LECCO – “Carissime, carissimi,
è passata poco più di una settimana dalla ufficializzazione del risultato del referendum costituzionale, un risultato contraddistinto da un’ ondata di analisi e di interpretazioni tese a scomporre l’identità dei votanti secondo classificazioni legate all’età piuttosto che alla residenza o all’appartenenza politica, ma che hanno finito poi per ricondurre il tutto all’alto livello di politicizzazione che ha contraddistinto il voto del 4 dicembre scorso.
Lungi da me, quindi, l’idea di volere aggiungere ulteriori commenti a quelli già espressi da ben più autorevoli analisti. A parlare, evidentemente, è innanzitutto il risultato del voto e le sue indiscutibili proporzioni.
Con altrettanta franchezza, tuttavia, posso affermare che quella che si è aperta sarà una stagione di interrogativi e di analisi degli errori commessi che, ovviamente, ci condurrà ad un congresso e ad una sincera e – mi auguro – costruttiva discussione interna al Partito. Soprattutto però, ritengo sia fondamentale non permettere che la situazione contingente arrivi a fagocitare il valore e l’importanza della spinta riformista politica e istituzionale (partendo dalle riforme economico-sociali, passando per quelle sui diritti civili, fino all’appuntamento mancato con le riforme istituzionali) intrapresa e portata avanti con determinazione da parte del Partito Democratico nel corso degli ultimi anni.
Non crediate però la mia sia una difesa a priori del recente passato. Piuttosto – facendo nostra la definizione coniata dal sempre puntuale Michele Serra – ritengo che questa possa essere la base su cui costruire quel “vitalismo progressista” fondamentale per il futuro dell’Italia e destinato a definire e a caratterizzare una forza di centrosinistra targata 21esimo secolo.
Senza una visione di medio-lungo periodo che continui nell’opera di semplificazione della macchina statale e di eliminazione dei settori improduttivi e protetti – allo scopo di poter recuperare risorse da destinare alla riduzione del cuneo fiscale e agli investimenti in nuove tecnologie che possano garantire una maggiore produttività – sarà estremamente difficoltoso riuscire a far ripartire il Sistema Italia. Ancor di più, senza politiche sociali indirizzate a riconquistare la fiducia di coloro i quali oggi si sentono esclusi, precari o anche solo abbandonati nelle periferie (anche attraverso una rinnovata capacità di ascolto e di interlocuzione con le rappresentanze sociali ), si perde non solo il consenso dell’elettorato ma anche l’anima e la ragion d’essere di un partito progressista di matrice europea.
Una sfida, quindi, per il Partito Democratico, complessa ed articolata, che ha avuto inizio proprio ieri con la fiducia alla Camera accordata al neonato Governo Gentiloni: un esecutivo definito giustamente di “scopo” e di breve durata che ci impegniamo a sostenere senza però voler smarrire quell’identità del Sì che ci ha connotato come una forza matura e riformista, in grado di sollecitare la testa prima che la pancia degli elettori e che ci consentirà di rigettare ogni eventuale tentativo di restaurazione tipico della passata prima repubblica.
Un caro saluto”
On. Gian Mario Fragomeli
Partito Democratico