CALOLZIO – Davvero sconcertante e desolante leggere le dichiarazioni che oggi seguono il Consiglio comunale di Calolziocorte tenutosi il 5 luglio in seduta aperta e straordinaria per approfondire e informare la cittadinanza su un tema tanto importante quanto delicato come i migranti e sulla decisione o meno di dar loro accoglienza temporanea e assistita (e perciò controllata).
A sconcertare sono i toni e le parole usate (in alcuni casi proprio “scagliate” contro chi stava facendo il proprio intervento in assemblea), desolante è la constatazione che tutta la bagarre, che evidentemente si vuol provocare per confondere l’opinione pubblica circa i termini della questione e quindi ostacolare le decisioni, è strumentale per mascherare le gravi mancanze della politica di fronte alle emergenze che richiedono, qualunque sia la scelta, una assunzione di responsabilità solidale e umanitaria. Molto meglio assicurarsi il facile consenso illudendo la cittadinanza che vi siano altre fantastiche soluzioni? Ma ci rendiamo conto che stiamo parlando di persone?
Non mi soffermo qui a replicare circa la disinformazione che ad “uso politico” qualcuno, nonostante fosse presente e abbia ascoltato ciò che in modo chiaro e circostanziato è stato spiegato, continua ad alimentare per seminare preoccupazioni (una prova su tutte: il progetto Sprar prevede numeri definiti, quindi sotto preciso controllo, eppure si insiste nel dire che di sicuro vi è l’intenzione di aumentare l’ospitalità ai clandestini). Piuttosto intendo evidenziare che, a parte le irricevibili e fantasiose alternative, nessuno ha avanzato altre proposte serie e fattibili, perché non pare esserci soluzione migliore al momento: nessuno ammette che quanto stiamo sopportando oggi deriva da scelte che nel passato non hanno veramente affrontato e risolto il problema, dalla legge Bossi-Fini ancora in vigore, tutt’altro che risolutiva, all’inerzia della Regione Lombardia che si guarda bene dal sedersi al tavolo per discutere e concordare i flussi da ospitare nell’ambito regionale, con l’obiettivo di contenerli. E aiutare i Comuni. Nessuno infatti pare voler farsene carico, rinviando alla Regione successiva (“non nel mio giardino!”), ovvero da un Comune all’altro.
Con l’adesione allo Sprar, considerate le regole attuali, si potrebbe ospitare fino ad un massimo di 42 persone totali (solo coloro che hanno già ricevuto i documenti e che saranno seguite e controllate, e non sono clandestini) piuttosto che esporsi alla buona (o cattiva) sorte, eventualità che potrebbe comportare cifre assai maggiori.
A chi oggi urla e accusa per la scelta di aderire allo Sprar, si chiede: se si rinunciasse a questa opportunità, chi si assumerebbe la responsabilità di rischiarne le probabili conseguenze?
Per quanto riguarda lo scontro verbale (non vi è stata alcuna rissa, né contatto fisico) e precisato che non è ammissibile che un consigliere si alzi verso il pubblico, va detto chiaramente che da stigmatizzare innanzi tutto e sopra tutti è l’atteggiamento ostile tenuto da alcuni presenti, in particolar modo da un cittadino, in questo caso anche rappresentante politico, che con tanto di maglietta con la frase provocatoria “stop invasione”, fin dal suo primo intervento ha attaccato polemicamente, rivolgendosi con accuse dirette anche al vicepresidente del Consiglio di rappresentanza dei sindaci dell’ATS Brianza Riccardo Mariani, che era presente con ruolo istituzionale (peraltro in sostituzione del Presidente del Distretto di Lecco Filippo Galbiati, impossibilitato a presenziare all’assemblea così come dichiarato in apertura di seduta).
Ha mantenuto poi un atteggiamento (in “buona compagnia”, disturbando a turno gli interventi) tale da infastidire e provocare reazioni, come detto sbagliate, ma comprensibili anche se non ammissibili. Se fossero stati allontanati i disturbatori, il Consiglio sarebbe continuato discutendo e confrontandosi. Ma nessuno, e in particolare il sindaco Valsecchi, vuol giungere a tali azioni, ritenendo che si possa e debba avere a che fare, in un Consiglio comunale e comunque in una sede rappresentativa della Città di Calolziocorte, con persone capaci di mantenere il rispetto, ascoltare il pensiero altrui, proporre responsabilmente scelte praticabili e realistiche.
A chi si dice contrario “all’utilizzo strumentale da parte dell’Amministrazione calolziese di uno strumento così importante e delicato come lo Sprar, per dare alloggio a chi oggettivamente non ne avrebbe diritto”, ricordo (e se è stato attento avrebbe dovuto capirlo quando è stato spiegato) che lo Sprar per definizione è un percorso esclusivo rivolto a chi “de facto” ha la “patente” per restare sul suolo italiano. La situazione non è né incredibile né fuori controllo, semmai è incredibile che vi siano provocatori (il significato teatrale della parola guitto pare esser conosciuta bene dagli stessi che l’hanno usata per offendere) che ostacolano la libera espressione altrui, quando gli è stato consentito, come a tutti, di intervenire come ha voluto.
Meglio tralasciare, poi, perché discuteremmo del nulla, chi invita l’Amministrazione ad “andare a casa a piedi” (quindi ad anticipare la conclusione del lavoro che si sta facendo) motivando nelle interviste con dichiarazioni fumose e per nulla risolutive: ma quale altra soluzione poteva essere considerata? Le soluzioni si possono trovare “nella misura in cui si risolvono i problemi, in cui si conosce il territorio, in cui si sanno le problematiche del territorio…”: sto riprendendo un concetto che non sono il solo a sostenere, ma appunto di quale realtà stiamo parlando? Della città nel suo insieme o dell’orticello del padroncino di turno?
Quindi la risposta dove sta? Nell’annaffiare l’orto proponendo solo rose e fiori?
Certo, come dice la Lega, che i cittadini possono sentirsi “schifati da certa politica” ma io preferisco ricordare che non la “politica” va accusata bensì i “politici”, almeno quelli che si comportano con atteggiamenti provocatori tanto da disturbare l’intervento di un consigliere (da cui poi la bagarre in aula) e impedire la prosecuzione serena, ancorché serrata, di un confronto. In gioco, per noi, non c’è il facile consenso, ma il destino e il benessere, per quanto possibile, di una Città, che non è né degradata né pericolosa.
La solidarietà va piuttosto espressa al Sindaco, che è stato disponibile a un confronto comunque utile per assumere, poi, le decisioni (non ancora definite in modo conclusivo, l’ipotesi ex Asl è una delle possibili, non l’unica) che saranno prese, e alla Città per l’immagine che le si vorrebbe dare, pur di colpire chi sta amministrando.
Nessuno vuole una immigrazione incontrollata e anzi si chiede con fermezza che vengano limitati i flussi, non è possibile aiutare tutti e in tutto e per tutto, ma la propria parte una città bella e generosa come Calolziocorte, ritengo che la voglia e la possa fare. Nei limiti e in modo regolato: ed è il messaggio che qualcuno non vuole far giungere ai cittadini.
Paolo Autelitano
Consigliere comunale per la lista Cittadini Uniti per Calolziocorte