Tragedia di Chiuso: “Qualcosa di più di una generica follia”

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Chiuso - dramma  (2)LECCO –  Riceviamo e pubblichiamo:

“Un gesto incomprensibile : un raptus di follia in una versione semplicistica e chissà magari di comodo , dato che questi casi si ripetono a memoria di cronaca, presentandosi sempre nel medesimo modo, nel quale una madre uccide la sua prole.

Più che follia, penserei ad una specie di “virus” un “mostro”, terribilmente reale e subdolo che non possiede un natale quasi nascesse dal nulla, in una qualsiasi madre apparentemente normale , senza alcun motivo dove è difficile credere che un tale stato depressivo non abbia un’origine comune nei casi presenti e passati.

Mi sento allora di escludere le tipiche motivazioni economico-sociali, quali povertà e contesto sociale nel quale vive la famiglia, penso invece che ci possa essere qualcosa di più primordiale ed istintivo, da ricercarsi alle origini dell’essere umano che a volte accadono nel mondo animale in determinate circostanze. La sopravvivenza nel mondo animale è subordinata a funzioni elementari, quali cibo, libertà, riproduzione.

Nella nostra società umana non è così semplicistica , dato che la privazione di alcune conoscenze ed oggetti relegano l’individuo ai margini della società. In questo contesto, più di ambizione che di reale necessità, un individuo potrebbe istintivamente innescare un meccanismo mentale di autoconservazione attraverso il quale veda l’impossibilità di garantire competitività sociale alla propria prole.

Resta difficile comprenderlo , ma lo si potrebbe comprendere e contrastare forse con qualche possibilità in più che non indicando tali eventi come una generica follia.

Un modello di individuo vincente dove il mancato raggiungimento del vertice, in un qualsiasi campo, equivale al fallimento dell’individuo e della sua vita. Questa forse è la nostra vera e reale follia……

Ezio Venturini