LECCO – “Capitava già allora di doverlo dire. Ben trent’anni fa. Perché si era verdi e ambientalisti. Oltreché giovani. Oggi lo si può ripetere e ridire per semplice ed esclusiva convinzione. Senza più aspettarsi, se mai lo si è fatto, niente. Niente di niente.
Fino a quando si pensa di fare strada alle auto? Intendo dire nuove strade per le auto?. Non mi straccerò più le vesti per delle semplici razionalizzazioni. Che lasciano, però, il tempo che trovano e si limitano a rinviarne a nuove e successive e sempre più prossime. A motivo dell’inefficacia. Presto raggiunta. Inutilmente costose.
Ma il limite è ormai lì e chi non lo vede oggi non merita di governare per il domani. Abbiamo letto in questi giorni di quantità di denaro, se mai ci sarà, per la nostra città, da investire in nuove strade. Strade da concludere o da ampliare. Ma è questo il problema?
Lo si disse un tempo: l’attraversamento risolverà tutto. Lo si è ripetuto quasi contestualmente, smentendosi: il traforo del Barro e il Terzo Ponte lo completerà. Per poi aggiungere qualche anno dopo: la nuova strada della Valsassina è il passo definitivo. Anzì no, lo è la Lecco Bergamo. Ma poi si scopre che per entrare o uscire da Lecco, nonostante queste grandiose opere, occorrono ore, sia nei giorni feriali per chi va al lavoro, sia nei weekend, quando la giornata è irrimediabilmente belloccia.
Allora, in quest’ultimo caso, le gallerie, intasate, diventano gasdotti allo stato puro e si fa di tutto per non entrarci. Si ingolfa la città e si taglia l’attraversamento per il vecchio lungo lago, fatto salvo che ci si congestiona ben prima di Annone. E si fa la statale 36, la super, incolonnati come soldatini di latta. Quasi appiedati.
Ma evitiamo i weekend Limitiamoci a guardare cosa avviene negli altri giorni. Quelli del pendolarismo lavorativo. Si guardi Lecco, da un qualsiasi “balconcino” delle sue montagne. Dalle sette alle dieci. ( E si riguardi la scena all’incontrario dalle 16 alle 20). Si potranno vedere lunghe file di auto (e camion) che non riescono ad entrarvi. In rigorosa fila, come minuscoli grani di un… rosario infinito; provengano essi da Calolzio, da Olginate, da Valmadrera, da Abbadia.
La scena è inconfutabile: Lecco è un “Buco”, e qualsiasi razionalizzazione si faccia non gli cambia la natura di buco. Che non può contenere tutte le auto che la vogliono raggiungere (o uscirne). Per il più nobile o imprescindibile motivo. Ogni razionalizzazione, ogni strada in più a completamento o in aggiunta è un puro spreco di denaro. Lo sviluppo, questo sviluppo, così poco pensato, in modo eclatante dichiara e urla i suoi limiti.
Non puoi mettere in un barattolo una montagna. Anche con la razionalizzazione più intelligente.
Sarà allora bene che chi ci governa, a qualsiasi latitudine o longitudine, che sia a Roma o sul territorio, che sia mediano o mediocre, cominci a mandare le palle in goal. Si cominci a pensare a una mobilità senza una automobile in più. A un sistema di mobilità senza auto. O meglio in cui l’auto stia al suo posto. A un auto che garantisca il diritto alla circolazione.
Si metta fuorilegge il partito delle auto. Si metta al bando la sua sregolatezza. E non lo si assecondi, invece con delle finte razionalizzazioni, che sono invece manifesti a suo favore.
Lo si aiuti a ritrovare sé stesso. Anche con scelte conflittuali. Si cominci a pensare. Alla grande. Possibilmente”.
Alessandro Magni