LECCO – Riceviamo e pubblichiamo:
“La scelta per l’affidamento del servizio idrico a Idroservice, votato a maggioranza dai sindaci lecchesi nel corso della Conferenza dei Comuni dell’ATO tenutasi lo scorso 14 maggio, è un atto molto grave che va contro i Referendum del 2011.
Infatti, mentre il risultato del primo quesito referendario ha affermato che l’acqua deve rimanere fuori dalle logiche del mercato, la Conferenza dei Sindaci ha deciso, con una maggioranza del 71%, di affidare la gestione ventennale del servizio idrico provinciale a Idroservice, ovvero a una società creata all’interno di Lario Reti holding che, per quanto totalmente pubblica, è una società multiutility nata per il mercato e pertanto finalizzata al profitto, in cui l’acqua smette di essere un diritto e si trasforma in merce. Questa è la grande contraddizione che rischiamo di avere nella nostra provincia: i comuni smettono di essere i garanti verso i propri cittadini del bene comune e si trasformano in attori nel mercato dell’acqua.
La scelta di Idroservice, oltre che non rispettare il dettato referendario, non è nemmeno rispondente ai vincoli che la legge prevede per l’affidamento pubblico diretto: infatti Idroservice è una società di secondo livello per cui l’assegnazione a tale società non ha il requisito del controllo analogo tra l’affidante (i comuni e la provincia) e l’affidatario, in quanto l’unico organismo societario di Idroservice è un Consiglio di Amministrazione scelto e controllato da Lario Reti holding e pertanto non dai Comuni!
La stessa mancanza dei requisiti è stata ben evidenziata da Anea nel proprio parere (costato alle casse pubbliche quasi 20.000 euro!), in cui ha attestato che quello di Idroservice è il modello societario meno idoneo a ricevere un affidamento diretto “in house”. In tal senso riteniamo fuorviante l’intento, affermato da alcuni sindaci, che hanno “promesso” di modificare (come? quando?) l’assetto societario di Idroservice per renderlo rispondente all’affidamento diretto: ribadiamo che la legge prescrive che i requisiti per l’in house devono essere posseduti fin dal momento in cui si riceve l’affidamento, pertanto non è possibile prevedere modifiche (non meglio precisate…) in una fase successiva.
Oltretutto stigmatizziamo l’atteggiamento di alcuni amministratori, che di fatto hanno votato in maniera opposta rispetto al mandato ricevuto dai rispettivi Consigli Comunali (es. Lecco, Osnago, Olgiate Molgora), i quali avevano prescelto in maniera inequivocabile l’affidamento diretto a una società di primo livello, escludendo di fatto Idroservice.
Come Comitato ribadiamo che la nostra scelta è da sempre ricaduta sull’affidamento diretto ad un’Azienda speciale consortile di diritto pubblico, modello che è stato sostenuto in Conferenza dal voto di 17 sindaci, attestando la validità di questo modello che è il più rispondente al dettato referendario in quanto è estraneo alle logiche di mercato, oltre che essere, nella specifica situazione provinciale, il meno costoso e più rapido da applicare.
Anche col voto che ha determinato l’aumento della tariffa dell’acqua, i sindaci hanno violato palesemente il risultato referendario: infatti la nuova tariffa di 1,56 euro (che oltretutto ha determinato un aumento del 13,4 per cento!) è stata strutturata sulla base del metodo predisposto dall’Autorità per l’energia e il gas (AEEG) che, in maniera beffarda e illegittima, ha sostituito la “remunerazione del capitale investito” (abrogata dal secondo quesito referendario) con la “copertura dei costi finanziari”.
I sindaci lecchesi, anziché ergersi a improbabili “difensori del rispetto delle norme” (ma non dei Referendum!), avrebbero potuto rifiutarsi di applicare il nuovo metodo tariffario, limitandosi a trasmettere all’AEEG i dati sull’attuale tariffa del servizio idrico nell’ATO di Lecco. A tal proposito i sindaci sanno benissimo che in merito alla delibera dell’AEEG, si è in attesa del pronunciamento del TAR che si dovrà esprimere sul ricorso presentato nelle scorse settimane dal Forum nazionale per l’acqua pubblica (di cui il Comitato lecchese fa parte).
Il Comitato Lecchese Acqua Pubblica ritiene che, se non verrà completamente rivista la scelta per l’affidamento del S.I.I. provinciale a Idroservice, le relative delibere degli organismi preposti (Ufficio d’Ambito, Consiglio Provinciale) potrebbero essere impugnate per palese illegittimità, rischiando di far perdere ulteriore tempo, oltre che altro denaro pubblico”.
Comitato Lecchese per l’Acqua Pubblica e i Beni Comuni