La discussione è avvenuta ieri sera, venerdì, in Consiglio comunale
Olgiate gioca d’anticipo e si pone alla guida dei Comuni che vogliono salvare Retesalute: “Se i conti 2020 e il budget 2021 danno futuro all’azienda, non ha senso liquidarla. Sul passato ci penserà chi di dovere”
OLGIATE – L’astensione sui bilanci consuntivi 2018 e 2019, rivisti dopo l’accertamento del debito e, soprattutto, il voto contrario alla proposta di messa in liquidazione di Retesalute. L’amministrazione comunale olgiatese, guidata dal sindaco Giovanni Battista Bernocco, ha giocato d’anticipo portando ieri sera, venerdì, in Consiglio comunale, riunito in forma straordinaria, la questione della riapprovazione dei consuntivi 2018 e 2019, dopo la revisione del debito effettuata dalla società di consulenza Bdo vagliata anche dal revisore dei conti Stefano Maffi, e la conseguente proposta, di cui si è parlato nell’ultima assemblea dei soci della società con sede a Novate, in merito alla messa in liquidazione dell’azienda.
Una delibera su cui ha pesato anche il parere contrario espresso dal segretario comunale Anna Lucia Gaeta e dal revisore dei conti, con argomentazioni sottolineate e condivise dagli amministratori. Il sindaco ha infatti spiegato: “Il revisore ha detto in maniera chiara che Olgiate non può votare un esercizio (il consuntivo 2018 e quello del 2019, ndr) in cui i saldi patrimoniali non sono segnati con certezza. Fin dall’inizio di questa vicenda, quando è emerso l’enorme debito di Retesalute, abbiamo sempre sostenuto di non essere contenti dell’idea di mettere in liquidazione l’azienda per ricrearla esattamente uguale”.
E l’assessore ai Servizi sociali Maurizio Maggioni ha aggiunto: “Abbiamo più volte chiesto chiarimenti in merito al consiglio di amministrazione dell’azienda speciale, ma non abbiamo ricevuto risposte. Per questo non potremo che astenerci sulla votazione di quei bilanci perché non abbiamo ricevuto risposte alle nostre domande. Non possiamo esprimerci se le cifre non sono precise”.
Ma la linea che Olgiate intende sostenere sulla vicenda, proponendosi idealmente come capo cordata di altri Comuni quanto meno scettici sull’ipotesi liquidatoria caldeggiata invece da altri, in primis dal Comune di Merate, va ben oltre il voto di astensione sui bilanci pregressi, da riapprovare nei consigli comunali dopo che è emerso che quelli votati a suo tempo non erano veritieri. “Lo abbiamo già detto che per noi il percorso che vede la messa in liquidazione di Retesalute con la nomina di un collegio liquidatorio per cui è prevista la spesa di 90 mila euro, non è la strada corretta”. Per il segretario si tratterrebbe di una liquidazione al buio perché “alcune poste non sono ancora chiare e il percorso è tutt’altro che semplice”.
A far storcere il naso a politici e tecnici olgiatesi è anche la formula della liquidazione in continuità coniata per cercare di salvare “capre e cavoli”, ovvero di liquidare Retesalute per risolvere i problemi debitori tenendo comunque in piedi la struttura di servizi e personale nata nel 2004. “Al di là del problema economico e finanziario, noto e riconosciuto, la questione è giuridica perché il Cda sostiene l’obbligatorietà della messa in liquidazione in base al comma 555 della legge finanziaria del 2013 che stabilisce questo percorso in caso di 4 bilanci in perdita su 5 – ha ribadito Gaeta – . Per me questo percorso non è vincolante perché non solo è un parere a fronte di una domanda ben specifica ,a anche perché andrebbe rivisto alla luce di nuovi pareri usciti di recente, come quello emesso nel 2021 dalla corte dei conti della Campania”.
Ad ingarbugliare ulteriormente la matassa la questione dei Comuni entrati nel 2019 in azienda e della Provincia di Lecco che sempre nello stesso anno ne è invece uscita. In base allo Statuto, tutti i comuni soci sarebbero chiamati a pagare i debiti anche se contratti prima del loro ingresso in azienda: un’eventualità che ha già scatenato la reazione dei nuovi Comuni (Oggiono, Ello, Nibionno e Sirone), entrati a far parte di Retesalute con bilanci apparentemente in regola. Non è un caso se Ello, Nibionno e Sirone hanno presentato nei giorni un parere legale in cui viene evidenziata la contradditorietà di un percorso che parla, allo stesso tempo, di liquidazione e continuità . “Faccio presente – ha aggiunto la segretaria comunale, codice civile alla mano – che una volta messa in liquidazione, non si potrà chiedere alla Provincia di pagare i debiti pregressi”.
Tutte sfaccettature (di non poco conto) della vicenda che hanno portato Olgiate a ribadire a gran voce che la strada della liquidazione non è il percorso più corretto. “Per noi l’azienda deve andare avanti. Ma in questo momento ogni sindaco sta andando un po’ a modo suo. Sappiamo che Olgiate è solo uno dei 27 Comuni di Retesalute e non è neanche il più grande. Ma vogliamo lanciare un segnale e un messaggio importante”. Per Maggioni quello che conta (e andrebbe fatto subito) è valutare se l’azienda ha le gambe per camminare da sola analizzando il bilancio 2020 e il budget 2021: “I debiti che Retesalute ha ancora sono nei confronti dei soci, che sono i Comuni. Basterebbe presentare un piano di rientro e continuare così in bonis contando sul fatto che nell’aprile 2020 è stato già approvato un piano di aumento delle tariffe dei servizi e della quota pro capite per Comune”.
Inutile, questa la sintesi emersa a margine del Consiglio, continuare a volgere lo sguardo al passato, sui conti in rosso e le errate rendicontazioni contabili su cui ha già messo gli occhi la Procura con la Guardia di Finanza. Fondamentale invece dare futuro all’azienda, al personale, già in sofferenza per il clima di incertezza tanto che in diversi hanno già cambiato lavoro e ai servizi, delicati e fondamentali, da essa portata avanti.
Una questione, quella sull’erogazione dei servizi, posta al centro della discussione in aula dal capogruppo di maggioranza Matteo Cogliati con il vicesindaco pronto a scongiurare il rischio che Olgiate possa restarne senza, ribadendo comunque come ripartire da zero con una nuova società sarebbe quanto meno più complicato.
Nel botta e risposta tra amministratori, segretario e consiglieri di minoranza, si è finito anche per parlare dell’attuale Cda, ridotto a 3 consiglieri dopo le dimissioni di Valerio Colleoni e il passaggio di Enrico Bianchini a direttore. “Una domanda su quanto è stato fatto in quest’anno e mezzo va fatta” è sbottato il sindaco, scatenando la reazione del capogruppo di maggioranza Pino Brambilla: “La nostra è una posizione sospesa perché non ho altre armi per approfondire la vicenda se non i documenti inoltrati da voi. A noi preme che ci sia il servizio, in un modo o nell’altro. Se ci sono persone incompetenti, è giusto che vadano sostituite”.
Il collega di Uniti per Olgiate Pierantonio Galbusera ha parlato di molte zone d’ombra in questa vicenda, chiedendo se fossero già stati apportati correttivi alle tariffe e alla capitalizzazione dell’azienda.
Al termine della discussione la minoranza si è astenuta sulla delibera, approvata quindi a maggioranza.
Olgiate ha insomma lanciato ieri sera un affondo pesante, chiedendo a tutti i soci di Retesalute di uscire allo scoperto e interrogarsi davvero su quale sia la strada migliore per traghettare fuori l’azienda speciale dal pantano dei debiti del passato dandole una seconda chance.