LECCO – Riceviamo e pubblichiamo:
“Penso, facendo una debita riflessione ,che sia indubbiamente doveroso ripensare che l’affidamento sull’acqua deve essere data ad una azienda speciale. Nel giugno 2011 più di 27 milioni di italiani hanno votato, con un 95% di “Sì”, esprimendo pienamente la volontà di riportare l’acqua tra i beni comuni. Questo risultato ha reso nuovamente possibile in Italia la gestione del servizio idrico tramite enti di diritto pubblico. Un risultato che ha messo in allarme i poteri forti, che non solo non hanno dato seguito agli esiti referendari, ma hanno messo in atto ripetuti tentativi di cancellare quella vittoria. La Toscana risulta la regione più cara d’Italia nel tariffario del servizio idrico integrato e con una perdita nella rete che supera il 40%. A cosa dobbiamo questi record negativi ?
L’attuale sistema di gestione mista pubblico/privato si sostiene solo aumentando costantemente le bollette e, quando non sarà più possibile, scaricando, in qualche modo, sulle risorse pubbliche gli investimenti più impegnativi per continuare a garantire profitti ai privati. Ma perché i gestori non investono per eliminare le perdite raddoppiando così la disponibilità di acqua? Perché la logica delle Spa è quella del profitto a breve termine; quindi sono possibili solo gli investimenti per opere che si ripagano nell’arco di pochi anni e il recupero dell’intera rete di distribuzione è una grande opera, che richiede molti anni di recupero.
Il Comune di Napoli rende operativa la volontà referendaria e trasforma l’Arin, società che fino ad ieri ha gestito il ciclo dell’acqua, in Abc, Acqua bene comune. La neonata azienda si caratterizza per essere una società speciale i cui obiettivi saranno «il pareggio di bilancio attraverso l’attuazione dei principi di efficacia, trasparenza ed economicità». L’amministrazione De Magistris, dice “no” alla privatizzazione e conferisce all’acqua lo status di bene comune. il Comune di Napoli è la prima amministrazione in Italia che rende attiva la volontà cittadina che si è espressa con il referendum lo scorso giugno e restituisce alla cittadinanza l’acqua come bene comune».
Dal Comune la rassicurazione che nella nuova società non saranno riproposti «vecchi carrozzoni». Il nuovo Consiglio di amministrazione dell’Abc, per la cui costituzione il Comune ha chiesto all’Arin di convocare l’assemblea, costituita da tre figure di carattere tecnico, giuridico e manageriale cui si affiancano due rappresentanti della cittadinanza nominati dal sindaco e individuati tra le associazioni ambientaliste.
Accanto al Cda, l’Abc è dotata anche di un organo a latere: un comitato di controllo in cui saranno rappresentati i lavoratori dell’azienda, gli ambientalisti e i consumatori. Per quanto riguarda le tariffe, è stato introdotto il principio del minimo vitale ed è stato istituito un fondo di coesione e solidarietà.
La nuova società è pienamente controllata dal Comune ed è uno strumento efficace per tenere basse le tariffe, per consentire a tutti l’accesso all’acqua e rappresenta un cambiamento radicale rispetto alla logica della privatizzazione che voleva mercificare anche l’acqua rendendola oggetto di profitto.
Tutti gli utili dell’Abc, inoltre, saranno reinvestiti nella realizzazione di opere e infrastrutture. Acqua come bene comune anche attraverso l’installazione di fontanine. Ecco perché bisognerebbe ripensare sulla l’affidamento dell’acqua che secondo me deve essere fatta da una azienda speciale”.
Ezio Venturini
Capogruppo Consigliare Italia dei Valori Lecco