MILANO – Nella seduta di ieri, martedì, il Consiglio regionale della Lombardia ha istituito nove nuovi Comuni. Il voto dell’Aula ha concluso il procedimento di fusione che ha riguardato 22 municipi ed è arrivato dopo l’esito referendario e il dibattito nelle Commissioni consiliari.
Il Consiglio ha anche ratificato l’esito non favorevole di altre dieci proposte di fusione che avevano interessato 36 municipalità.
“L’Aula – ha dichiarato il Presidente del Consiglio regionale Raffaele Cattaneo– è impegnata nel percorso di riordino e riforma delle autonomie locali: l’approvazione oggi in aula di nove progetti di fusione è un nuovo e importante passaggio che va in questa direzione. In un momento in cui gli enti locali, e in particolare i piccoli comuni, sono in difficoltà, la fusione rappresenta una possibilità per garantire servizi migliori e più efficienti”. Il Presidente ha, inoltre, ricordato che il Consiglio regionale dedicherà la seduta di martedì 25 febbraio al tema delle riforme istituzionali, ruolo delle Regioni e Autonomie locali: “L’aver convocato una seduta per trattare questi temi conferma la volontà di affrontare una questione fondamentale”.
I nuovi Comuni sono:
Maccagno con Pino e Veddasca (VA): 2542 abitanti e superficie pari a 40,68 kmq. (fusione di Maccagno, Pino sulla sponda del Lago Maggiore e Veddasca).
Verderio (LC): 5686 abitanti e superficie pari a 6,79 kmq. (fusione di Verderio inferiore e Verderio superiore)
Borgovirgilio (MN): 14.400 abitanti e una superficie pari a 70,20 kmq. (fusione di Virgilio e Borgoforte)
Cornale e Bastida (PV): 920 abitanti e una superficie pari a 3,39 kmq. (fusione di Cornale e Bastida de’ Dossi)
Tremezzina (CO): 5078 abitanti e superficie di 29,42 kmq (fusione di Lenno, Ossuccio, Tremezzo e Mezzegra)
Colverde (CO): 5239 abitanti per una superficie complessiva di 8,53 kmq (fusione di Drezzo, Gironico e Parè)
Bellagio (CO): 3812 abitanti su una superficie di 31,77 Kmq (fusione di Bellagio e Civenna)
Val Brembilla (BG): 4600 abitanti e superficie di 30,95 Kmq (fusione di Brembilla e Gerosa)
Sant’Omobomo Terme (BG): 3900 abitanti per una superficie di 16,5 kmq (fusione di Sant’Omobono Terme e Valsecca)
Il dibattito in Aula
“Concludiamo – ha detto Giulio Gallera (Forza Italia), Presidente della Commissione Riordino delle Autonomie – un processo cominciato in Commissione con l’obiettivo di risparmiare risorse e premiando la capacità degli enti locali di fare sistema per rispondere alle esigenze del territorio meglio di quanto fanno ora da soli. I progetti di fusione che oggi votiamo riguardano oltre il 10% dei lombardi.”
“Credo nell’utilità delle fusioni – ha dichiarato Stefano Carugo, presidente della Commissione Affari istituzionali – ma credo soprattutto al principio che sei i cittadini scelgono e vogliono associarsi lo possano fare liberamente”.
Claudio Pedrazzini (Forza Italia) ha presentato un ordine del giorno, poi approvato all’unanimità, “per far sì che nel periodo che intercorre tra la decadenza dei sindaci e le elezioni del nuovo Comune costituito si possano nominare nell’organo di amministrazione straordinaria i sindaci dei preesistenti Comuni affiancandoli al commissario prefettizio”.
Per il leghista Pietro Foroni “restano delle perplessità e dello scetticismo verso lo strumento delle fusioni. Siamo convinti che il problema della spesa pubblica degli enti locali non si risolva attraverso la fusione. Si tratta di una piccola razionalizzazione e di un piccolo risparmio che non risolverà certo la questione finanziaria dei piccoli Comuni”, mentre il collega Massimiliano Romeo ha annunciato un progetto di legge per riformare l’iter che dà il via ai referendum di fusione, ricordano come 36 consultazioni abbiano dato esito negativo e comportato costi per la collettività. “In attesa di una legge regionale che coinvolga tutti i Comuni sotto i 5 mila abitanti ci siamo orientati al pieno rispetto della volontà popolare emersa grazie al referendum – ha detto il consigliere del M5S, Dario Violi – Le fusioni sono utili perché diminuiscono la spesa pubblica, migliorano la qualità dei servizi ed efficientano il sistema delle autonomie locali”.
Secondo Enrico Brambilla (PD) “le fusioni dei comuni vanno incentivate perché generano maggior efficienza e maggior qualità nei servizi ai cittadini. Negare risorse alle fusioni – ha proseguito – significa osteggiarle materialmente e il Consiglio in merito ha espresso un voto molto chiaro, contrario alla posizione della Lega e dell’assessore. Non solo, occorre anche rivedere la normativa per chiarire le modalità di interpretazione dei referendum consultivi. Tutto questo andrà fatto in tempi ragionevoli”.
“I referendum consultivi – ha dichiarato Stefano Bruno Galli, presidente della lista Maroni Presidente – hanno raggiunto mediamente percentuali di partecipazione di poco superiori al 36 per cento. Inoltre, su un totale di 19 progetti di legge presentati, solo 9 hanno superato positivamente la prova delle consultazioni popolari. Miglio diceva sempre che lo spirito municipale non tollera accorpamenti, e aveva ragione. Per tali motivazioni la lista Maroni ha aderito con non poche riserve e perplessità a queste fusioni. Millecinquecento Comuni, di cui due terzi al di sotto dei 5 mila abitanti, rappresentano una grande ricchezza per Regione Lombardia. E configurano una pianta amministrativa che poggia su una forte tensione autonomistica radicata in profondità nella storia e nelle tradizioni civiche di questa nostra grande regione”. Daniela Maroni, Consigliere Segretario, ha espresso la propria soddisfazione: “abbiamo rispettato la volontà dei cittadini laddove il voto popolare è stato espresso chiaramente. Per lo stesso motivo ribadisco che non avalleremo alcun progetto che non abbia un esplicito consenso delle popolazioni coinvolte. Il mio benvenuto – ha detto infine – ai tre nuovi Comuni comaschi di Tremezzina, Colverde e Bellagio i cui cittadini hanno detto un chiaro si alla fusione”.
“Il Consiglio regionale – ha detto Francesco Dotti (Fratelli d’Italia)– ha chiuso oggi in aula l’iter sui 19 progetti di fusione tra Municipi, 7 dei quali nel Comasco. Come già affermato nelle Commissioni di riferimento, sono convinto che Regione Lombardia avrebbe dovuto organizzare i referendum consultivi secondo modelli collaudati, mandando sul territorio i propri dirigenti per spiegare nel dettaglio “pro” e “contro” dei progetti di fusione. Si sarebbe dovuto lavorare più a monte, prevedendo ad esempio Piani di Governo del Territorio globali e non frammentati. Ora, per un sostegno concreto e tangibile ai Comuni, Regione Lombardia lavori per sburocratizzare il rilascio di pratiche, documenti, richieste e finanziamenti. Il gruppo di Fratelli d’Italia condivide l’idea sottesa ai progetti di fusione, ma non nel caso di una corsa alle fusioni ad ogni costo”.
“In due casi nel comasco e in tre nella Provincia di Mantova – ha spiegato Roberto Bruni (Patto civico) – il referendum ha avuto una maggioranza risicata. In simili situazioni la Regione non può limitarsi a svolgere un ruolo notarile e dovrebbe valutare secondo il criterio dell’economicità e di una efficienza maggiore dei servizi che derivano dal processo di fusione”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Angelo Capelli (NCD) che ha detto che “il referendum non può sostituire il ruolo decisionale della Regione, che deve esercitare la sua discrezionalità valutando se al di là dell’esito della consultazione sia il caso o meno di procedere alla fusione. La Regione deve non solo tenere conto dell’opinione dei cittadini dei Comuni interessati ma deve anche fare un calcolo tra costi e benefici”.
Approvato a anche l’ordine del giorno presentato dal PD (primo firmatario Enrico Brambilla), che recepiva anche parte di un emendamento del consigliere Angelo Capelli (NCD), e che chiede alla Giunta un impegno per rivedere la normativa regionale su fusioni, unioni e gestioni associate, l’incentivazione diretta e indiretta per le fusioni tenendo conto di parametri oggettivi, incentivi alle fusioni all’interno del patto di stabilità verticale, la definizione di una data per il referendum day nel 2014 e, secondo le richieste del Consigliere Capelli, la possibilità che il commissario prefettizio in attesa del voto del nuovo Comune istituito sia scelto tra i sindaci decaduti.
Il Consiglio regionale ha anche approvato il “non passaggio agli articoli” dei progetti di legge riguardanti altre dieci proposte di fusione che quindi hanno concluso negativamente il proprio iter.