LECCO – “Ho apprezzato il metodo di ascolto e di confronto con cui è stato istituito il tavolo istituzionale, che si è riunito a Lecco per la prima volta venerdì 18 marzo, in merito al riordino delle autonomie locali. Pur nella consapevolezza della necessità di una sintesi finale, è importante partire innanzitutto dall’ascolto dei territori per comprenderne le esigenze ed i bisogni.
Circa l’articolazione territoriale degli enti di area vasta, il modello “ATS” (Agenzie di tutela della salute, individuate in otto in tutta la Lombardia) può rappresentare un punto di riferimento utile. Credo però che i criteri per la delimitazione delle circoscrizioni debbano tenere conto dell’omogeneità dal punto di vista sociale ed economico delle province “accorpate” nonché della storia e della geografia delle stesse.
Inoltre è fondamentale definirli tenendo conto di una strategia per il futuro.
Per quanto riguarda in particolare la provincia di Lecco, alla luce della sua storia (ricordiamoci che è nata per un movimento “dal basso”, a partire dall’esperienza del Comprensorio lecchese, ecc.), sono convinto che sia importante preservarne l’unitarietà all’interno di quella che sarà l’area vasta di riferimento.
La definizione degli enti di area vasta deve essere, inoltre, quanto più coerente possibile con la riorganizzazione degli Uffici di governo. Un disegno diverso, come purtroppo è già successo sia per servizi di carattere regionale che per il livello nazionale, creerebbe un evidente disorientamento per la popolazione oltre che una sorta di “schizofrenia istituzionale”, a danno della necessaria strategia per il futuro dei territori stessi!
Per quanto riguarda la definizione concreta dei confini dei nuovi enti di area vasta, è opportuno attendere il giro di consultazioni previste dal tavolo. E’ emersa peraltro ieri un’idea interessante, ossia che la stessa debba procedere di pari passo con il sistema camerale (Lecco, Como, Monza Brianza).
Infine, rispondendo a quanto affermato dal sottosegretario Nava, ossia che l’unità del lago di Como non può essere considerata un “dogma”, dal momento che negli ultimi venti anni lo stesso è stato diviso amministrativamente in due province (Como e Lecco), ritengo che più che un dogma sia corretto parlare di un auspicio, proprio alla luce dell’esperienza maturata e della necessità al riguardo di definire una strategia e politiche comuni”.
Raffaele Straniero, consigliere regionale PD Lombardia