno riconosciuto questa capacità che non mi sono preso da solo, perché la superbia è una pessima consigliera di chiunque debba decidere qualcosa. Quando si indossa una divisa ci si riconosce, ma è più bello ancora quando indipendentemente dalla divisa ci si riconosce e la vostra folta presenza stasera ne è una dimostrazione. Si è lì tutti per lo stesso motivo poi, certo, qualcuno deve decidere e si deve rispettare chi prende questa decisione, però poi si discute perché sempre si potrà fare meglio, questo è sinonimo di umiltà. Siete una comunità splendida, non pensate che il resto del mondo sia così, donatevi e non perdete questi valori. Poi ci sarà il leader, ma si tratta di un momento, poi passa e cambia come sempre succede”.
“Il leader è una persona che recita un ruolo di servizio: se il leader non è al servizio di una squadra e non l’aiuta a crescere allora non viene riconosciuto come tale – ha sottolineato Antonio Peccati -. Leader non è uno che si impone, ma lo riconosci perché è in grado di dare un valore aggiunto e ti conquisti la tua leadership se ogni giorno ti metti al servizio degli altri. Questo fino al giorno in cui capisci che hai fatto il tuo tempo e se trovi uno più bravo di te è tuo dovere cedergli il posto perché non puoi essere leader per sempre, e qui torna in ballo il discorso dell’umiltà richiamato anche da Longoni”.
Particolarmente emozionanti le storie dell’alpinista Salvatore Panzeri e dell’imprenditore Sergio Longoni bravissimi, attraverso racconti a tratti molto intimi, a dare concretezza a un tema che, altrimenti, sarebbe potuto restare solo teoria. Tore Panzeri si è definito leader di se stesso: “quando dopo un incidente mi hanno detto che sarei rimasto su una sedia a rotelle o nella miglior ipotesi avrei camminato con un bastone, ho tirato fuori tutta la mia forza facendo tesoro degli insegnamenti che mi ha dato la montagna e oggi cammino ancora con le mie gambe”.
Sergio Longoni (81 anni compiuti) ha strappato il sincero applauso della sala quando ha ripercorso, con molta emozione, la travagliata decisione di vendere il marchio Longoni alla fine degli Anni ’90: “Ero davvero molto stanco, l’ipotesi di vendere era nata quasi per gioco. Alla fine ci ho messo anni per prendere una decisione che mi ha lacerato, ma quando ho venduto mi son sentito vuoto, era come se avessi tradito tutti i collaboratori che per tanti anni mi avevano accompagnato nell’avventura Longoni Sport. Probabilmente prima di scegliere avrei dovuto staccare e passare qualche mese in montagna… Da quell’esperienza però è nato df-Sport Specialist e oggi siamo qui a lottare tutti i giorni per far andar bene le cose”.
Particolarmente apprezzato anche l’intervento di Serena Caruso, pilota di elicotteri, per il suo percorso (non ancora concluso) fatto di studio e meticolosa preparazione: “Ho desiderato fortemente realizzare il mio sogno di volare. Sono cresciuta in una famiglia che mi ha trasmesso i valori della dedizione al lavoro, della serietà e dell’impegno indispensabile per costruire una professione. Questo mi ha permesso di superare tutte le difficoltà che, come in ogni lavoro, si incontrano sul percorso. L’altra grossa fortuna è stata una famiglia che mi ha lasciata libera di crescere al di là dei pregiudizi o delle aspettative sociali, perciò non mi sono dovuta legittimare un lavoro prettamente maschile perché era già nelle mie corde. Creare una leadership in un contesto di elisoccorso è un qualcosa che richiama anche il prendersi cura degli altri, si tratta di un percorso che richiede tempo e una grande consapevolezza di se stessi”.
Una serata impegnativa, ma capace di suscitare l’interesse e la curiosità di tutti i presenti che, al termine della conferenza, non hanno risparmiato domande. La serata ha fatto centro, è stato un bel modo per festeggiare i 40 anni della stazione, ma soprattutto è stata un’occasione per dare nuovo vigore a quel filo sottile che solo l’impegno di tante persone fa in modo che non si spezzi.
Le magliette rosse del Soccorso alpino, le divise arancioni e rosse del Soccorso Valsassina e Croce Rossa, quelle dei Vigili del Fuoco, della Protezione civile e ancora le penne nere degli Alpini e le maglie di tante associazioni della Valsassina, tutti sotto lo stesso tetto per festeggiare un anniversario importante. E’ questa l’immagine più bella, la sintesi di una serata che resterà nella memoria di molti.