“Sul lavoro come sul modello di sviluppo piu’ che ricette occorrono consapevolezza e indignazione”

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Germano Bosisio - Rsu
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Germano Bosisio – Rsu

 

LECCO – “Devo proprio ringraziare Sandro Magni per il suo contributo di pensiero.
Anche se, come a volte gli succede, vi trasuda una certa supponenza professorale, dimostra che perlomeno c’è ancora qualcuno – ma immagino e spero molti altri – che non si è fatto seppellire, sotto la coltre della rassegnazione e dell’impotenza, allo stato di cose che avevo rilevato, volutamente in modo sintetico e semplificato, nel mio precedente scritto ( in tema di ricette potenzialmente “risolutive” rimando , per chi ne avesse voglia ad un altro mio contributo – in allegato – di qualche tempo fa che, in fatto, di risposte cercava di fornirne più d’una – certo opinabili ma tutt’altro che solo mie – alla faccia del saper solo porre domande come lamentato da Magni ).

Ma ritenevo e ritengo che sia fondamentale contribuire prioritariamente a seminare conoscenza e consapevolezza che porti ad una indignazione diffusa contrastando l’anestetizzazione attraverso cui questo sistema capovolge le questioni mettendo le proprie “vittime” l’una contro l’altra, quando addirittura non le trasforma in complici.
E quindi, anche solo per restare al tema dello sviluppo tecnologico estremo – quello della robotica cognitiva – , consiglierei vivamente non solo a Magni, prima di avventurarsi in valutazioni accademiche ed affrettate, di andarsi a vedere sul sito “Presa diretta puntate” l’eloquente prima parte de “ Il Pianeta dei robot” che inquadra la specifica questione dell’irrefrenabile sviluppo tecnologico ben oltre il solo aspetto delle ricadute occupazionali. Poi, se si vuole, se ne può riparlare …

Ma a me, e spero a molti altri, interessa contribuire a scalfire quella corazza da ”pensiero unico” che attraversa le nostre società locali, nazionali, europee e planetarie continuamente propinando questo sistema come l’unico possibile e quasi come “naturale”, quanto invece è “costruzione umana” votata alla concentrazione di Potere e ricchezza in sempre più poche mani.

Ciò che viene fatto passare come modernità e cambiamento cela invece arretramento sociale e disuguaglianze economiche sempre più marcate, il contrario di quello che un sistema che serva realmente l’Uomo deve avere al proprio centro.

Per essere comunque sintetico direi che oltre a cambiare le componenti interne del “quadro sistemico” occorra contribuire a cambiare la “cornice” di riferimento. Solo per fare alcuni esempi : a competitività, globalizzazione e libera circolazione delle merci e dei capitali, crescita illimitata, finanziarizzazione, occorre saper sostituire a livello “culturale”, prima e/o contemporaneamente al livello “applicativo”, cooperazione, globalizzazione dei diritti e valorizzazione “ locale”, crescita compatibile e, laddove è meglio, decrescere, ritrovare il primato del lavoro sulla rendita finanziaria.
Occorre in particolare uscire dalla logica della crescita illimitata, un feticcio da cui anche le cosiddette opposizioni politiche sembrano essere abbagliate, perché il cuore del problema non sta nella crescita, che deve comunque saper tener conto dei limiti strutturali ambientali, ma come si distribuiscono risorse e ricchezza. Le palesi contraddizioni reali della teoria della “ricaduta diffusa” sono lì a dimostrarlo.

E quindi occorre aggredire il problema dei problemi : non come si spendono ma dove e come si reperiscono le risorse. E’ qui , a mio parere, che occorre concentrare gli sforzi di una Politica ( ed anche del Sindacato) che invece è latitante, aldilà dei proclami.
In altri termini è l’equità economico sociale il vero indicatore di civiltà, non la crescita o quant’altro.

Quindi, tanto per non stare sul generico, occorre prendere da chi ha di più e non pescare dai soliti noti.

Di soluzioni “tecniche” ce ne possono essere molte – vedi mio contributo allegato – ma manca la “volontà politica” di farlo ed è questo il vero problema ! ed è su questo che occorre squarciare il velo dell’ipocrisia !

Ed il mondo cristiano, in coerenza con la “dottrina sociale della Chiesa” e con papa Francesco, può ben contribuire a farlo !”
Germano Bosisio