Oltre 500mila euro in arrivo nelle casse comunali, ma la destinazione delle risorse fa discutere
“Aprire un serio dibattito sulla necessità di tenere basse le bollette anziché aumentarle di anno in anno”
LECCO – L’aumento delle tariffe del servizio idrico e la gestione dei dividendi delle società partecipate accendono il dibattito politico a Lecco. Il gruppo consiliare “Gruppo per Lecco” solleva interrogativi sulla destinazione di oltre mezzo milione di euro provenienti da Larioreti, distribuiti dal Comune principalmente per coprire spese culturali e turistiche. Una scelta che, secondo i consiglieri Giovanni Tagliaferri e Clara Fusi, meriterebbe una riflessione più approfondita, soprattutto in un contesto di rincari per i cittadini. Pubblichiamo di seguito la loro lettera integrale.
“Nel giugno scorso la Conferenza dei sindaci nell’Ambito territoriale di Lecco ha approvato a larga maggioranza aumenti nelle tariffe del servizio idrico per i prossimi 6 anni e nell’ordine di un +5-6% ogni anno. Martedì scorso in Commissione e lunedì in Consiglio comunale a Lecco, verrà deliberato l’utilizzo di 539.000 euro di dividendi provenienti da Larioreti, che a sua volta li ha ricevuti da Acinque. Soldi che, come per tutti gli altri comuni soci, entrano nelle casse di Palazzo Bovara e che la Giunta del capoluogo ha scelto di usare in parte per coprire la spending review richiesta dal Governo (130.160 euro). La componente più significativa (409.250 euro), però, ha deciso di destinarla a spese di natura culturale (309.250 euro, a copertura di voci che finora non era stato possibile finanziare) e a non meglio precisate “iniziative turistiche, culturali, formative e commerciali” (100.000 euro).
Certamente la notizia la si può prendere e argomentare da qualunque parte, giacchè – si dirà – i dividendi in arrivo non provengono dalla tariffazione specifica del servizio idrico e men che meno direttamente da Larioreti (che appunto li riceve da Acinque). Tuttavia non ci si può nascondere dietro un dito. Le società partecipate, quelle che in poche parole erogano servizi per i cittadini a fronte delle bollette che loro pagano (sempre più salate appunto), producono, fortunatamente, attivo e dunque dividendo. Ben venga: significa che sono in salute, ben gestite e che ci sono risorse da investire perché questi servizi siano erogati ancora meglio.
Quello su cui però si dovrebbe avere il coraggio di aprire un serio dibattito e su cui i cittadini stessi dovrebbero aprire gli occhi è, oltre alla necessità di tenere basse le bollette anziché aumentarle di anno in anno, l’utilizzo di tali dividendi.
Che siano una manna per le casse sempre più assetate dei Comuni (prosciugate a loro volta da aumenti e spending review statali e ovviamente dalle necessarie ancorchè opinabili scelte politiche di bilancio da parte di chi le governa) lo sanno tutti. Che ciò legittimi però un utilizzo di tali risorse quantomeno arbitrario da parte dei Comuni stessi è molto meno ovvio e scontato.
Negli ultimi due anni i dividendi arrivati da Acinque a Larioreti erano rimasti a quest’ultima società per essere destinati a coprire gli aumenti dei costi energetici e importanti e necessari investimenti infrastrutturali; quest’anno, invece, si sceglie di tornare a redistribuirli ai Comuni, i quali indubbiamente li accolgono a braccia aperte.
Denaro da pochi spiccioli per i Comuni più piccoli o comunque detentori di poche azioni, centinaia di migliaia di euro per quelli che hanno in mano più azioni, come ad esempio Lecco, nelle cui casse entrano così quei 500.000 euro e rotti di cui sopra.
Intendiamoci: nessuno vorrebbe mai contestare la bontà anche di un solo euro investito in cultura o persino in promozione turistica. Tuttavia, con spirito costruttivo e con il desiderio che si apra davvero una riflessione, ci chiediamo: è questa la scelta migliore e più coerente a fronte del contesto attuale e delle fatiche di tanti cittadini? Davvero non è possibile immaginare di utilizzare questi dividendi in modo più produttivo, magari lasciandoli a Larioreti perché si facciano ulteriori investimenti e si riducano le bollette, anche innanzitutto alimentando ed estendendo il fondo già esistente per i più fragili? O perché, se si sceglie di distribuirli ai comuni, questi ultimi non mettono in campo dei seri interventi a sostegno dei cittadini più colpiti dall’incremento delle tariffe (e che sono ben più di quelli che già usufruiscono di esenzioni e sconti)? E, infine, sono dunque davvero così prioritarie quelle voci di spesa finanziate con i famosi 409.000 euro, di cui ben 100.000 euro indirizzati su generiche iniziative turistiche, culturali, formative e commerciali?
Certo, è senza dubbio più semplice e conveniente per un comune, pure a un anno dal voto, far quadrare i bilanci usando così queste risorse, magari creando qualche iniziativa in più, una brochure turistica o una campagna informativa più accattivante, un concerto di richiamo o un’inaugurazione in grande stile del nuovo teatro. Ma ai cittadini, che si trovano bollette più salate anno dopo anno e ai quali è stata alzata l’Irpef per rimpinguare il bilancio comunale con 3,5 milioni di euro in più, questo va anche detto e spiegato”.
Giovanni Tagliaferri
Clara Fusi
Consiglieri “GRUPPO PER LECCO”