MILANO – No al disegno centralista del Governo: siano le Regioni ad avere la possibilità di individuare il modello organizzativo più rispettoso delle peculiarità territoriali e le funzioni aggiuntive del livello intermedio delle proprie Province, mantenendo l’elezione diretta degli organi.
E’ quanto chiede il Consiglio regionale della Lombardia, che nella seduta di oggi ha approvato a maggioranza una mozione presentata da PdL, Lega Nord, Maroni Presidente e Pensionati (primi firmatari Mauro Parolini del PdL e Massimiliano Romeo della Lega Nord) con la quale si impegna il Presidente della Giunta Regionale e il Presidente dell’Assemblea regionale a muoversi, anche insieme alle altre Regioni, per dire no al Disegno di Legge riguardante le Province.
Nel documento si evidenzia che le “Province gestiscono 125 mila chilometri di strade extraurbane, 5mila edifici scolastici con 120 mila classi frequentate da 2 milioni e 500 mila allievi e 850 centri per l’impiego” e che l’abolizione delle province “comporterebbe un aumento di spesa pubblica pari il 25% in più, con un passaggio del personale (56 mila unità”) alle Regioni o dal trasferimento di competenza di area vasta ai comuni”. Senza contare poi che la soppressione delle Province, provocherebbe ai bilanci di Regioni e Comuni, già oggi gravati dalle difficili condizioni di sostenibilità del loro patto di stabilità, un forte impatto negativo. La mozione sottolinea poi che, in una realtà come quella lombarda, Regione con quasi 10 milioni di abitanti e oltre 1500 Comuni, “è necessario preservare un livello intermedio di governo che renda gestibile il sistema dei servizi sul territorio”.
“L’Italia è il Paese delle autonomie e delle complessità – ha spiegato Parolini – La soluzione ai problemi non può essere l’eliminazione delle complessità. Di fronte all’invadenza dello Stato in molti settori, affermiamo la difesa delle autonomie locali che sono la ricchezza di questo Paese e rivendichiamo per la Lombardia quello che la Sardegna ha da sempre, ovvero la facoltà di organizzare il proprio territorio”.
“Le Province Lombarde – ha sottolineato per la Lega Nord Pietro Foroni – non rappresentano inutili centri di costo di facile sostituzione come si vorrebbe far credere ai cittadini, bensì, organi di governo territoriale con funzioni fondamentali nella disciplina amministrativa dei nostri territori, i quali, vorrei ricordare, per le loro peculiarità sono estremamente disomogenei come nessun altro paese europeo. Senza le Province intese come organi di governo di primo livello, l’attività amministrativa verrebbe minacciata da una radicale diminuzione dei servizi e da un concreto ridimensionamento della qualità degli stessi. Per i contribuenti, la loro soppressione non comporterebbe alcun risparmio di spesa pubblica ma esattamente il contrario. Il rischio, è quello di un significativo aumento dei costi, così come è stato ampiamente dimostrato da eminenti studi e ricerche universitarie, ultimo fra gli altri, quello dell’Università Bocconi di Milano”.
“E’ in atto un vero e proprio attacco frontale al sistema delle autonomie locali – ha dichiarato il capogruppo della lista Maroni Presidente, Stefano Bruno Galli – Ogni realtà regionale deve poter fare da sé, come meglio crede, nel suo rapporto con il sistema delle autonomie locali. A ogni Regione deve essere riconosciuta tale prerogativa. Se in Abruzzo o in Molise ritengono di poter fare a meno, per ovvie ragioni numeriche, dell’ente intermedio, non è possibile imporre questa soluzione a una delle prime Regioni d’Europa che si chiama Regione Lombardia”.
“Come si fa a pensare alla creazione di enti di secondo livello quando i cittadini oggi non hanno fiducia nemmeno in quelli di primo? – si è domandato il capogruppo di Fratelli d’Italia, Riccardo De Corato – Si mantengano gli enti intermedi e l’elezione diretta come chiede questa mozione”.
Pd e Patto civico avevano chiesto di scorporare la votazione sulle diverse parti della mozione e di riportare la discussione nella Commissione competente. Di fronte alla risposta negativa, si sono espressi contro.
“Il tema della rimodulazione dei poteri – ha spiegato Umberto Ambrosoli (Patto civico) – richiede non una mozione contraddittoria, ma un confronto ampio e autorevole. Per parte nostra, abbiamo riflessioni e proposte da condividere. Auspichiamo quindi che l’Assemblea regionale voglia al più presto rendersi partecipe del riordino dei livelli intermedi, operando in tal senso nella Commissione per le Autonomie locali e affrontando la materia con spirito istitutivo e migliorativo”.
“È incredibile che sia proprio la Regione Lombardia a combattere una battaglia di retroguardia, in difesa dello status quo – hanno dichiarato per il Pd, Enrico Brambilla e Corrado Tomasi – Ed è incredibile che il Pdl si faccia schiacciare dalla Lega sulla difesa delle province, e quindi contro il governo, contro i propri parlamentari e contro il proprio programma elettorale. In Italia, unico Paese in Europa – concludono gli esponenti del Pd -, esistono quattro livelli elettivi ed è venuto il tempo di semplificare. Occorre una riforma di riordino degli enti locali che valorizzi il ruolo dei comuni e a questo il Pd vuole concorrere. La Regione Lombardia non dovrebbe porsi in opposizione preconcetta al governo ma lavorare a una proposta di modello lombardo che può ben mantenere un livello intermedio tra comuni e regione ma limitato a poche e chiare funzioni e senza necessità di elezione diretta del presidente e del consiglio”.
Astensione, infine, per il Movimento 5 Stelle. “A livello nazionale siamo per l’abolizione delle province – ha spiegato Eugenio Casalino – Questo compromesso del Governo, che va a creare enti di secondo livello, non ci soddisfa. Affrontare poi l’organizzazione del territorio regione per regione creerebbe solo confusione. Il Governo si decida e la smetta di prendere in giro i cittadini”.
Nel dibattito sono intervenuti anche i consiglieri Roberto Bruni (Patto civico), Francesco Dotti (Fratelli d’Italia), Ugo Parolo (Lega Nord), Giulio Gallera (PdL).