Lavoratori Leuci: “Non ci rassegniamo! Ci inventeremo di tutto!”

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LECCO – Riceviamo e pubblichiamo:

“Anche e soprattutto a Lecco ed in provincia la crisi sta assumendo sempre più contorni allarmanti.  5000 posti di lavoro persi negli ultimi 4 anni disegnano un quadro sociale drammatico.

In questo contesto la “questione Leuci”, a detta di molti, può e deve rappresentare un esempio per l’intero Territorio di non rassegnazione e di rilancio verso un manifatturiero innovativo virtuoso.

Noi lavoratori e sindacato stiamo da anni costruendo “dal basso” quella che è ormai più che un’ipotesi di riconversione integrata possibile, ma una vera e propria sfida a tutte le forze vive del Territorio per, qui ed ora, tradurre in pratica le roboanti parole di molteplici convegni e dibattiti pubblici a base di innovazione e ricerca, green economy, manifatturiero ecocompatibile e quant’altro.

Con un lavoro sinergico con Istituzioni locali, Università, Imprenditori innovativi e forze vive della società civile e politica si è costruito un percorso concreto con progetti pagati dalla collettività, interlocuzioni reali imprenditoriali ed un rinnovato ruolo attivo delle Istituzioni. Tutto questo rischia assurdamente d’infrangersi contro il muro della proprietà attuale Leuci, rappresentata dal patron di Relco Group Giuliano Pisati che ambiguamente si dice pronto “ad assecondare” un piano di riconversione integrata aprendosi ad imprenditori innovativi ma, nel contempo, non si vuole assumere nessun costo conseguente riconfermando la chiusura del sito di Lecco per il 31 marzo.

Quasi che lui voglia semplicemente stare alla finestra, come se fosse “terzo” alla questione.

In particolare basterebbe la concessione di un altro anno di ammortizzatori sociali (contratto di solidarietà) per consentire di completare il percorso progettuale e finanziario e per iniziare ad implementare qualche prima ipotesi di produzioni innovative nel campo del risparmio energetico e delle risorse rinnovabili.

Una grandissima opportunità, col suo significativo carico d’esempio e di “modello” manifatturiero virtuoso per tante altre attività del Territorio, rischierebbe così di essere “ buttata alle ortiche”.

Sta qui il vero “scandalo” sociale : in un quadro complessivo drammatico si sprecherebbe un’occasione importantissima che potrebbe peraltro orientare il nostro tradizionale settore manifatturiero territoriale verso scelte concrete di riqualificazione futuribile.
Per questo chiediamo a tutti di fare uno sforzo “straordinario”, anche se il Lavoro “ordinariamente” dovrebbe stare in cima alle priorità di ogni “attore sociale”, come peraltro sbandierato anche nella recente tornata elettorale.

In particolare alle Istituzioni locali, che si stanno effettivamente impegnando da tempo, chiediamo di accelerare il più possibile il percorso concreto intrapreso e di svolgere un coerente pressing sulla proprietà perché si trovi un’adeguata soluzione che, in un quadro complessivo, metta al primo posto il mantenimento ed il rilancio futuro dei posti di lavoro.

All’Unione Industriali chiediamo pressantemente di svolgere un ruolo attivo e non di puro accompagnamento : la responsabilità sociale di indicare e praticare soluzioni percorribili, a partire dalla “questione Leuci”, per una imprenditoria innovativa non può essere relegata alle “rappresentazioni nei convegni”.

Ai media, che da sempre ci sono vicini, chiediamo di non mettere in scena solo gli aspetti “pietistici”, pur ovviamente presenti, della serie “poveri operai in via d’estinzione” ma, come già alcuni di loro fanno, evidenziare al massimo il valore paradigmatico della nostra lotta e la grande opportunità che si è costruita, che se non colta rappresenterebbe un vero e proprio “delitto sociale”.

Ai cittadini ed alle forze vive della società civile e della politica chiediamo di essere al nostro fianco perché la questione del lavoro, significando la dignità umana d’ognuno di noi, non può non riguardarci tutt”.

NOI NON CI RASSEGNIAMO, C’INVENTEREMO DI TUTTO !”

I LAVORATORI DELLA LEUCI
LE ORGANIZZAZIONI SINDACALI